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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Anche se lo stress è tanto La scuola non la ferma il
coronavirus
Gli insegnanti di ogni ordine e grado,
accogliendo le immediate, quotidianamente ripetute e a volte
contraddittorie indicazioni provenienti dal Ministero e, a
cascata, dagli Uffici Scolastici Regionali e dai Dirigenti
Scolastici di ciascuna Istituzione Scolastica territoriale,
sono quotidianamente impegnati in un lavoro che non conosce
limiti di orario. È un lavoro che si concretizza in
video lezioni e conferenze, in preparazione ed assegnazioni
di compiti on-line, spesso in interventi individualizzati e
personalizzati a vantaggio degli alunni più svantaggiati, in
un continuo rincorrere e sperimentazione e utilizzazione di
varie piattaforme on-line messe generosamente a disposizione
dalle Istituzioni o da organismi privati specializzati nella
didattica, in un ininterrotto confronto (a volte vivacemente
dialettico) tra colleghi di dipartimento, o di singolo
consiglio di classe o del medesimo collegio dei docenti,
mentre ora dopo ora piovono via mail, con obbligo di
ricevuta e di presa visione, le circolari più o meno
esplicative dei dirigenti scolastici, giustamente
preoccupati che, anche se a distanza, non vi sia alcuna
interruzione della “normale” attività didattica, dello
svolgimento dei programmi, dell’attribuzione di un congruo
numero di valutazioni (voti) in previsione di un ipotetico
scrutinio di fine anno o dell’ammissione agli esami di Stato
di terza media e di maturità. Le conseguenze di tutto questo frenetico
e incessante lavorio (sarebbe meglio dire: logorio) sono: a)
un aumento incalcolabile delle ore dedicate all’attività
lavorativa; b) una crescita dello stress psico-fisico tanto
per i docenti quanto per gli studenti (soprattutto quelli
più responsabili e diligenti), i quali si vedono caricati di
un surplus di compiti da svolgere ed entro scadenze che, per
alcuni docenti, sono da considerarsi improrogabili. Come insegnante non posso non
riconoscere che le angosce della mia categoria sono
infinitamente inferiori a quelle dei medici, degli
infermieri, del personale sanitario direttamente impegnato
in prima linea. Lo stesso discorso vale se riferito a quelle
categorie sociali costrette, per motivi incontestabili, a
fare a meno delle attività economiche che sono l’unica loro
fonte di reddito familiare: esercizi commerciali,
ristoratori, albergatori, agenzie di viaggio, ecc. Tuttavia nessuno, di fronte alla gran
mole di lavoro e incremento di responsabilità abbattutisi
sulle loro spalle, deve poter pensare che questo periodo,
per i docenti, rappresenti un’aggiunta di vacanze, un
surplus di giorni, probabilmente di mesi, da addizionare ai
famosi e infondati “tre mesi di ferie” che risuonano, come
un mantra, nelle chiacchiere da bar di persone che hanno
appena, seppure ce l’abbiano, una vaga e oscura idea del
mondo scolastico. Nonostante le preoccupazioni che
ciascuno di noi nutre per la propria salute, per la salute
dei propri familiari e dei parenti, soprattutto anziani,
maggiormente esposti al contagio, l’opinione pubblica, le
famiglie nelle quali sono presenti bambini e ragazzi in età
scolare, devono sapere che gli insegnanti italiani, anche in
questa situazione così difficile, non hanno assolutamente
smesso di fare il loro dovere, quello cioè di assicurare a
tutti gli alunni la continuità nell’esercizio del loro
diritto ad apprendere e a migliorare le loro conoscenze e
competenze, un diritto costituzionalmente garantito, un
diritto che non viene meno anche in questa eccezionale ed
epocale situazione nella quale siamo precipitati. Le famiglie, inoltre, devono poter
contare non soltanto sulle nostre competenze professionali,
sul fatto cioè che noi trasmettiamo contenuti di istruzione
che accrescono le conoscenze degli studenti, ma anche sulle
nostre capacità psico-pedagogiche, quelle capacità che ci
permettono di cogliere lo stato d’animo dei nostri alunni,
le loro ansie e i loro smarrimenti, e di attuare di
conseguenza strategie educative volte ad infondere coraggio,
solidarietà, condivisione, a far nutrire loro, nonostante
tutto, fiducia nel futuro. Perché, sicuramente, anche questa
bufera, così come tutte le tempeste e tutte le traversie che
hanno funestato la storia dell’umanità, un giorno, speriamo
non lontano, avrà termine. Lettera aperta di
Francesco Sirleto prof
di Filosofia e Storia
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