Adriano Prosperi (a cura di),
Dizionario storico dell'Inquisizione
Scuola Normale Superiore, Pisa 2010, €
260.00
In una celebre pagina dell' Elogio della
follia (1511), Erasmo da Rotterdam si chiede
in base a quale «autorevole passo della
Scrittura divina si comanda di vincere gli
eretici col fuoco anziché convincerli con la
discussione». E più tardi gli farà eco anche
Agrippa di Nettesheim nel denunciare gli
Inquisitori convinti che con l' eretico «non
s' ha da combattere con argomenti e
scritture, ma con fascine et fuoco»,
forzandolo «a negare le cose sue contra
conscientia». Due illustri pareri, tra i
tanti, contro i tribunali dell' Inquisizione
che, nel corso dei secoli, in nome della
lotta all' eresia e ai libri proibiti, hanno
perseguitato, incarcerato, torturato uomini
e donne, fino a spezzare
migliaia
di vite umane. Tutto ciò senza contare i
martiri della scienza moderna e del libero
pensiero cancellati in un batter d' occhio
dalla storia. Ma come operavano i tanto
temuti tribunali della fede? In base a quali
procedure individuavano gli imputati ed
emettevano le crudeli sentenze? Chi erano
gli inquisiti e di cosa erano accusati? Chi
erano gli inquisitori e a quali principi si
ispiravano? Come funzionavano i manuali
redatti per espletare indagini e processi?
Quali erano le forme di eresia e le
imputazioni più gravi? E quali elementi
permettevano di identificare streghe e maghi
in quanto emissari del demonio? A queste
domande daranno una risposta i quattro
volumi del monumentale Dizionario storico
dell' Inquisizione - diretto da Adriano
Prosperi, in collaborazione con Vincenzo
Lavenia e John Tedeschi - che vedrà la luce
i primi di maggio a Pisa, presso le Edizioni
della Normale. Si tratta di un' opera che
non ha precedenti per la mole di materiali
utilizzati e per le competenze degli
studiosi. Del resto i dati parlano chiaro:
duemila pagine di grande formato stampate su
doppia colonna, trecentoquaranta
collaboratori di dodici Paesi,
milletrecentodieci voci, oltre seimila
titoli segnalati in bibliografia,
ricchissimi indici dei temi e dei nomi e una
consistente appendice iconografica (con
riproduzioni di graffiti conservati nelle
carceri, silografie, quadri). Adriano
Prosperi, uno dei più brillanti storici
italiani, per otto anni ha coordinato la
realizzazione di questo straordinario
repertorio enciclopedico sull' Inquisizione.
Professore ordinario di Storia moderna nella
Scuola Normale Superiore e allievo di grandi
maestri come Delio Cantimori e Armando
Saitta, Prosperi non nasconde la sua
soddisfazione: «Un' impresa di così largo
respiro, che parte dal Medioevo per arrivare
fino al 1965 (quando il Sant' Uffizio verrà
trasformato in Congregazione per la dottrina
della Fede), non avrebbe mai potuto essere
portata a termine senza l' apporto di
centinaia di esperti che hanno stilato le
voci con grande competenza. E senza il
libero accesso nel 1998 alla documentazione
storica conservata nell' Archivio del Sant'
Uffizio dell' Inquisizione romana sarebbe
stato impossibile pensare un dizionario così
come l' abbiamo realizzato». Lo studio di
nuovi documenti e, soprattutto, delle fonti
processuali ha permesso di conoscere con
maggiore precisione il funzionamento dei
tribunali e l' orizzonte teorico che li
animava. «Quando si parla di tribunali dell'
Inquisizione - spiega Prosperi - bisogna
distinguere la loro specifica funzione
rispettando dei parametri geografici e
storici ben precisi. Abbiamo l' Inquisizione
medievale (già nell' XI secolo le prime
bolle papali delegano il controllo sulla
dottrina della fede), l' Inquisizione
spagnola e portoghese (con le loro
diramazioni colonialistiche in America, in
Africa e in India) e poi nel 1542 la nascita
del Sant' Uffizio a Roma, sotto il diretto
controllo di Paolo III, e successivamente la
creazione dell' Indice dei libri proibiti.
In Spagna e in Portogallo, tanto per fare un
esempio, l' inquisitore è una figura scelta
dal sovrano: il potere civile, avvalendosi
dell' autorità papale, utilizzerà questo
strumento per fini anche politici, come
testimoniano le persecuzioni dei
marranos (gli ebrei) e dei moriscos
(gli arabi)». Ben diverse saranno le
strategie del Sant' Uffizio in una realtà,
come quella italiana, caratterizzata da una
frantumazione del potere politico. «I
rapporti dell' Inquisizione romana -
specifica Prosperi - con le autorità civili
in Italia richiedono strategie che debbono
fare i conti con i molteplici regimi e con i
differenti signori che reggono le corti. A
Venezia la Serenissima pretende la presenza
di giudici laici che assistono al processo.
E gli stessi rapporti con l' Inquisizione
spagnola sono complicati in aree soggette ai
sovrani iberici, come la Campania e la
Sicilia». La storia dei tribunali della fede
si intreccia anche con le rivolte contro i
tentativi di imporli in alcuni territori.
«Nel 1547 a Napoli - aggiunge lo storico
pisano - scoppia un vero tumulto contro l'
istituzione dell' Inquisizione spagnola. La
nobiltà locale temeva che l' uso politico
dei tribunali avrebbe potuto rovinare intere
famiglie come era già accaduto in Spagna.
Spesso i processi si concludevano con la
totale espropriazione dei beni posseduti dai
condannati. Ma altre accese proteste si
ebbero anche a Lucca, Firenze, Mantova,
Milano». Un capitolo tutto particolare
riguarda l' inclusione nella lotta all'
eresia dei reati ispirati alla magia. «Nella
seconda metà del Quattrocento - sottolinea
Prosperi - i tribunali ecclesiastici si
affiancano a quelli civili, molto più
cruenti e sbrigativi, nella lotta alle
streghe e ai maghi. Si vorrebbe combattere,
come ha mostrato Carlo Ginzburg, quelle
sette diaboliche seguaci del demonio che si
riuniscono nel "sabba" (orge notturne in
onore del diavolo). Bastava ricercare il
marchio del demonio: si presupponeva che una
strega marchiata dall' Anticristo non
dovesse provare dolore. E quindi si
esaminava la presunta zona marcata (l' ano,
i seni, i genitali, i nei), sollecitata con
un ago per verificare la reazione. Solo
verso fine Cinquecento la complessa materia
viene disciplinata con una serie di
distinzioni, chiedendo più prudenza agli
inquisitori». Un approfondito studio, questo
curato da Prosperi, che illumina mille anni
di storia e aiuta a capire come la
persecuzione del dissenso e delle minoranze,
la condanna dell' «eresia», la coercizione
in materia di fede e di coscienza attraverso
la violenza (non solo fisica, ma anche delle
idee), l'ostilità alla libertà della ricerca
scientifica continuino a sussistere, in
forme e modi diversi, anche nella società
del terzo millennio.
Nuccio Ordine
Corriere della Sera, 7 aprile 2010, p. 38