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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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L’Epifania è donna di Maria Mantello
La festa della Befana ha origini antichissime in quella venerazione della forza vitale della Natura, costruita sulla scia dei miti delle dee madri, che non muoiono mai perché la Natura non permette il non essere della sua estinzione. La Befana così invecchia (inverno) ma non muore e quindi conserva il potere di diffondere la vitale energia nel dono della rigenerazione, che spande nella sua notte “magica”, cavalcando il simbolo fallico (la scopa) che essa controlla e domina nella femminea potenza lunare che rappresenta nella “dodicesima notte”. Quella che cade dopo il solstizio d’inverno (Natale del Sole), quando di fronte a quel fenomeno del “sole fermo” (questo significa solstizio), di cui noi oggi sappiamo tutto, ma che i nostri progenitori vivevano nell’angoscia dell’orror vacui, superata quando il Sole riprendeva nuovamente la sua fase ascendente. E quel giorno era appunto il Dies Natalis Solis Invicti (Nascita del Sole Invincibile), nella cui concomitanza si celebravano i miti degli dei morti e risorti. Figli o amanti di dee madri, come ad esempio quello Adone, nato dalla corteccia del prezioso e profumato albero della Mirra. Proprio quella che i re Magi offrono al bambino Gesù che, guarda caso si fa nascere in una grotta di Betlemme, dove si celebrava massimamente il culto di Adone: protettore delle spighe di grano e quindi del pane. E Betlemme significa letteralmente "casa del pane ". La sempre viva Il Dio maschio deve morire, anche violentemente per risorgere. La Natura è perenne vita... e non ammette pause di transito sepolcrale. Al limite invecchia, come la Befana. La bona domina, signora della vita, che sparge semi dell’abbondanza, rappresentava l’Epifania del mondo, nella sua ciclica autosufficiente forza creatrice della natura che vuole rispetto per garantire abbondanza, e che sfidava spazio e tempo, proprietaria della “dodicesima notte”, a dodici giorni dal solstizio d’inverno. In quei 12 giorni, cruciali per i contadini che avevano appena seminato, si riunivano le speranze di un buon raccolto per l’anno appena iniziato. Madre Natura, che aveva lavorato e “fruttato” per tutto l’anno precedente era ormai vecchia e rinsecchita, ma che, come le fasi lunari: luna nuova = nascita, luna piena = vita, luna falciata = che si sta per estinguere... ma mai muore e nella sua notte “sacra” continua ad annunciare il sì alla vita universale: Epifania della Natura – Bios nella sua concretezza e fattività. Strenna – Vita - Carbone La “vecchina” della rinascita, è strenna, dono festa propiziatoria! Auspicio di serenità e benessere, assumeva un ruolo educativo per l’infanzia. Nell'antica Roma, alle feste di fine anno per il Solis invictus seguivano quelle dei "Sigillaria", dedicate soprattutto ai bambini a cui venivano donate piccole statuette, i sigilla. Plurale di sigillum che è diminutivo di signum (statua). Queste statuette erano di solito di pasta dolce e riproducevano piccoli animali e bambolotti. Ma alla Befana è associato anche il carbone, simbolo di forza e rinascita perenne. Di qui la tradizione che si rinnova (soprattutto nelle campagne) di accendere nelle case tra la notte del Solstizio d’inverno e quella della Befana grossi ceppi che dovevano lentamente bruciare per dodici notti. Appunto fino alla dodicesima notte della Befana, che raccoglieva quel carbone prezioso e augurale da usare per riaccendere la vita. La fiamma ardente fa cenere, quella lenta porta il carbone. Quel carbone metafora del divenire, di un aufhebung dialettico e antidistruttivo, aperto alla rinascita progressista. Di questo carbone rivoluzionario si sente molto bisogno, in contesto storico come il nostro dove sembrerebbe essersi perso il senso del motto: Alla natura non si comanda se non Le si obbedisce!
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