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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Francoforte, fa scandalo
la mostra di moda sul velo
A Francoforte sta per essere inaugurata una mostra sulla “moda islamica contemporanea” nella quale veli, burka, niqab verranno presentati come normali capi di abbigliamento. Il Consiglio degli ex musulmani di Germania, presieduto dall'attivista per i diritti umani Mina Ahdi, chiede l'annullamento dell'evento: “È del tutto inaccettabile che nel 21° secolo venga difeso e spacciato per innocuo un pezzo di stoffa dal quale gronda sangue”.
di Mina Ahdi, presidente del
Consiglio degli ex musulmani in Germania
Agli organizzatori della mostra “Contemporary Muslim
Fashions”
Gentili signore e signori,
nella mostra “Contemporary Muslim Fashions” in programma al Museo di arte contemporanea di Francoforte dal 4 aprile al 15 settembre 2019 verranno messi in mostra hijab, veli, burqa e niqab, presentati al pubblico come tendenze di moda delle donne musulmane.
Voi siete gli organizzatori di tale “sfilata di moda”.
Non è pensabile che non vi rendiate conto che state
mettendo il dito in una piaga della storia dell'umanità
e che in questo modo non fate altro che deridere quei
milioni di donne che di quella “moda” sono vittime. Le
velature islamiche non sono un normale capo di
abbigliamento. E, per coloro che sono interessati alla
verità, intendiamo affrontare la questione ancora più da
vicino.
Dietro l'idea che il velarsi sia un comando divino e
parte importante dell'islam c'è l'idea che Dio parli
agli uomini – nel senso di maschi – sulla terra
attraverso il suo sessuomane profeta Maometto. In questa
narrazione le donne vengono declassate a benedizione per
l'uomo, buone solo a servirlo mentre devono proteggersi
dagli sguardi lascivi degli altri. Finché vivono nella
casa dei genitori devono obbedire alla volontà del padre
o dei fratelli, nel matrimonio si sottomettono a quella
del marito.
Il Dio islamico ha stabilito che le donne, dalla pubertà
fino alla morte, non possono mostrare i loro capelli,
devono indossare abiti ampi ed essere estranee al
proprio corpo e ai propri sentimenti. Queste
prescrizioni non solo sono parte della teoria teologica
ma nel corso della storia islamica sono state anche
pretese e attuate con forza. Per questo milioni di donne
nei paesi cosiddetti islamici sono quotidianamente
vittime del patriarcato e della misoginia. Una vita
segnata da dolore, umiliazione, violenza. Possiamo
inviarvi centinaia di articoli e di storie di vita che
lo raccontano.
Più importante della tradizione, della storia e della
cultura è stato però il movimento islamico che
quarant'anni fa ha preso il potere in Iran. Da allora in
molti paesi islamici la velatura delle donne viene
imposta da agenti della “polizia morale” e altri organi
di repressione. Paesi che non si esimono neanche da
flagellazioni e condanne a morte.
La velatura è il marchio di una ideologia misogina che
in Iran e in Afghanistan, in Somalia e in Sudan viene
imposta con la prigione e la tortura. Un movimento che
anche in Europa e in tutto l'Occidente, grazie a moschee
e organizzazioni islamiche, non di rado collegate ai
regimi islamici, impone il velo persino alle bambine.
Gli attivisti e i difensori di questo movimento sono
presenti ovunque, rivendicano la “libertà di religione”
e alimentano il mito che le donne così come le bambine
di cinque anni decidono liberamente di indossare il
velo.
Purtroppo una parte del movimento femminista e
multiculturalista si è collocata dalla parte di questo
movimento islamico e parla del velo come di un normale
capo di abbigliamento, rimanendo silente sul dolore e la
sofferenza di milioni di donne che, nella storia sono
state, e continuano a essere oggi, vittime di questa
terrificante misoginia islamica. Spacciando tutto ciò
per libertà di scelta dell'abbigliamento o come diritto
di esercitare la propria fede!
Gentili signore e signori, se la moda e l'arte
contemporanee sono ancora sfiorate da un alito di
umanesimo, esse dovrebbero mostrare la lotta, la vera e
propria guerra, che le donne in Iran, in Afghanistan, in
Arabia Saudita e altrove stanno conducendo contro questa
“moda”. Si tratta di una battaglia per la dignità
dell'essere umano e per la libertà anche solo di
respirare.
Si vergognino tutti coloro che fanno “moda” con il
dolore delle donne e con i simboli del loro
asservimento! È del tutto inaccettabile che nel 21°
secolo venga difeso e spacciato per innocuo un pezzo di
stoffa dal quale gronda sangue. Un pezzo di stoffa
simbolo del disprezzo per le donne. Un pezzo di stoffa
nella cui trama sono intessute innumerevoli storie
dolorose di diritti negati, di delitti d'onore, di
attacchi con l'acido a donne non velate.
Chiediamo l'annullamento di questo evento. Nessuna
sfilata al costo di una ferita che è stata inferta alla
nostra psiche e alla nostra anima dalla religione e dal
movimento islamico! Annullate questa sfilata che offende
il nostro dolore!
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