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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Il Bel Paese non ha mai fatto i
conti col fascismo
Valentina
Gentile *
Ragion di Stato,
contesto internazionale, equilibri geopolitici.
Probabili ingerenze politiche e dei servizi segreti.
L’azione penale contro i criminali e i crimini
tedeschi compiuti in Italia durante la Seconda
Guerra Mondiale è stata influenzata e bloccata da
questi, e forse da altri fattori. Il risultato è che
la Germania non ha mai risarcito le migliaia di
vittime civili di stragi e crimini compiuti dai
nazisti durante l’occupazione del nostro Paese. Un conto in sospeso, con una
storia giuridica travagliata, che parte dagli
accordi tra Italia e Germania al vertice di Trieste
del 2008, smaccatamente a favore dei tedeschi. Dopo
l’incontro tra la Cancelliera Merkel e l’allora
Primo Ministro Berlusconi, la Germania si impegnò a
finanziare eventi culturali e monumenti, ma non a
risarcire gli eredi delle vittime delle stragi
naziste, nonostante la Cassazione quello stesso anno
avesse stabilito che si poteva condannare lo stato
tedesco e l’anno prima, nel 2007, una villa di
proprietà tedesca era stata sottoposta a ipoteca. LA SENTENZA DELLA CORTE
COSTITUZIONALE «Tutte cose – spiega il
magistrato Luca Baiada – che avevano fatto capire a
Berlino che in Italia si cominciava a fare sul
serio». Fu allora che la Germania si rivolse alla
Corte Internazionale di giustizia, lamentando che
l’immunità dello Stato era stata offesa. Nel
febbraio del 2012 l’Aja ribadì l’immunità della
Germania secondo il diritto internazionale. L’Italia
ha recepito la sentenza con la Legge 14 gennaio
2013, n.5. Ma proprio su questa norma, il
Tribunale di Firenze ha sollevato il dubbio di
costituzionalità e la Corte Costituzionale lo ha
accolto. Per la Corte, e per l’allora presidente
Giuseppe Tesauro, le norme che impediscono ad un
giudice italiano di accertare eventuali
responsabilità di un altro Stato per violazioni
gravissime come i crimini di guerra, o quelli contro
l’umanità, commesse nel territorio italiano a danno
di cittadini italiani, sono incostituzionali in
quanto non rispettano gli articoli 2 e 24 della
Costituzione, sulla tutela dei diritti inviolabili
dell’uomo e sul diritto alla difesa. Con la sentenza n. 238/2014 la
Corte Costituzionale ha reso illegittima la
decisione della Corte dell’Aia. Eppure da allora
poco o nulla si è mosso. O meglio: nulla si è mosso
a favore dei famigliari e degli eredi delle vittime,
nonostante i numerosi processi penali e civili si
siano conclusi in loro favore, stabilendo il loro
diritto ad essere risarciti. L’AVVOCATURA DELLO STATO DOPO IL
VERTICE DEL 2008 Si parla di cifre che secondo le
stime di Luca Baiada si aggirerebbero intorno ai 100
miliardi di euro, per i principali crimini nazisti
tra il 1943 e il 1945. A sentirli sembrano numeri
enormi, eppure, chiarisce il magistrato, si tratta
di una cifra arrotondata per difetto: «È una cifra
che comprende insieme i morti nelle stragi e quelli
nella deportazione, che chiamammo “deportati non
tornati” per distinguerli dai deportati che
tornarono, ma morirono prematuramente in Italia, per
lo sfinimento, e che richiederebbero un calcolo
ulteriore. Questo senza tener conto di tutto il
resto; feriti, saccheggi, etc.». Il ragionamento di
Baiada risulta ancora più chiaro se si paragona la
cifra calcolata in Italia ai “conti” presentati dal
Parlamento greco e da quello polacco,
rispettivamente di 290 miliardi e 500 miliardi. Finora la Germania non ha
adempiuto alle sentenze emesse nel nostro Paese, che
invece imporrebbero il pagamento. Ma com’è
possibile, soprattutto dopo la sentenza della Corte
Costituzionale? È una questione delicata, poco
chiara, in cui entra in gioco anche l’Avvocatura di
Stato. Quest’ultima, fino al vertice del 2008 a
favore delle vittime, avrebbe cambiato rotta
spalleggiando il governo tedesco. «L’Avvocatura
dello Stato – spiega Luca Baiada – è un’istituzione
molto seria, che non agirebbe senza un ordine
governativo». Quindi quale presidente, quale
Ministro degli Esteri ha ordinato all’Avvocatura
dello Stato di difendere i crimini nazisti nei
tribunali, contro i parenti delle vittime? È quello
che Baiada sta cercando di scoprire, e dopo i
dinieghi ottenuti usando la procedura FOIA secondo
il decreto trasparenza del 2016, ha fatto causa, a
sue spese, da privato cittadino, al Tar. L’udienza
si è svolta l’8 maggio, e la causa è stata messa in
decisione dal Tar Lazio. UN ARMADIO ANCORA MEZZO CHIUSO Nel frattempo, in attesa di
conoscere la decisione del Tar, sembra che, almeno
finora, l’inaccessibilità sia la parola chiave
dell’intera vicenda. A cominciare dall’”armadio
della vergogna”, che custodiva le più atroci azioni
compiute dai militari tedeschi contro la popolazione
civile italiana, scoperto solo nel 1994 dal giudice
Antonino Intelisano, all’epoca pubblica accusa nel
processo Priebke, nella cancelleria della procura
militare di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma. Giaceva “mimetizzato”, con le
ante rivolte verso la parete, da decenni, dalla fine
della Seconda Guerra Mondiale, e venne allo scoperto
solo quando la Guerra Fredda era finita. Allo stesso modo sembrerebbero
inaccessibili, oggi, le motivazioni che spingono
l’Avvocatura dello Stato a muoversi contro i
cittadini prendendo la difesa di Berlino nelle cause
civili contro la Germania. Questo è il tema di cui
si è occupata la Fondazione per la Critica Sociale
al convegno “Stragi e deportazioni nazi fasciste:
per la giustizia e contro l’ambiguità”, che si è
tenuto a Roma, a Palazzo Madama lo scorso marzo. Il professor Tullio
Scovazzi, dell’Università Milano Bicocca invita
l’Italia a prendere una posizione: «Non è possibile
cercare una via di mezzo o scegliere sottigliezze
giuridiche. Soprattutto quando siamo in presenza di
crimini di guerra, di crimini contro l’umanità». È evidente che ormai, per
ragioni legate all’età, le condanne nei confronti
dei singoli non potranno più essere eseguite. Ma
questo non vale per il diritto degli eredi a veder
riconosciuto il giusto risarcimento. Sono migliaia i casi, come
numerose sono le stragi di cui non si parla: «C’è
l’imbarazzo della scelta – dichiara Luca Baiada –
uno dei casi due si è parlato meno è la strage di
Padule di Fucecchio, il 23 agosto del 1944: 174
morti, la più piccola di quattro mesi. Ma ce ne sono
molte altre, l’Italia è disseminata di stragi, e
cominciano persino prima della caduta del fascismo.
Le violenze tedesche a livello non stragista
cominciano ancora prima, già nel 1942: prepotenze,
stupri, saccheggi». Possono, ancora oggi, le ragioni
politiche e diplomatiche ostacolare e addirittura
opporsi alle istanze risarcitorie? «Come fanno i
religiosi a tacere, come fanno i capi di Stato a
tacere? – si chiede la Senatrice a vita Liliana
Segre – Diventata vecchia, dopo aver già sopportato
te stessa per tanti anni, dopo essere anche
abbastanza guarita nelle ferite, devi vedere che
l’armadio della vergogna è rimasto lì, mezzo aperto
e mezzo chiuso, ma che si riapre un’altra vergogna,
quella del detto e non detto». * Stragi naziste in
Italia: “La Germania può e deve pagare” LA STAMPA,
19/05/2019
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