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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Giulio Regeni – Una verità
nascosta
di Maria Mantello
Sono passati quattro anni da quel
25 gennaio 2016, quando Giulio Regeni veniva sequestrato in
Egitto, torturato ferocemente per 10 giorni e infine
assassinato spezzandogli l’osso del collo. Quella sera del 25 gennaio, il
ragazzo era uscito dalla sua stanza sulla riva destra del
Nilo. Le sue tracce si perdevano alla stazione Al Buhuth
della metropolitana del Cairo. Venne ritrovato cadavere in un fosso
alla periferia del Cairo. Il corpo sfigurato a tal punto che
i suoi genitori all’obitorio lo riconobbero dalla punta del
naso. Quel naso che forse i carnefici avevano in qualche
modo risparmiato, per far rinvenire Giulio e continuare il
loro lavoro da specialisti della tortura. Era andato in Egitto per incarico
dell’università di Cambridge, dove stava lavorando a una
tesi di dottorato sui sindacati. Tema pericoloso in un paese
dove basta un nonnulla per essere sbattuti in galera o
condannati a morte. Dove avvengono sparizioni forzate in
carceri segrete presso basi militari. Un paese dove l’islam
torna a compattare le masse e il velo per le donne ritorna. Un paese ai primi posti al mondo
per numero di giornalisti imprigionati. Un paese dove –
afferma lo scrittore egiziano dissidente Ala Al-Aswani – «il
livello di repressione è altissimo, non c’è libertà di
pensiero, si moltiplicano gli arresti e c'è gente che
scompare». Sono trascorsi quattro anni
dall’assassinio di Giulio Regeni. Ben quattro governi si
sono succeduti frattanto in Italia; ma quella verità scomoda
per il governo egiziano non è stata ancora richiesta con
necessaria fermezza. Giuseppe Conte, dopo aver
incontrato il 14 gennaio u.s. Abdel Fattah al-Sisi, ha
dichiarato che «sono ripresi i contatti tra gli
investigatori italiani e quelli del Cairo e confidiamo che
presto riprendano anche i contatti tra le procure.
L’importante è che la collaborazione riprenda; al-Sisi mi ha
rassicurato che la collaborazione da parte loro sarà
massima». Che dire, di fronte a questa ennesima
rappresentazione di dichiarazioni di circostanza, che non
salvano neppure la faccia? Gli affari innanzitutto! E poco
importa, se nella Repubblica Araba Islamica d’Egitto le
libertà democratiche sono represse e i casi Regeni si
moltiplicano. Conta di più la preoccupazione per
le possibili ritorsioni a livello economico e diplomatico da
parte del governo di al-Sisi, che verità e giustizia per un
cittadino italiano ed europeo. Pecunia non olet sed pacta sunt
servanda. Ovviamente i patti economici.
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