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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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ILVA il prezzo della
salute
Decidere significa spesso dover
prendere una direzione netta, che esclude tutte le
altre, anche in politica purtroppo. Quello che
accade da sempre nella questione Ilva è proprio
dovuto al fatto che la politica abbia evitato una
simile scelta. È comprensibile, quando le
alternative sono la tutela della vita e della salute
umana da un lato, la sussistenza economica
dall'altro. Cercare di contemperare i due aspetti ha
creato un mostro giuridico, dove la redditività del
progetto, sia esso di natura pubblica o, come poi
scaturito, privata (seppur sostenuto dallo Stato),
ha comportato deroghe inconciliabili con i principi
stessi delle leggi. Il mostro sta oggi svelando il
suo lato più orribile, perché garantire il lavoro a
migliaia di tarantini non può che prevedere la non
responsabilità penale dei vertici aziendali per i
danni che ancora a lungo l'impianto provocherà a
persone e ambiente. Nessuno investirebbe un euro in
questa realtà, sapendo di essere certamente
incriminato, a causa di un processo di risanamento
che non potrà che spalmarsi su tanto, troppo tempo.
La sostanza non muterebbe con un investitore
totalmente pubblico, perchè la catena delle
responsabilità si stringerebbe comunque al collo
dell'AD e dei dirigenti. Alla fine, piuttosto che
continuare a buttare miliardi senza venirne a capo,
coverebbe, come provocatoriamente qualcuno ha detto,
prendersi qualche decina di anni, chiudere lo
stabilimento, riconvertire l'area, assicurando un
vero reddito di cittadinanza alla popolazione, con
livelli essenziali di assistenza e prestazioni
potenziati rispetto al resto del paese e la
contestuale attiviazione di incentivi all'impresa,
formazione professionale e politiche attive del
lavoro. Utopia? Può darsi, ma almeno sarebbe chiaro
dove andrebbero a finire i soldi pubblici e, forse,
interpellare la cittadinanza su questa estrema ratio
potrebbe aiutare le istituzioni a farsi carico di
questo onere.
Marco Lombardi
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