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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Coronavirus e dissennate politiche
sanitarie antecedenti
di Antonio Caputo
Mancano 56mila medici, 50mila infermieri
e sono stati soppressi 758 reparti in 5 anni. Per la ricerca solo lo 0,2 per cento
degli investimenti. 5mila camere di terapia intensiva nella
intera Penisola. Così la politica ha disossato il sistema
sanitario nazionale che ora viene chiamato alla guerra. Da venti anni sono venuti meno un serio
lavoro di prevenzione e una oculata programmazione dell'uso
prioritario delle risorse. Una emergenza ora che mette a nudo gravi
inefficienze sistemiche della sanità. Aggravate e rese
drammatiche dalla pandemia. In parole povere bastano quei numeri che
documentano gravissime responsabilità di chi ha
progressivamente distrutto e disgregato l'impianto, quello
sì della migliore sanita'nel mondo, della legge del 1978
istitutiva del servizio sanitario nazionale, non solo
disattesa o elusa ma anche sfacciatamente disapplicata. Partiamo dalla fine. In violazione dei principi di
adeguatezza e appropriatezza a base della legge, ognuno ha
sperimentato in tutte le regioni italiane le liste di
attesa, a volte anche un anno, per interventi chirurgici di
qualunque specie, anche i più normali come una cataratta. Per evitare o aggirare i tempi si
sono sprecate raccomandazioni anche ostentate alla luce del
sole (normale andare dal primario del reparto privatamente
per accorciare i tempi dell'intervento nel suo reparto),
molti hanno fatto ricorso a costose assicurazioni che molto
spesso negano copertura e garanzie(inesistenti per
cronici.anziani non autosufficienti, disabili e cure
dentarie), ancor più moltissimi, in specie indigenti, hanno
rinunciato drammaticamente alle cure che pure sulla carta
sono un diritto fondamentale esigibile nei 60 giorni per
prestazioni ambulatoriali o chirurgiche. Uno scenario
sostanziale di crescente e progressiva americanizzazione e
sterminio eugenetico basato sul censo alla Jhonson. Invcece di programmare letti,
camere, lunghe degenze e cure domiciliari per i cronici e
anziani non autosufficienti e terapia intensive, sulla base
del fabbisogno storico, negli ultimi 20 anni i politici
cattivi amministratori parolai a cui mai affideremmo in
gestione il nostro patrimonio personale hanno provveduto a
tagli lineari enormi di personale medico e paramedico, solo
negli ultimi 10 anni secondo la Fondazione Gimbe 37 miliardi
di euro di mancati incrementi della spesa sanitaria prevista
in base al fabbisogno. E con l'oliato e molto
spesso criminogeno sistema delle convenzioni, da Poggiolini
a Formigoni, si sono a gogò privatizzate prestazioni
anche per livelli essenziali (spesso le più remunerate). Per non parlare del danno arrecato
dalle prestazioni divenute di fatto a pagamento effettuate
intra o extra moenia da personale delle strutture pubbliche
a compensazione dei mancati aumenti di stipendio. Anche senza coronavirus, il sistema non
garantisce l'effettività del diritto alla salute,
adeguatezza e tempestività delle cure. Il nostro sistema sanitario
pubblico è stato dissestato e saccheggiato. E ora, lor
signori non invochino l'emergenza per sottrarsi a gravi
responsabilità morali prima che politiche, contabili e
giuridiche.
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