Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

Requires Acrobat Reader.


ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

e.mail

 

Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

e.mail , e.mail2


.

 




 

 

Silvia Romano e quel velo bandiera islamista

Maria Mantello

 

 

Rapita il 20 novembre del 2018 dall'orfanotrofio di Chakama in Kenya da un commando armato, e venduta alla formazione jiadista degli al-Shabaab, Silvia Romano è stata da loro utilizzata come un prezioso balocco d’investimento economico e politico.

Non solo portano loro soldi, tanti soldi puliti, ma anche una risonanza politica stupefacente se l’ex prigioniero è reso col bollo della conversione “spontanea”. Soprattutto se si tratta di una donna.

Il Falcon dell'intelligence, che ha riportato Silvia Romano a casa, è atterrato a Ciampino sabato 9 maggio intorno alle 14.10 e la giovane ci è comparsa con indosso un jilbab verde. Il velo imposto alle donne dall’islamismo somalo.

Quella larga coperta verde copriva capo e corpo di Silvia Romano. E quando la ragazza alzava le braccia lasciava intravedere una tipica tunica africana in tessuto batik che le arrivava alle caviglie, anche queste però coperte dai pantaloni rosa di una tuta. Un corpo intabarrato, da celare, controllare.

Un corpo di donna da dominare e tenere in soggezione insieme alla sua mente.  

Perché questo il velo è.

Le immagini erano sugli schermi di tutto il mondo. E i suoi carcerieri nel vederle festeggiavano, postando la loro gioia sui social.  La bandiera islamista era stata ben issata.

Ve l’abbiamo restituita, ma convertita.

«Nessuno mi ha costretta. Non c'è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto». Sono state le prime dichiarazioni della giovane, già all’ambasciata italiana prima dell’imbarco per l’Italia.

 E alla Questura di Roma ha raccontato: «Mi è stato messo a disposizione un Corano  e grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po' di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento».

“Riconversione”, parola chiave. Come se l’essere islamici fosse un preordinato sigillo fuori del tempo e dello spazio. Un imprimatur assoluto, eterno, che dà alla conversione l’illusione della scelta.

Non sappiamo quanto sia accaduto a questa ragazza di 25 anni in quei lunghi 18 mesi nelle mani di uno dei gruppi più feroci del fanatismo islamista che mira ad espandersi ben oltre il Corno d’Africa.

Le dinamiche psicologiche sono complesse tra carnefice e vittima.

E a comandare non è certo quest’ultima in preda alla paura e al terrore della morte.

Tutto cambia in una situazione del genere, dove il plagio può diventare autoconvinzione di scelta autonoma.

Una cosa è certa però. Non è Silvia Romano sotto giudizio, ma i carnefici che l’hanno fatta rapire, tenuta reclusa nei loro covi, in una situazione di dipendenza assoluta dalle loro decisioni.

Allora solo degli imbecilli, analfabeti della democrazia, possono scaricare la loro ira contro la ragazza, con insulti e assedi sotto la casa dove abita.

Silvia va lasciata in pace, come chiede lei e la sua famiglia.

Diversamente, si fa il gioco dei suoi carnefici. Qualcuno lo spieghi anche a qualche politico di casa nostra che è arrivato a definire dagli scranni  del Parlamento la ragazza “neo-terrorista”.

Tranne poi a porgere le scuse di rito. Della serie: vediamo l’effetto che fa! e intanto magari una manciata di voti me la assicuro.

Silvia Romano continua ad essere utilizzata.

E anche i terroristi possono continuare a farlo, adesso hanno un loro portavoce ufficiale, che rilascia interviste (a pagamento?) su note testate giornalistiche, dove ad esempio, a proposito della conversione di Silvia Romano ha spiegato che è avvenuta «perché ha sicuramente visto un mondo migliore di quello che conosceva in precedenza».

Menzogna pura, solo se pensiamo alle guerre in atto e alla condizione delle donne. Ma tanta pubblicità a quel velo bandiera identitaria, con cui ce l’hanno restituita e che lei non ha voluto togliersi anche quando avrebbe potuto liberarsene, ormai al sicuro lontana dai miliziani islamisti.

Una questione aperta. Che solo Silvia potrebbe chiarire. Innanzitutto a stessa. E non è certo impresa facile.

Anche su MicroMega http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=29439


 

 

 

 


 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

: