Stefano Rodotà,
Perché laico, Laterza, 2009, euro 15.00
«Componente
essenziale del discorso pubblico in democrazia»,
«spazio costituzionale che consente a tutti la
convivenza e il confronto». Queste, alcune
delle essenziali e fondamentali definizioni di
laicità che Stefano Rodotà, con caparbietà da
sempre ripete, argomenta, sviluppa.
Ma il carattere
forse più interessante di questo libro,
che utilmente raccoglie per il lettore anche
articoli già pubblicati dall'autore, sta nel
fatto
che non rinuncia ad entrare nel vivo del dibattito
del riconoscimento pubblico delle fedi.
Un riconoscimento
che trova garanzia proprio nello stato laico, ma che
non significa avvalorare «l'attitudine autoritaria,
non compatibile con le regole di un sistema
democratico» di una Chiesa cattolica che pretende
di avere leggi confessionali. Nella vigilanza
contro possibili sogni teocratici di ritorno, allora
è fondamentale attivarsi per un proficuo dialogo,
fatto sui contenuti. Superando presupposizioni
fideistiche e steccati ideologici, ciascuno deve
essere chiamato nello spazio pubblico a confrontarsi
e a discutere la bontà delle proprie visioni del
mondo sulla base del bene individuale e collettivo
che esse producono.
Perché ogni
posizione, seppure rispettabilissima, prima di
diventare legge della Repubblica va vagliata nel
supremo interesse della difesa ed affermazione delle
libertà: per ciascuno e per tutti.
Come ha dichiarato
pubblicamente l'autore: «Questo libro è una
riflessione sulla laicità non come polo oppositivo,
che più d’uno vorrebbe rimuovere, ma come componente
essenziale del discorso pubblico in democrazia. È
dunque guidato da un profondo convincimento
democratico, non dall’idea di spaccare il mondo in
due, tra credenti e non credenti. Vuole tenere ferma
la bussola dei principi, misurandosi però in ogni
momento con i fatti.».