Claudio Rendina, L'oro del
Vaticano, Newton Compton, pp. 275, €
12,90
Dai tesori inestimabili dei primi secoli
fino alla fondazione dei grandi istituti
bancari. Ricchezze nascoste, scandali e
affari della Santa Sede.
Nel
corso dei secoli, le proprietà della Santa
Sede si sono accumulate fino a formare un
vero e proprio tesoro. Ben lontani dallo
spirito apostolico e dallo spirito di umiltà
e povertà raccomandato da Cristo, i
rappresentanti di Dio in terra hanno
edificato una complessa amministrazione per
preservare, accrescere e controllare
immobili, opere d’arte, monumenti, ori e
denari. Vi sono le tombe faraoniche in marmo
e oro di cardinali e papi, le decorazioni
inestimabili di altari e volte, le
collezioni di quadri, statue e preziosi
esposte nei Musei Vaticani, nel Museo
Lateranense e in altre collezioni della
Santa Sede, i sigilli d’oro custoditi
nell’Archivio Segreto e i tesori della
Biblioteca. C’è il denaro accumulato dallo
Stato Pontificio dalle origini al 1870, e
poi la fondazione degli istituti bancari
dello IOR e dell’APSA e i capitali custoditi
nelle Isole Cayman, un autentico Fort Knox
fuori da ogni legge. Inoltre le prelature
come l’Opus Dei, solo teoricamente autonome
dalla Santa Sede, in realtà costituiscono
una fonte ulteriore di ricchezza. Gli
scandali, le rivelazioni e i sospetti su
questo patrimonio immenso sono sotto gli
occhi di tutti e alla ribalta delle cronache
più recenti. Forse è arrivato il momento di
fare i conti in tasca al Vaticano. Ed è
proprio quello che Rendina, documenti alla
mano, fa con questo libro.