Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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FUNERALI CIVILI PER PIERGIORGIO WELBY 24 DICEMBRE ORE 10

 

Alcune centinaia di persone si sono radunate in piazza San Giovanni Bosco a Roma per il 'funerale laico' di Piergiorgio Welby. L'associazione 'Luca Coscioni' ed i Radicali hanno allestito un palco nell'aiuola al centro della piazza proprio davanti alla chiesa il cui parroco, per disposizione del Vicariato di Roma, si e' rifiutato di celebrare i funerali religiosi. La salma di Welby, portata in spalla da amici e militanti radicali, e' stata accolta da un lungo applauso.

Piero era laico. Era un militante radicale. Ma alla moglie aveva detto che per i funerali avrebbe potuto fare quello che desiderava. E Mina, soprattutto per riguardo alla suocera ottantasettenne, aveva deciso per la cerimonia religiosa. Si era rivolta a Giovanni Nonne, parroco della chiesa del quartiere don Bosco. Ma il Vicariato ha risposto che «a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dottor Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica». Niente rito cattolico, dunque. Welby per la Chiesa è uno scomunicato. Come avviene per i battezzati, quando contravvengono ai dettami del catechismo: sposandosi civilmente, convivendo, avendo rapporti prematrimoniali, ecc. Insomma dichiarandosi padroni della propria vita, morte compresa, come appunto per la Chiesa avrebbe fatto il “peccatore” dichiarato, impenitente e pertinace, Piergiorgio Welby.

La moglie Mina il giorno del funerale ha però voluto evitare ogni polemica:

 “voglio festeggiare con lui un altro Natale. come lui non se lo sarebbe mai aspettato”... “Il 26 avrebbe compiuto 61 anni: abbiamo anticipato di due giorni” Oggi qui a piazza s. Giovanni Bosco, la piazza del suo quartiere – continua la signora Welby-  “ la famiglia è cresciuta, caro Piero sento che sei contento e libero. Mi è passata la tristezza”.

I nipoti ricordano come Welby amasse la libertà e la vita. Paragonano la sua morte a quella di Socrate, di Seneca. Per questa morte ci vuole grande dignità, dice Francesco, che ricorda gli zii Welby e Mina: “due insegnanti, due educatori”. Li ricorda per quanto hanno saputo insegnare a lui, ma anche a tutti coloro che li hanno conosciuti e frequentati. Ricorda le letture fatte con Piergiorgio, i poeti che questi amava, soprattutto Mario Luzzi, di cui legge una poesia. Grande silenzio e commozione tra la folla che soprattutto sembra avercela con la Chiesa che pretende di dire ad ognuno quello che deve fare. Che non ha pietà neppure di fronte alla morte, che non ha diritto di vietare i conforti religiosi. Questi sono i commenti più ricorrenti: “che forse un suicida non ha il funerale in Chiesa? E allora perchè negarlo a chi ha avuto il coraggio di rendere pubblico il problema del diritto ad una morte dignitosa?”. “Deve essere chiaro che non comanda nessuno sull’individuo: Né lo Stato né la Chiesa”, dice con forza una signora. E si raccomanda di scriverlo. “La Chiesa ha tutta una tradizione di ipocrisia – dice un distinto signore- questa volta però è dovuta uscire allo scoperto. E’ bene che la gente se ne renda conto e così non continui più ad ingannarsi. Ne deve vedere il vero volto”. E una signora aggiunge: “La chiesa è spietata. Lo dico con amarezza perchè vengo da una formazione cattolica, ma non posso negare l’evidenza”.  E la polemica non sembra placarsi. C’è chi ricorda l’abbraccio di Wojtyla a Pinochet: “un dittatore, a cui sono stati tributati gli onori religiosi”. Ma c’è anche chi ricorda i roghi della Chiesa nei secoli. “Oggi la chiesa ha fatto un altro rogo” dice una signora alla telecamera del tg 5. Chissà se manderanno in onda il suo intervento. “Anche ai mafiosi tributano i funerali- aggiunge un giovane assai infastidito dalla scelta del suo parroco- e continua: “questi seppelliscono i delinquenti in Chiesa e lasciano i poveri Cristi fuori”. Gli chiedo se si riferisca a qualcosa in particolare. E lui pronto: “Renatino della banda della Magliana è sepolto, manco fosse un cardinale, a Sant’Apollinare a piazza Navona. L’hanno detto pure alla televisione”. “Quella trasmissione l’ho vista pure io aggiunge la ragazza che gli è accanto: “ci fu anche una telefonata in diretta, che diceva che per sapere qualcosa di Emanuela Orlandi bisognava andare alla tomba di Renatino”. Voce di popolo voce di dio?  Certo sta di fatto che Emanuela Orlandi, sparita nel nulla nel 1983, fu vista l'ultima volta proprio a due passi dalla Basilica, presso la scuola di musica vaticana che lei frequentava.

  

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