Curzio Maltese, La questua, Feltrinelli, 2008, Euro 14, p. 172.
La Chiesa cattolica incassa annualmente dallo Stato italiano ben 4 miliardi e mezzo di euro. Ovvero mille miliardi delle vecchie lire. Una "questua" singolare, dove di volontario c'è assai poco, ma che è tutta a carico dei cittadini contribuenti. Una "questua" che si è andata ingigantendo dal 2000 in poi, consentendo al Vaticano di creare una rete affaristica, che ormai va all'assalto di settori economici chiave, quale l'immobiliare e il turismo. Ciò grazie a regalie, privilegi ed esenzioni d'ogni sorta elargiti ad ogni livello amministrativo e indipendentemente dal colore politico; ma anche alla manodopera sotto pagata, o non pagata affatto dallo Stato Vaticano: si pensi ai bassi salari dei dipendenti non religiosi o al lavoro gratuito delle suore, che a differenza dei preti, non percepiscono nè stipendio nè pensione.

Curzio Maltese snocciola cifre e dati, scandaglia documenti e fonti insospettabili. Ci soffermiamo solo sull'8 per mille, da cui la Cei incamera un miliardo di euro: il 90% dell'intero gettito, sebbene i contribuenti che scelgono di destinare questa quota della loro dichiarazione dei redditi alla Chiesa cattolica siano intorno al 35 %. Un fiume di denaro di cui solo il 20% va ad interventi caritatevoli, e ben 432.570.769 alle attività di culto e al mantenimento dei sacerdoti. Tutto il contrario, dunque di  quanto vorrebbero far credere le mellifue e miliardarie campagne pubblicitarie vaticane. Questo libro cerca di fare luce sulla vera entità dei costi, poco conosciuti e non sempre trasparenti, della Chiesa cattolica per gli italiani. Una realtà che tocca nervi sensibilissimi della democrazia italiana come la lealtà fiscale, la corretta gestione delle risorse pubbliche, la laicità dello Stato. Una realtà che provoca non pochi disagi all’interno stesso del mondo dei fedeli, ma anche nell’Unione Europea, che ha aperto a carico dell'Italia un'inchiesta per il mancato incasso dell’Ici ed altre imposte.