Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

Requires Acrobat Reader.

IL PENSIERO E L’ATTUALITÀ DI BRUNO A PIAZZA CAMPO DE’  FIORI  IL 17 FEBBRAIO 2007

di Maria Mantello

 

Nel nome di Giordano Bruno - Libertà ed autodeterminazione: valori laici-, questo il titolo del convegno con cui l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, in piazza Campo de’ Fiori  a Roma, ha ricordato il filosofo Giordano Bruno, mandato al rogo il 17 febbraio del 1600.

“Nel nome di Giordano Bruno ci troviamo in questa piazza a rendere omaggio al martire, al filosofo, al libero pensatore- ha detto la prof. Antonella Cristofaro, presentatrice della manifestazione- “Questa piazza piena è il chiaro segnale di come questa ricorrenza, che ogni 17 febbraio la nostra Associazione organizza sia diventata un punto di riferimento culturale e politico per la promozione della laicità. Voglio sottolineare che quest’anno, oltre all’importante patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, ci è pervenuto anche quello dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Centro Internazionale di Studi Bruniani "Giovanni Aquilecchia"(CISB). Vedo tanti giovani. Tanti politici e molti giornalisti. Ci sono anche i  rappresentanti del Grande Oriente d’Italia e di tante associazioni laiche.  Ringraziamo tutti. Oggi il quotidiano Il Manifesto ha dedicato il suo inserto culturale Alias a Giordano Bruno e alla nostra manifestazione. La notizia di questo convegno è circolata ampiamente nei giorni scorsi attraverso i media ed è stata segnalata anche nei siti di diverse società filosofiche. E’ segno importante di omaggio al grande filosofo di Nola. Vi segnalo che Radio radicale (c’è anche il direttore Bordin) e Rai 2 stanno riprendendo l’evento”. Antonella Cristofaro ricorda brevemente la storia della Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno, ricostruendone anche le origini e i legami internazionali. Richiama alla mente le persecuzioni subite durante il fascismo. Indica il glorioso stendardo storico strappato all’azione distruttiva delle squadracce fasciste. E poi la Resistenza e la rinascita con la Repubblica... Si sofferma sulle battaglie per l’affermazione delle libertà e dei diritti civili che hanno visto i bruniani protagonisti (ieri ed oggi). Sottolinea il significato e il valore del monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori: “ Questo monumento, voluto dalle forze più progressiste nella seconda metà dell’’800, sostenuto da una sottoscrizione popolare, nonostante gli anatemi di Leone XIII, fu edificato qui a  Campo de’ Fiori, dove Bruno venne condotto al rogo con la lingua serrata in una mordacchia di ferro per tacitarne fino alla fine il pensiero. Ed è proprio la sua filosofia antidogmatica che vogliamo tenere viva, perchè è di monito e stimolo nella promozione di libertà e giustizia. La salvaguardia e l’affermazione della laicità è dunque la tematica  del convegno di oggi, dove il pensiero di Bruno farà da connettore: negli interventi dei relatori, nei recitativi, nelle composizioni artistiche per canto musica e danza....”.

Due Vigili dell’Urbe, impeccabili nelle loro alte uniformi, aprono la cerimonia della deposizione di corone d’alloro sotto il monumento di Giordano Bruno: al centro quella del Campidoglio, ai lati quelle del Comune di Nola e della nostra Associazione. Iniziano quindi gli interventi col saluto del delegato del Sindaco di Roma, on. Paolo Masini: “Quella del 17 febbraio è una giornata particolare, a cui deve essere data un’importanza sempre maggiore. Se dopo 400 anni siamo qui a ricordare la figura e il martirio di Giordano Bruno una ragione c’è. Ed è un inno al Libero Pensiero. Il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno fu bruciato vivo a Roma perché giudicato eretico. 407 anni dopo, qui a Campo de’ Fiori, vogliamo ricordare chi è morto per non aver rinnegato le proprie idee”. Paolo Masini sottolinea la ricerca aperta di Bruno e mette in luce  la forza morale di questo intellettuale scomodo: “Nei momenti peggiori della sua inquisizione e del suo martirio, Giordano Bruno dice ai suoi giudici: « non devo né voglio pentirmi, non ho di che pentirmi né ho materia di cui pentirmi, e non so di cosa mi debba pentire». E, al momento della sentenza: «voi certamente tremate nel pronunciare la mia condanna, più di quanto non tremi io nell’ascoltarla». “Sono stato delegato dal Sindaco Veltroni a rappresentare la città e a posare la corona in suo ricordo – continua il giovane consigliere- E ci tengo a sottolineare come il pensiero di Bruno sia attuale. Come il libero pensiero vada custodito, preservato e incentivato in ognuno come bene supremo. E soprattutto per chi amministra la cosa pubblica, senza vincoli dei poteri forti: di qualsiasi natura essi siano. Avere la mente svincolata dai poteri forti è una garanzia per la stessa democrazia. Pertanto ritengo che le Istituzioni, a tutti i livelli, dovranno difendere e proteggere come bene prezioso per tutti noi i tanti Giordano Bruno di oggi”. Il pubblico annuisce fiducioso ed applaude con calore.

La parola al Presidente Nazionale dell’Associazione, direttore della gloriosa testata L’incontro, fondata nel 1949 -dice Antonella Cristofaro nel presentarlo, e non tralascia di menzionarne anche l’impegno come partigiano nelle formazioni di Giustizia e Libertà. E dopo come avvocato di frontiera nella difesa dei diritti civili (obiezione di coscienza, divorzio...).

“A nome di tutti gli iscritti –dichiara Bruno Segre- sono qui per rendere omaggio alla memoria incrollabile di Giordano Bruno, che fu vittima dell’intolleranza e della sopraffazione. Il suo attualissimo pensiero è di stimolo  all’azione costruttiva e progressista... Se Giordano Bruno vivesse oggi cosa direbbe? Certo oggi non c’è più la morsa della sopraffazione e dell’intolleranza inquisitoriale. Non ci sono più roghi in nome di una fede. Non si bruciano per legge libri e persone. Eppure so che mentre dico questo, anche voi come me pensate che la strada per la conquista della libertà e della autodeterminazione è piena di ostacoli. I mezzi cambiano, ma gli intenti costrittivi persistono”. E Segre fa esplicito riferimento ai tentativi oscurantisti che in nome di fedi ed ideologie vogliono far rimanere nella sottomissione in diverse parti del mondo, ma che ancora hanno pericolosi rigurgiti anche in Italia: “Qui il potere del Vaticano continua a voler imporre la sua morale...ma noi non possiamo accettare di essere considerati soggetti a libertà vigilata di coscienza. Siamo adulti. Pure tanti credenti oggi lo rivendicano con forza, nel palazzo e fuori dal palazzo, proprio perchè l’ingerenza delle gerarchie si è fatta soffocante: lanciano anatemi, organizzano crociate: contro le donne (si veda la recente legge sulla fecondazione assistita), contro gli omosessuali, contro le convivenze.... Sono sempre contro e parlano di dialogo. Sembra che ciò che li preoccupi di più sia che gli uomini possano aspirare ad essere felici, come diceva il nostro Giordano Bruno”. Il Presidente elenca una serie di dati, che dimostrano quanto il processo di laicizzazione e secolarizzazione sia irreversibile. “E proprio sui matrimoni -continua il Presidente- è chiarissima la tendenza che dà in vertiginoso aumento quelli civili, mentre le convivenze sono viste dagli italiani come fatto normale, naturale... Per questo la Chiesa chiama a nuove crociate... Di fronte a questi rigurgiti oscurantisti  non bisogna demordere nell’impegno laicista, trovando anche momenti di raccordo tra le associazioni laiche proprio al fine di avere una forza politica maggiore”. Cita l’esempio di Torino, dove, anche per opera dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno è nata la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, che raccoglie ben 72 associazioni laiche e che sta diventando, proprio nella sua autonomia dalle Istituzioni, un importante elemento di sollecitazione per la promozione dei valori della laicità. “Ma il mondo laico –continua Segre- non può tralasciare la battaglia di fondo: liberare lo Stato italiano dai vincoli del Concordato. Togliendo alla Chiesa gli strumenti di prevaricazione che usa impiegando i miliardi di euro che lo Stato le eroga. Deve finire il privilegio ecclesiastico. Il privilegio di qualsivoglia confessionalismo, perché è in palese contrasto con le libertà di tutti ed ostacola l’emancipazione individuale e sociale. L’Italia ha bisogno di diventare più giusta e più libera. E per questo deve essere emancipata completamente dal dogmatismo”.

Gli applausi hanno interrotto più volte il suo discorso. E tanti vanno a stringergli la mano.

E’ la volta della prof.ssa Maria Mantello, che oltre a presiedere la sezione romana dell’Associazione e ad esserne Vicepresidente nazionale -come viene ricordato dalla presentatrice- è autrice di saggi sul pensiero di Bruno, sull’antisemismo e sulla caccia alle streghe. “Un’attenzione storico-filosofica al pensiero al di fuori dal coro. Nel suo ultimo libro, Sessuofobia Chiesa cattolica Caccia alle streghe (Procaccini editore) –dice Antonella Cristofaro- è messa a nudo la matrice sessuofobica che, alimentata da teologi e chierici, perdura ancora oggi”.

“Giordano Bruno è stato mandato al rogo –dichiara Maria Mantello- perchè non volle rinunciare alla libertà di ricerca filosofica. Per noi il diritto a pensare liberamente, a comunicare il risultato del nostro pensiero è garantito dalla Costituzione.  All’epoca di Bruno era considerato un vizio, un peccato, un’eresia. Ma ancora oggi c’è chi pretende di subordinare il pensiero alla fede. E magari, se ci riesce, finisce per imporre il modello di uomo e di donna a cui ognuno dovrebbe per legge omologarsi. Insomma il catechismo a legge dello Stato. Ma è questo che vogliamo? E’ questa la garanzia di convivenza civile? Il modello è quello del dogmatismo dei cattolicisti o degli islamisti? O addirittura dobbiamo aspettare che i due gruppi si alleino contro il nemico laicista, come ha  prospettato papa Ratzinger a Ratisbona? Giordano Bruno ai confessionalismi religiosi contrapponeva la religione civile. Il legame umano e sociale (consorzio umano), dove la comune appartenenza è data dalla garanzia della Legge, che preveda i bisogni e promuova libertà, operosità e giustizia. Per questo obbiettivo noi ancora ci troviamo a lottare. E chiediamo allo Stato di svincolarsi da chi, usando strumentale il diritto tutto laico alla libertà di fede, vuole imporre per legge la sua fede. Giordano Bruno spazzò via con la sua rivoluzionaria filosofia le gabbie delle presunte Verità eterne. Inizia a farlo sviluppando l’eliocentrismo di Copernico. Bruno vede nella liberazione dalla prigione del geocentrismo una svolta epocale. E’ l’uscita per l’umanità dalla condizione infima in cui la divisione tra un cielo superiore ed una terra inferiore la costringeva. Gli umani possono vedere con i propri occhi, possono camminare con le loro gambe. Possono pensare con la loro testa. Possono comunicare i risultati dello loro ricerca. Il velame è stato squarciato -annuncia Giordano Bruno nella Cena delle Ceneri-. Finalmente ogni individuo è chiamato a produrre conoscenza. A fare storia. Spazzato via il geocentrismo, Bruno prospetta allora un’unica Natura: Materia madre, autonoma ed autosufficiente. Perfetta nel suo infinito divenire. Divina. In questo cosmo infinito anche l’essere umano è finalmente libero di divenire. E Bruno invita ognuno di noi ad  avere fiducia nelle proprie individuali capacità e possibilità. Possiamo farlo. Dobbiamo farlo. Sta qui la nostra umanità, la nostra dignità, la nostra virtù, la nostra ricchezza.  Bruno libera nel cosmo infinito tutte le potenzialità della ragione umana. Non ci sono punti fissi... Non ci sono poteri fissi. Non ci sono totalitarie rivelazioni. Tutto è relativo, perchè tutto diviene. C’è spazio per nuove scoperte, per nuove definizioni. Con la terra ruotano finalmente tutte le cose che in terra stanno. Anche papi, re, principi... Al regno della sottomissione sacra, dove tutto è già scritto e prescritto, l’umanità sostituisce il regno delle libertà e delle consapevolezze. Contro chi vuole controllare le menti fino a pretenderne l’adeguamento al modello prefissato di clone funzionale al suo potere, Bruno contrappone allora individui liberi e responsabili, impegnati a costruire progresso e civiltà per ognuno e per tutti.  Perchè questo avvenga: Mano ed Intelletto, Corpo e Ragione sono un tutt’uno. Come la Natura è Materia unica ed Infinita nel suo divenire, così ognuno è un individuo storico-biologico, che diviene uomo per la sua azione concreta (operante nell’operante natura)... Ogni essere umano, allora, struttura se stesso e si sviluppa nell’interazione reciproca con gli altri individui per creare pace e giustizia realmente. E Bruno si proclama risvegliatore di dormienti. E si scaglia con tutta la forza intellettuale contro chi vuole tenere l’umanità nello stato di eterna inferiorità: nello stato asinino...in ginocchio...aspettando da Dio la sua ventura. Bruno attacca i poteri costituiti, gli ipocriti imbonitori delle coscienze. Sono i pedanti la follia del mondo. Ma poi capisce che essi ne sono solo gli effetti. La radice del male sta nella stessa ideologia cristiana. E in tutte le sue manifestazioni. Bruno ne svela l’inganno. Risale al suo fondatore, S. Paolo. Questi ha separato cielo e terra; ha fatto dell’uomo un eterno disperato peccatore alla ricerca del paradiso perduto. Ma il paradiso va costruito sulla terra, dice Bruno, e non sognato in immaginifici cieli. L’humanitas si realizza nella creazione umana di leggi giuste che apportano benessere individuale e sociale.  Alla fede nella croce bisogna sostituire la speranza nella felicità. E lavorare perchè si realizzi. Oggi chi ancora ripete che bisogna obbedire a Dio e non agli uomini, imponendo croci o burka, non ha certamente il volto di quel dio amore di cui dice di essere a vario titolo vicario ed interprete. Ecco allora, la necessità di uscire dal dogmatismo, perchè, come diceva Bruno: “Nessun vincolo è eterno …E’…conforme a natura aspirare a liberarsi dai vincoli”.

E’ la volta del filosofo Giulio Giorello, autore di tanti saggi sulle relazioni tra scienza etica e politica, e che nel suo recente libro, Di nessuna chiesa ha efficacemente chiarito come essere laico significhi esercitare l'arte del sospetto, ma anche agire per una solidarietà senza fondamentalismi religiosi.

“Sono commosso per essere qui –esordisce il prof. Giorello- perchè parlo in questa piazza davanti a questa statua. Quando fu edificato il monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori il papa minacciò di abbandonare Roma. E con i Patti Lateranensi un altro papa ne avrebbe voluto la rimozione. Recentemente qualcuno di Comunione e Liberazione ha detto che avrebbe voluto distruggere a picconate questa statua di Giordano Bruno. Che ci provi. Troverà noi qui ad impedirglielo. Risponderemo ai papisti non con la violenza, ma con la conoscenza disciplinata, con la passione per la verità, che è sempre frutto del rigore scientifico. Questa è la nostra statua della Libertà. Dobbiamo tenercela cara. Non interessa se sia più o meno bella. Se renda più o meno onore al filosofo, visto che lo raffigura con quell’abito monacale che egli ben presto abbandonò. E’ il vessillo della nostre libertà... Le opere di Giordano Bruno sono conosciute nel mondo. Sono state tradotte in tante lingue. Si studia in Giappone, in Cina. Eppure, qui da noi capita di imbattersi in pubblicazioni con queste stupefacenti definizioni: «Bruno Giordano - filosofo panteista perito in un incendio». Noi dobbiamo quindi difendere la memoria e il pensiero di Bruno. Dobbiamo rivendicare con orgoglio la tradizione bruniana. Giordano Bruno è un grande. Il più grande filosofo che l’Italia abbia mai avuto. Bruno realizza una intersezione tra lo sfondamento dei cieli, una cosmologia infinitista e il bisogno di una nuova etica e di una nuova politica. Il suo è uno straordinario pensiero per la contemporaneità. Nella scienza: si pensi solo a Darwin. Nella politica: si pensi al liberalismo, al socialismo. Il mondo senza confini e muraglie che Bruno prospetta è il mondo della libertà, della autodeterminazione. Da sviluppare e perseguire contro ogni dogmatismo. Da un tale pensiero i religiosi non hanno nulla da temere, se sono convinti della loro fede. Hanno da temere, invece, se la loro fede è uno strumento di potere per soggiogare gli altri. Studiare Bruno giova a tutti, soprattutto a coloro che vogliono diventare fondamentalisti. E questo vale per i cristiani, ma anche per gli islamici, che con la loro aggressività gettano alle ortiche la grande eredità del Corano. Le opere di Bruno sono un enorme strumento di emancipazione. Lo erano nel ‘500. Lo sono ancora oggi. «La religione al servizio della morte, la filosofia al servizio della teologia e la lingua al servizio dei pedanti». Nuccio Ordine riassume così il “mondo ammalato” rappresentato dall’Europa del tardo Cinquecento, straziata dalle guerre di cristiani contro cristiani. Nel suo Contro il Vangelo armato (Cortina, Milano 2007), non solo offre una puntuale ricostruzione storica dell’avventura intellettuale di Giordano Bruno, ma mette in luce la pericolosità delle religioni quando queste diventano sfrenate manifestazioni di volontà di potenza. Bruno fu propugnatore insieme di un Universo “senza confini” e di una società libera da qualsiasi imposizione del Sacro. E’ l’alba di una tolleranza teologico-politica che contrattacca vigorosamente qualsiasi potere che sfrutti il Vangelo (o qualsiasi altra “sacra scrittura”) per perpetuare forme arroganti di oppressione. Come riconosceva nel 1917 il fisico e filosofo Moritz Schlick, la tensione bruniana verso l’infinito costituisce un concreto esempio di emancipazione, non solo intellettuale”. E Giorello conclude ricordando un episodio della vita di Giordano Bruno: “E’ nel carcere di Venezia. E ai suoi compagni  di cella indica una stella e dice di state attenti: anche lì ci possono essere soli e vite. In questo vedo un invito a conoscere e a dialogare sul serio. Noi con i nostri concittadini cattolici dobbiamo e vogliamo dialogare. Ma ai papisti dichiariamo guerra fino in fondo. Perchè nessuno può pretendere la sottomissione morale ed intellettuale per fini privati. Non lo può pretendere nessuno. Neppure il papa.”

Antonella Cristofaro, per sottolineare quanto è stato fin qui detto ricorda che l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno ha tra i suoi principi statutari quello di "liberare la coscienza umana da qualsiasi superstizione o pregiudizio dogmatico o razziale…promuovere e diffondere nelle istituzioni pubbliche e nella società civile il laicismo, la separazione tra Stato, Chiesa e altre confessioni religiose, la difesa dei diritti civili, la sicurezza sociale basata sulla libertà dal bisogno, la emancipazione da secolari mistificazioni, strumento di dominio sui popoli e sugli individui". Dà quindi la parola al dott. Federico Coen. Una vita di impegno laico, libertario, socialista quella del direttore della prestigiosa rivista europea, Lettera Internazionale: “Amici, io credo che quest’anno noi non possiamo limitarci a commemorare – come facciamo regolarmente ogni anno – la figura gloriosa di Giordano Bruno, la luminosità del suo pensiero, l’esempio di coraggio civile che egli diede già più di 400 anni fa rifiutandosi di arrendersi agli orrori della Santa Inquisizione. Noi vogliamo che questa commemorazione, attualizzando il pensiero di Bruno (come è stato fatto anche da chi mi ha preceduto) sia il punto di partenza di una vera e propria offensiva laica. Questo perchè in Italia, molto più che altrove, siamo di fronte a una vera e propria offensiva clericale, sostenuta dall’opportunismo della casta dei politici e dall’opportunismo altrettanto vergognoso dei mezzi di informazione. Il caso più clamoroso è quello venuto da Veltroni, Sindaco di Roma, il quale ha compiuto un colpo di mano a carico della città e della nazione, dedicando la stazione Termini, epicentro delle Ferrovie dello Stato, a Papa Wojtila, uno dei campioni del clericalismo intransigente, al cui nome ha fatto intestare due gigantesche steli dentro la stessa stazione ferroviaria. .... È forse superfluo ricordare gli altri episodi di questo neo-clericalismo dilagante: la polemica sull’abuso del crocefisso nelle scuole, la polemica di Ratzinger contro i progetti di legge sulle coppie di fatto, la polemica strumentale sul distacco della spina a Piergiorgio Welby, alla quale hanno risposto efficacemente gli stessi medici ospedalieri. Sono solo gli ultimi esempi di una lunga sequela. Purtroppo, questa dilagante offensiva clericale è favorita, come già ho accennato, dalla casta dei politici di mestiere, dei quali colpisce l’insensibilità ai valori laici, non solo della Margherita, il cui leader Rutelli scopre a cinquant’anni di essere cristiano, ma dello stesso partito dei DS, che dalla sua ascendenza comunista mai del tutto rinnegata è indotto a rendere omaggio alla saggezza di Palmiro Togliatti al quale si deve, d’intesa con De Gasperi, la costituzionalizzazione dei Patti Lateranensi nell’articolo 7 della Costituzione. Non per caso nel Manifesto elaborato dal Comitato dei Saggi nominati per fissare i princìpi ispiratori del Nuovo Partito Democratico, con la piena approvazione dei DS, figura la proposta di mantenere nella Costituzione il Concordato. E purtroppo, perfino il Capo dello Stato Napolitano si dichiara d’accordo. E a proposito dell’opportunismo dei mezzi di informazione, basta pensare al fatto che in tutte le trasmissioni televisive figura ogni sera una lunga intervista al Papa e al Cardinale Ruini, con l’immagine di Piazza san Pietro gremita apparentemente dal popolo cristiano. Come è possibile fronteggiare questa offensiva clericale che investe non a caso l’Italia molto più del resto d’Europa? Io non credo che convenga giocare solo in difesa, caso per caso. A mio parere è possibile e matura una vera e propria offensiva laica. La prima tappa di questa offensiva dovrebbe essere la riforma dell’articolo 7 della Costituzione nella parte in cui, come ho detto, costituzionalizza i Patti Lateranensi, cioè il clericalismo più intransigente di Mussolini. In un periodo in cui si discute da ogni parte di riforme costituzionali, l’occasione è buona per proporre l’abolizione del secondo comma dell’articolo 7. A partire da questa prima tappa, l’offensiva laica dovrebbe assumere l’obbiettivo principale: l’abrogazione pura e semplice del regime concordatario nelle sue due versioni, quella mussoliniana e quella craxiana, l’una peggiore dell’altra per l’ampiezza dei privilegi accordati alla Chiesa cattolica, e ad essa sola. La tappa successiva dovrebbe essere la costruzione del “nuovo partito riformista”, di cui tanto si discute, con l’adesione di questo partito alla socialdemocrazia europea, escludendo le pregiudiziali “cristiane”, o presunte tali, avanzate dai vari margheritini. Nell’Unione Europea il dualismo non è tra laici e clericali, ma semplicemente tra socialisti e conservatori. Anche in Italia dobbiamo arrivarci. Non mi faccio illusioni sugli ostacoli che questa offensiva laica incontrerà sulla sua strada. Ma credo che valga la pena di promuoverla, anche perché sono convinto che la diffusione della fede cattolica tra gli italiani sia di gran lunga inferiore a quanto si va affermando”.

Al prof. Nuccio Ordine, che di Bruno è studioso di fama internazionale: alcune sue opere sono state tradotte finanche in cinese, russo e giapponese -afferma Antonella Cristofaro-  il compito di chiudere gli interventi sulla portata del pensiero del nostro filosofo.

“Vorrei soffermarmi su tre grandi linee del pensiero di Giordano Bruno. E vorrei farlo coinvolgendovi su tre parole chiave: intrecciare, tollerare, ricercare. Intrecciare – Bruno ha cercato in ogni dominio del sapere di superare la separatezza. Sul piano dell’ontologia, lo ha già ricordato Maria Mantello, ha unificato cielo e terra; nella letteratura ha riunificato tragedia e commedia: il riso e il pianto. Bruno ha distrutto i generi letterari per aprire alla visione unitaria della complessità letteraria senza esemplificazioni riduzionistiche, quale appunto gli doveva apparire la gabbia dei generi letterari. La sua commedia, il Candelaio, che ancora nell’800 veniva bistrattata e definita “oscena”, è oggi riconosciuta a livello mondiale opera straordinaria. Non è solo una commedia, ma un’opera filosofica. Bruno intreccia la forza corrosiva dell’ironia e l’irriverenza della comicità anche nei suoi dialoghi espressamente filosofici. E’ nella straordinaria tessitura di registri stilistici che Bruno mette in crisi le categorie prestabilite ed intreccia i saperi. E’ come nella vita, dove non ci sono compartimenti, casellari, ma tutto è trama. Bruno ha capito, prima che tanti ne potessero avere neppure vago sentore, che non è separabile filosofia e vita. E’ una separatezza che ben poco ha a che fare con l’humanitas, ma che come sottolineava Bruno ben si presta a logiche di mercato e di profitto. «La sapienza e la giustizia –scrive Bruno- cominciarono ad abbandonare la terra allorquando i dotti, organizzati in sette, cominciarono ad usare le loro dottrine a scopi di lucro». Purtroppo vale ancora oggi. Tollerare – la rivoluzione infinitistica di Bruno ha avuto riflessi su tutti i saperi. La negazione di un centro assoluto, va ben oltre Copernico. Ecco allora un universo infinito, dove il nostro è solo uno dei tanti sistemi possibili. Ecco allora che nella natura del cosmo infinito tutte le cose hanno la stessa dignità: dalla più piccola formica al più grande astro. Ma con la pretesa che ci sia un centro assoluto è distrutta anche quella che ci sia una verità assoluta da imporre a tutti. Tollerare allora diventa necessario. Ma per Bruno non significa sopportare con aria di sufficienza; ma avere coscienza dei propri limiti. E quindi non divenire preda di deliri di onnipotenza. Significa che la verità è relativa. Che nulla c’è di assoluto ed infallibile. Questo significa distruggere alla base il terreno di coltura dei fanatismi, dei fondamentalismi, che per imporsi non si fanno spesso scrupolo di ricorrere alla violenza. Ma relativismo non significa nichilismo. Negare gli assoluti, le presunte verità assolute non significa accettare che non c’è più valore alcuno. Questo è quello che vorrebbero far credere i fondamentalisti. Accadeva anche all’epoca della conquista Nuovo Mondo. Un colonialismo che Bruno condanna con veemenza. E’ la logica di ogni imperialismo ancora oggi. Anche di chi dice di esportare civiltà e democrazia. E che magari si accaparra petrolio. Ricercare: se non ci sono assoluti si apre la strada alla ricerca. Il filosofo cerca la verità. E per questo deve operare in sé una metamorfosi. Quando studiamo rimettiamo in discussione acquisizioni precedenti. E con esse modelli di vita. Ecco allora che biografia e vita coincidono. E Bruno ha scritto la sua filosofia con la vita  fino al sacrificio a Campo de’ Fiori. Allora vi vorrei invitare a studiare la sua opera. A leggerlo. A meditarlo per trovare lo stimolo intellettuale e morale per sconfiggere, come scriveva un altro grande, Italo Calvino, in Le città invisibili, l’inferno della vita”.

Il pubblico ha seguito attento i relatori ed ha sottolineato con frequenti  applausi i passaggi dei loro discorsi. Inizia, quindi, la parte dello spettacolo con una selezione di passi scelti dalle opere di Bruno (dal Candelaio alla Cena delle Ceneri; dal De l'infinito universo et mondi al De la causa principio et uno”; dallo Spaccio della Bestia trionfante alla Cabala del cavallo pegaseo; dall’ Oratio consolatoria al De Monade... passando per autori contemporanei... fino agli atti del Processo a Giordano Bruno ... alla sentenza ... al rogo). Magistrale l’interpretazione del “Centro studi Enrico Maria Salerno” (Laura Andreini Salerno, Fabio Cavalli, Valentina Esposito, Adelaide Agnese Fratangelo, Alessandra Bianchi). Come del resto quella della “Associazione Culturale 321 JAGAD - Artisti & lavoratori dello spettacolo”, che guidata da Silvio Fiorelli, a Bruno ha dedicato passi tratti da “Roghi Fatui” di Adriano Petta... con contaminazioni di testi di Catullo e di Brecht.

 Un successo anche per i giovani bruniani: Marianna Arbìa, Marialivia Franceschini, Fabiola Perna, Camilla Scrugli,  Carlotta Spizzichino, Arianna Zapelloni Pavia, Maria Teresa Lubrano,  Alessandra De Angelis, Giulio Mollica e Francesco Casellato. Aleggia un forte anelito libertario a Campo de’ Fiori. Ed è così anche nella composizione inedita della poetessa Mara de Mercurio: “In questa piazza/ Ho visto gabbiani rosa/ Spiccare il volo/ Verso la terra/ Li guardavamo estatiche/ erano rosa come i nostri sogni/ Creature del nord e del sud/ amabili capricciose/ sorridenti alla pioggia/ E al Vento/ In questa piazza/ i gabbiani furono i soli amici della Libertà/ nel giorno del dolore e della vendetta/ Gabbiani rosa/ per amare ancora e sempre /i nostri sogni/ mai più catene.

Con grande entusiasmo e partecipazione sono stati seguiti anche gli intermezzi per voce, chitarra ed armonica dei giovani cantautori Geovani Ciconte e Filippo Bizzaglia, che hanno accompagnato ed arricchito l’intera manifestazione sulla strada della libertà e dell’autodeterminazione.

 

Maria Mantello

ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale:

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

,


e.mail

Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web

prof. Maria Mantello


Roma


e.mail

Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino


e.mail , e.mail2


Direttore Responsabile: Maria Mantello Webmaster: Carlo Anibaldi 

: