Oltre alle tante riforme
inutili, di cui si parla in continuazione, ce ne sarebbe una utilissima,
di cui non si parla mai: il ripristino della vergogna. Basterebbe
reintrodurre nella società questo sentimento semplice ed elementare, per
risparmiarci tanti spettacoli inverecondi.
Se esistesse la vergogna, Adriano Galliani,
condannato dalla giustizia sportiva per i traffici del Milan intorno ad
arbitri e guardalinee, eviterebbe di paragonare a Beria il capo
dell'ufficio indagini della Figc Borrelli, che si era permesso di
eccepire sulla sua partecipazione, da squalificato, a una riunione di
dirigenti del calcio.
Se esistesse la vergogna, Luciano Moggi,
l'uomo che è riuscito nell'impresa di trascinare in serie B la Juventus
dopo 109 anni di storia, eviterebbe di pontificare su Antenna3 e su
Libero (due giorni fa, dall'alto della sua esperienza,spiegava la
filosofia del conflitto d'interessi a Guido Rossi).
Se esistesse la vergogna, Silvia Toffanin
- fidanzata di Piersilvio Berlusconi, dunque conduttrice di Verissimo -
eviterebbe di attaccare le eccessive scollature delle veline di Buona
Domenica, visto che nella sua precedente vita la Toffanin compariva in
tv in qualità di «letterina», abbigliata (si fa per dire) con un paio di
francobolli.
Se esistesse la vergogna, il ministro
della Giustizia Clemente Mastella eviterebbe di festeggiare
l'insediamento del nuovo procuratore generale di Catania Giovanni
Tinebra portandosi dietro il collega di partito Nuccio Cusumano, che
proprio a Catania è imputato per turbativa d'asta nello scandalo per gli
appalti truccati dell'ospedale etneo.
Se esistesse la vergogna, chi ha dato dei
«coglioni» a milioni di elettori eviterebbe di eccepire sul «paese
impazzito» descritto da Prodi.
Se esistesse la vergogna, la Casa delle
Libertà eviterebbe di alzare barricate sui tagli alla ricerca, dopo aver
tagliato selvaggiamente per cinque anni i fondi alla ricerca, cacciando
pure dall'Enea il premio Nobel Carlo Rubbia per sostituirlo con un
elettricista leghista che si fingeva laureato.
Se esistesse la vergogna, Sergio Segio e
la Rizzoli avrebbero evitato di intitolare le memorie dell'ex terrorista
rosso col civettuolo giochino di parole «Una vita in Prima Linea».
Se esistesse la vergogna, la figlia di un
uomo politico -fuggito in Tunisia per sottrarsi alla giustizia del paese
che aveva sgovernato per vent'anni- eviterebbe di spiegare al capo dello
Stato che gli anni di Mani Pulite «furono anni di violenza e
prevaricazione, di prepotenze e soprusi, di decadenza politica e morale,
di menzogne e di ingiustizie» (salvo -si capisce- che si riferisca ai
delitti commessi da papà).
Se esistesse la vergogna, il cosiddetto
presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga eviterebbe di
aizzare, su Libero, Berlusconi ad allestire «una piazza che faccia
paura» e l'Udc a «portare in piazza la mafia» per «far tremare il
governo con un fatto politico potente» (anche perché non c'è bisogno di
invitare).
Se esistesse la vergogna, Giovanni
Consorte, appena condannato in primo grado per insider trading col degno
socio Chicco Gnutti e indagato per 50 milioni di fondi neri col dioscuro
Sacchetti, eviterebbe di fondare una merchant bank rossa.
Se esistesse la vergogna, l'avvocato
Taormina eviterebbe di chiedere il trasferimento del processo per il
delitto di Cogne da Torino a Milano, visto che era stato lui a chiederne
il trasloco da Aosta a Torino, ed era stato lui a chiedere l'arresto dei
giudici di Milano.
Se esistesse la vergogna, chi ha usato 80
milioni dell'8 per mille versato dai contribuenti per l'arte e la
cultura, per finanziare una guerra criminale e incostituzionale,
andrebbe a nascondersi per sempre.
Se esistesse la vergogna, chi votò
l'indulto eviterebbe di svelare sei mesi dopo di averlo fatto «con
sofferenza», ma chiederebbe scusa agli elettori e alle vittime.
Se esistesse la vergogna, i buontemponi
che han redatto una petizione pro Renato Farina, alias agente Betulla al
soldo del Sismi, non avrebbero raccolto nemmeno una firma, invece hanno
avuto quelle di un ex capo dello Stato (il solito Cossiga), di due ex
premier (Berlusconi e Andreotti), di due vescovi (Negri e Maggiolini) e
di alcune preclare figure del Parlamento (come Gasparri, Buttiglione,
James Bondi e la solita Stefania Craxi).
Se esistesse la vergogna, non saremmo in
Italia.
Che, per gli ottimisti, è un paese
impazzito. Per i realisti, è un paese finito.
Marco
Travaglio