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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Ariecco l'ideoligismo del presepe
(di Bruno Segre) «Torniamo
alla realtà storica, alla nascita a Betlemme di Giudea di un
bambino migrante, figlio di una coppia di ebrei palestinesi
che, al tempo di re Erode, andavano a farsi censire onde
ottenere il permesso di soggiorno. Né più, né meno, senza
trasfigurare un modesto episodio di povertà in una sacra
vicenda ingigantita dal proselitismo di San Francesco
d’Assisi»
Bruno Segre
Presepe è un vocabolo di origine latina
e letteralmente significa “greppia, mangiatoia” nel recinto
ove fu collocato – secondo il racconto del Vangelo di Luca –
il bambino Gesù alla sua nascita non avendo i suoi genitori
trovato alloggio nella locanda. Nei Vangeli apocrifi si parla di una
grotta nella quale era collocata la stalla con la presenza
del bue e dell’asino, che con il loro alito riscaldavano
l’umile culla. Gli angeli avrebbero annunciato la nascita di
Gesù ai pastori che accorsero ad adorarlo, mentre una stella
cometa guidava i re Magi che dal lontano Oriente portavano
doni al neonato. Il presepe è un’invenzione italiana: nel
Natale 1223 a Greceto, nel Lazio, San Francesco d’Assisi, di
ritorno dall’Egitto e dalla Palestina, realizzò la prima
rappresentazione della nascita di Gesù. L’attivismo di San
Francesco trasformò nel tempo il presepe con personaggi in
carne ed ossa nelle statue esposte nelle chiese e negli
appartamenti borghesi e popolani, diventando una tradizione,
per non definirlo una moda festaiola. Infatti il presepio
subì un’evoluzione con diversità di forme e di identità, di
materiale e di presenze, perdendo via via la sua primitiva
ispirazione religiosa, la sua dimensione leggendaria
destinata al proselitismo. Avendo perso nella società
secolarizzata tale carattere originario, il presepe risulta
sempre meno allettante. Ora la nuova Giunta della Regione
Piemonte di centro-destra, nella persona dell’assessore
all’Istruzione, Elena Chiorino, ha inviato ai dirigenti
delle scuole pubbliche statali un messaggio in cui afferma:
“Ritengo che la ricorrenza natalizia e le conseguenti
tradizioni come il presepe, l’albero e le recite ispirate al
tema della Natività, siano parte fondante della nostra
identità culturale e delle nostre tradizioni che la Regione
Piemonte intende tutelare e mantenere vive”. Evidentemente la nuova assessora
ignora come la scuola pubblica ospiti oggi una quantità di
giovani provenienti da Paesi non cristiani e da Testimoni di
Geova (ostili al Natale) ai quali il presepe nulla
significa. Nelle scuole la lettera ha suscitato perplessità,
giudicandola del tutto inopportuna. Molti dirigenti
scolastici si sono chiesti perché l’assessore non si occupa
piuttosto del calo demografico e del ridimensionamento delle
classi, nonché della sicurezza degli edifici e del loto
funzionamento. Il preside dell’Istituto Nigra,
prof. Maurizio Tomeo, ha commentato: «La scuola ha bisogno
di ben altro che diventare un campo di battaglia ideologico;
sul piano pratico ha bisogno di insegnanti ben pagati, aule,
bagni, tariffe delle mense … Invece di dare borse di studio
si arriva a discutere se sia lecito oppure no esporre un
bambino in una mangiatoia». Le Organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e
Uil Scuola hanno dichiarato in una nota che sulla scuola
serve attenzione non invasione di campo. La scuola è una
comunità autonoma e non deve rientrare in una visione
regionalizzata verticistica. Torniamo alla realtà storica, alla
nascita a Betlemme di Giudea di un bambino migrante, figlio
di una coppia di ebrei palestinesi che, al tempo di re
Erode, andavano a farsi censire onde ottenere il permesso di
soggiorno. Né più, né meno, senza trasfigurare un modesto
episodio di povertà in una sacra vicenda ingigantita dal
proselitismo di San Francesco d’Assisi. L’Incontro.news,
Torino12-12-2019. Titolo originale L'assessore
invita le scuole ad allestire il presepe: è polemica
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