Periodico dell'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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RECENSIONI

Maria Mantello, Sessuofobia Chiesa Cattolica Caccia alle streghe. Il modello per il controllo e la repressione della donna

Procaccini Editore, 2005, pp135, euro 13.00

 

Recensione di Piergiorgio Odifreddi  

Come anche i selvaggi sanno, ad esempio quello citato da Diderot nel “Supplemento al viaggio di Bougainville”, la storia dell’origine dell’umanità narrata nel Vecchio Testamento non può funzionare senza incesti: dapprima degli unici figli maschi (Caino e Abele) con la madre (Eva), e poi del padre (Adamo) e/o dei fratelli con le figlie che devono essere prima o poi sopravvenute.

All’estremo opposto, la storia della redenzione dell’umanità narrata dal Nuovo Testamento presenta una singolare famiglia asessuata, nessuno dei tre membri della quale (Giuseppe, Maria, Gesù) sembra essersi mai sporcate le mani con certe cose: neppure la madre, che avrebbe generato il figlio rimanendo vergine “prima, durante e dopo il parto”.

Una religione basata su queste premesse non può certo avere un rapporto sano con la sessualità. E infatti, come documenta e spiega un coraggioso libro di Maria Mantello (presentato, per contrappasso, presso l’Antica Libreria Croce di Roma il 25 maggio da chi scrive insieme al prof. Ferrarotti), la storia della Chiesa esibisce consistentemente comportamenti e modelli che vanno dalla castità alla misoginia, passando attraverso le cacce alle streghe e i roghi del passato, e confluendo nella politica proconcezionale e nelle crociate antireferendarie del presente sulla legge 40. Naturalmente, la rimozione del sesso e la demonizzazione della donna costituiscono due delle maggiori cause di insoddisfazione dottrinale dei credenti occidentali, dei quali sembra improbabile che un nuovo Papa proveniente dal Santo Uffizio sappia, voglia e possa accogliere le istanze di modernizzazione, dall’uso degli anticoncezionali e del preservativo all’abolizione del celibato ecclesiastico e all’ordinazione femminile.

 

  

Recensione Di Barbara Lattanzi

Esiste una parte della storia dell’umanità di cui spesso non si parla. E’ la storia della repressione delle donne, fenomeno che ha radici antiche e profonde. Radici che si manifestano ancora oggi in alcuni atteggiamenti o pregiudizi purtroppo difficili da estirpare, perché insite nell’etica religiosa “dominante”.

Nel suo bellissimo e incisivo saggio: Sessuofobia, chiesa cattolica, caccia alle streghe Maria Mantello ripercorre questa parte di storia che spesso viene dimenticata.

Partendo dai culti ancestrali della fertilità (che mai sono veramente scomparsi), dove l’elemento femminile era concepito come divino e immanente al tutto, anche alla vita psichica e sociale, l’autrice ci conduce alla conoscenza delle cause del disfacimento di tale modello: le invettive dei primi teologi cristiani contro il femminile, la costruzione di un intero paradigma che vede nella donna un difetto di natura e un pericolo di regressione, la repressione del sapere e delle prime forme rudimentali di scienza che permettevano di controllare i fenomeni naturali (erbarie, mammane e medichesse), sottraendo così gli uomini e le donne alla sofferenza a cui un dio crudele li aveva destinati, la demonizzazione della spontaneità sessuale e del piacere fisico.

Il timore nei confronti del mistero della nascita della vita diviene timore di coloro che sono depositarie di tale potere. Ostetriche o mammane non a caso sono tra le prime vittime innocenti della caccia alle L’istituzione che rappresentava la religione reclamava così l’egemonia in un settore così delicato e importante, da suscitare spontaneamente un senso di sacralità. Possiamo notare come tale illegittima esigenza si sia manifestata ancora ai nostri giorni, nel corso della campagna per gli ultimi referendum (legge 40 sulla procreazione assistita).

La strega divenne il capro espiatorio di tutti i mali. La miseria e le sue conseguenze, sofferenze, malattie e morte, trovarono così una facile giustificazione soprannaturale che permetteva di allontanare lo spettro della rivolta sociale. Dalle ricerche compiute dall’autrice emerge infatti un collegamento tra le ribellioni contadine e gli episodi di violenta caccia alle streghe.

Le ultime pagine sono dedicate ad alcune di quelle donne il cui sangue ha macchiato la storia del cristianesimo in maniera indelebile. L’autrice riporta stralci significativi di processi alle presunte “streghe”. Queste sono povere donne, alcune emarginate, ignoranti e quasi inconsapevoli di quanto sta loro accadendo, altre istruite e benestanti (i beni delle condannate venivano confiscati dai religiosi!). Alcune forti e coraggiose, altre deboli e terrorizzate.

L’autrice non insiste troppo sulle torture e sofferenze inflitte alle poverette, che venivano equiparate giuridicamente agli eretici. Sottolinea piuttosto il gioco perverso che porta alla costruzione dell’etichetta di strega, a cui le malcapitate non hanno alcuna possibilità di sottrarsi, e che affonda le radici nella paura del corpo femminile.

Infine il saggio ha il merito di riportarci verso quella parte della nostra vita psichica e sociale che ci è stata così abilmente sottratta: l’archetipo del femminile, la natura materna, gli antichi miti della fertilità e la nostra anima (anch’essa rappresentata come una divinità di sesso femminile in età classica!): ciò che siamo al di là di ogni lacerazione operata dai modelli culturali e religiosi, la vita quando ancora era gioia e amore, prima che si trasformasse in colpa ed espiazione.

 

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