Stefano
Rodotà, Diritti e libertà nella
storia d'Italia
Donzelli editore, pp. X-166, € 15,00
Libertà
e diritti sono iscritti in testa alle
costituzioni. La storia di ieri e di oggi,
tuttavia, ci parla di sospensioni delle
garanzie costituzionali, di ragion di Stato
e di emergenze che giustificano la
limitazione o la cancellazione di diritti
fondamentali, di pieni poteri concessi ai
governi, di tentativi continui di
considerare le libertà riconosciute
«eccessive» rispetto a esigenze di controllo
sociale o di sviluppo economico. La lotta
per i diritti non può mai concedersi
appagamenti, pause o distrazioni.
Intanto, però, non si arresta la marcia dei
diritti, e da tempo si parla di una loro
«quarta generazione», dove confluiscono la
sensibilità planetaria per i temi
ambientali, i dilemmi della vita e della
morte che accompagnano la bioetica, la
«cittadinanza elettronica» associata alle
tecnologie dell’informazione e della
comunicazione. Non si tratta soltanto di
allungare un «catalogo», ricorrendo magari a
una logica compensativa che vedrebbe i
nuovi diritti prendere il posto dei non più
sostenibili diritti sociali. Proprio la
ricostruzione storica, sia pure sintetica,
ci mostra, da una parte, che il tema delle
libertà e dei diritti fa corpo con l’intera
vicenda dei soggetti che concretamente
l’incarnano; e, dall’altra, che il loro
riconoscimento formale può rappresentare
prima il consolidamento di risultati
ottenuti grazie all’azione politica e
sociale e, poi, il punto d’avvio per una
nuova e più esigente rivendicazione di
diritti.
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