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laicità (voce per
Dizionario del Dialogo fra le civiltà di Reset (http://www.resetdoc.org/IT/Laicita'.php).
I. Definizione. Il termine laicità indica la separazione,
storicamente avvenuta in Occidente soprattutto con la nascita e
l’affermarsi dello Stato moderno, fra la sfera religiosa e la sfera
politica (“libera Chiesa in libero Stato”, secondo l’efficace
espressione di Camillo Benso conte di Cavour). Un processo che si
basa su una distinzione anch’essa tipicamente moderna: quella fra
foro interiore o sfera privata e ambito politico o sfera pubblica.
La religione, così come in genere ogni visione del bene e dei fini
ultimi, deve essere, secondo i laici, una scelta di coscienza e
individuale: può informare i comportamenti dei singoli, ma non può
avere nessuna pretesa particolare sui comportamenti altrui o sulle
leggi dello Stato. Le quali, al contrario, devono essere
rigorosamente neutrali: devono cioè mantenersi su un terreno il più
possibile formale, garantendo ad ogni concezione o confessione
religiosa la massima libertà di espressione e una uguaglianza
sostanziale rispetto alle altre.
II. Cenni sulla storia del termine. Il termine laicità o
laicismo è oggi usato solamente nelle lingue francese e italiana. Di
origine greca, riferendosi allora al popolo guerriero nella sua
relazione con il capo; variamente presente in ambito
cristiano-medioevale, allorché indicava i credenti che non avevano
preso gli ordini sacerdotali; il lemma riappare nel Settecento in
Inghilterra per un breve lasso di tempo per indicare l’usurpazione
dei diritti sacerdotali. Oggi in inglese si usa soprattutto il
termine saecularism, che ha tuttavia un significato meno pregno e
indica il più generale processo di disincanto (nel senso weberiano)
in corso nel nostro mondo.
III. La laicità e il suo contrario: il clericalismo. Il
contrario della laicità è il confessionalismo o, meglio, il
clericalismo: la pretesa di informare le leggi dello stato ai
precetti che provengono dall’autorità religiosa, imponendo a
chiunque (magari con la buona intenzione di fargli del bene)
determinati comportamenti. Del tutto ingiustificato è pertanto, da
un punto di vista lessicale, l’attribuzione di una valenza negativa
al lemma anticlericalismo: essere anticlericali non significa
affatto essere irreligiosi o sprezzanti verso ogni forma di fede.
IV. La laicità come atteggiamento mentale. Il termine
laicità, da questo terreno strettamente politico, si è presto esteso
fino a indicare un atteggiamento mentale generale, cioè a sua volta
una visione del bene o etica. La laicità, in questo senso generale,
finisce per sovrapporsi o coincidere con il liberalismo.
L’atteggiamento laico, come quello liberale, è basato sulla
tolleranza, sullo spirito critico, sull’antidogmatismo,
sulla critica dell’esistente e soprattutto nella messa in
discussione dell’assoluto.
V. Laicità e laicismo. Come il liberalismo, anche la laicità
è un metodo e non un sistema: un atteggiamento e una
sensibilità e non un insieme di precetti o ricette sovrastoriche
pronte per l’uso. Quando il principio laico, che come si è detto è
essenzialmente un principio di distinzione e separazione, si
fa sistema, la laicità può diventare a sua volte intollerante e
dogmatica, può convertirsi in una visione integralista come quella
clericale. In questo caso è lecito parlare di laicismo. Anche
se storicamente non esiste, da un punto di vista lessicale, nessuna
differenza fra laicità e laicismo, nel senso che i due termini sono
stati sempre usati in modo sostanzialmente equivalente, non è forse
sbagliato introdurre oggi questa differenziazione a motivo della sua
indubbia capacità euristica. “Per laicismo -ha scritto Bobbio-
s’intende un atteggiamento di intransigente difesa dei pretesi
valori laici contrapposti a quelli religiosi e di intolleranza verso
le fedi e le istituzioni religiose…Il laicismo, che ha bisogno di
armarsi e di organizzarsi, rischia di diventare una Chiesa
contrapposta ad altre Chiese” (in Manifesto laico, a cura di
Enzo Marzo e Corrado Ocone, 1999).
VI. Laici e cattolici. Se da una parte esiste un integralismo
laico, il laicismo, dall’altra è pur vero che esiste un
cattolicesimo laico avverso a ogni forma di clericalismo.
L’opposizione laici - cattolici è, pertanto, una falsa
opposizione: si può essere uomini di profonda fede e credere
ugualmente nel principio laico (anzi una religione non invischiata
nella temporalità è stata spesso considerata più “pura” e vicina
all’essenza spirituale che costituisce il nucleo di fede). In
Italia, ad esempio, maestri di laicità sono stati cattolici del
calibro di Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Carlo Arturo Jemolo,
per fare solo qualche nome.
VII. Scuole laiche e scuole confessionali. Ultimamente si è
parlato di laicità, focalizzando l’attenzione sui compiti di uno
Stato laico, a proposito della richiesta da parte delle scuole
cattoliche di essere finanziate con fondi pubblici. In particolare
si sono levate voci, anche da parte liberale, a favore
dell’assegnazione di un bonus scolastico ad ogni famiglia che
diventa perciò libera di scegliere il tipo di scuola da far
frequentare ai propri figli. Si tratta di una richiesta in ultima
istanza non compatibile con i principi della laicità. Se è vero
infatti che lo Stato se è laico non deve minimamente intervenire
sulla libertà di scelta o di associazione degli individui,
altrettanto indubitabile è che questi ultimi devono essere in grado
di compiere una scelta matura e consapevole. In tal senso,
certamente con una punta di arbitrio, nelle nostre società si è
stabilito la maturità viene raggiunta dagli individui con il
raggiungimento della maggiore età, a sedici o (in Italia) a diciotto
anni. Nel periodo antecedente questa soglia di età la società ha il
dovere di favorire nei singoli lo sviluppo della capacità di
compiere una scelta effettiva fra più opzioni alternative o, il che
è lo stesso, di far sì che essi diventino maturi per scegliere con
consapevolezza. In questo senso è indubbio che solo una scuola
pluralistica, non di parte, cioè laica, può offrire questa
possibilità. D’altro canto non si può dimenticare che per i liberali
la responsabilità è individuale e che, pertanto, i padri non possono
determinare le scelte di vita dei figli.
VIII. La laicità oggi. Il tema laico, che storicamente ha
avuto ne nostro Paese un’importanza superiore che altrove per i
motivi connessi al modo in cui è avvenuto il processo unificazione
nazionale, è ritornato di attualità, sotto nuova veste, a livello
globale, in questi ultimi anni. Imponendosi, fra l’altro, forse,
come il più importante tema nell’agenda della politica mondiale. Si
può dire che ciò è avvenuto per il sopraggiungere di due
“emergenze”, fra l’altro molto diverse fra loro: la globalizzazione,
considerata nel suo lato relativo alla cultura e all’incontro fra le
civiltà, e i progressi rapidi e pervasivi della bioingegneria o
dell’ingegneria genetica. Per quel che concerne la globalizzazione o
mondializzazione, mai come nell’età contemporanea, essendo il mondo
un unico “villaggio globale” (secondo l’espressione di Marshall
McLuan), le identità culturali (in cui un ruolo sempre più
importante continuano a giocare le religioni) vengono a contatto e
competono per farsi spazio le une a discapito delle altre. E’ un
processo che, esasperato fra da altri fattori (sociali e politici in
primo luogo), lungi dal mettere capo a un pacifico incontro e
arricchimento reciproco, almeno in questa fase porta le singole
identità a irrigidirsi e a concepirsi in modo sempre più dogmatico e
impermeabile a forze esterne. In questa situazione, in crisi
sembrano essere sia il modello fondato sul multiculturalismo dei
paesi anglosassoni (ogni comunità è libera di organizzarsi come
meglio crede nel suo ambito e contratta direttamente con lo Stato i
propri diritti e doveri) sia quello “integrazionista” o
“assimilazionista” della francia (la Repubblica circoscrive uno
spazio neutro in cui devono riconoscersi tutti gli individui,
considerati nella loro singolarità e non in base alla propria
comunità o appartenenza). Ancor più complesso è il discorso
concernente i temi della bioetica o della bioingegneria. Con la
capacità che oggi ha la scienza medica di intervenire non più sul
solo corpo ma anche sulla stessa natura umana, manipolandola, quello
che fino a poco tempo fa sembrava un “dato ultimo” e una
precondizione di ogni cosa, la vita, diventa almeno in potenza
materia a nostra disposizione e a suo modo “artificiale” e non
“naturale”. Di fronte alla chiusura delle religioni, in primo luogo
di quella cattolica che giudica “indisponibile” il dato della vita,
c’è sia l’esigenza laica di salvaguardare la libertà della ricerca
scientifica sia l’importantissima e concreta possibilità di
approntare strumenti per la guarigione, fino a ieri ritenuta
impossibile, di tante persone colpite da vari tipi di malattie
genetiche o ereditarie. Anche in questo caso, essendo in gioco
valori ultimi e questioni di principio, trovare un compromesso non è
facile o è impossibile. Di fronte a chi perora con forza le ragioni
dell’etica della convinzione, difendere le buone ragioni
dell’etica laica della responsabilità è compito immane ma non
derogabile.
Corrado Ocone
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