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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Tanti
i giovani alla manifestazione nazionale contro
la violenza maschile sulle donne. di Maria Mantello
Alla manifestazione
nazionale contro la violenza maschile sulle
donne, promossa a Roma sabato 24 novembre 2018
da # Non una di meno, hanno partecipato
migliaia e migliaia di persone. Partita da piazza della
Repubblica per approdare a quella di S. Giovanni
in Laterano, si è visto sfilare un serpentone di
folla, nonostante la intermittente pioggia. Un corteo sotto la pioggia,
perché come qualcuno canticchiava sulle note
della famosa canzone di Venditti: «Sotto la
pioggia batte forte il cuore, ma la pioggia non
ci bagna». Un corteo vivace,
partecipato e coloratissimo dove predominava il
color fucsia, accanto a tanto tantissimo rosa.
Quello indossato da capo a piedi da
elegantissime signore, a rivendicare una
«femminilità che non coincide con la
sottomissione» - mi dichiara un’attivista dei
centri antiviolenza-. E rosa sono i 106 palloncini
(questo il numero nel 2018 delle vittime di
femminicidio) fatti volare in aria, mentre il
megafono scandiva il racconto di alcune storie,
emblema della ferocia di piccoli uomini sulle
donne. Tanti grappoli di palloncini
rosa stretti in tante mani. A fine
manifestazione qualcuna si apre per far svettare
il suo ben oltre il cielo dell'imponente
basilica-cattedrale della diocesi romana. Una manifestazione
imponente questa del 24 novembre, che ha visto
confluire a Roma centinaia di pullman di
manifestanti da tutta Italia. Solo da Napoli
«sono ben 5... Duecentocinquanta persone», mi
dice orgogliosa una giovane donna, che ha ben in
vista un cartello fucsia con su scritto in
stampatello: «Ma quale Stato, ma quale Dio. Sul
mio corpo decido io». Sono tante e tanti i
giovani. Mi colpisce il cartello in elegante
corsivo, che leva in alto un ragazzo: «Mia nonna
partigiana me l’ha insegnato, il vero nemico è
il Patriarcato!». Non posso non chiedergli
qualcosa di più. E lui mi dice che è di Pisa e
fa parte di Rete della Conoscenza.
Studenti che «sentono di essere la staffetta
della Resistenza che continua contro prepotenza
e soprusi». Mi parla dei gruppi di
studio e di autocoscienza che promuovono, perché
dice convinto: «La subcultura patriarcale
attraversa la quotidianità, codificata per
secoli nel linguaggio dei “saperi”... Va
sradicato il medievale pregiudizio sulla
presunta “inferiorità” della donna». E un suo
amico aggiunge: «Conta l’individuo e non se è
maschio o femmina». Nel corteo, noto
qualche ragazza con un foulard rosa shocking,
tirato fin sotto gli occhi. Una di loro ha
scritto sul suo: «Non sia mai Pillon». Le chiedo
del volto coperto. «È il velo che i reazionari
vorrebbero metterci – spiega non nascondendo la
rabbia che prova – Vogliono renderci invisibili.
Vogliono riportarci a prima del nuovo diritto di
famiglia! Questo è il progetto vero della
proposta di legge Pillon!». Un ragazzo di 18 anni, alla
mia domanda: Perché sei qui. Risponde: «Sono
stanco di sentir parlare di raptus e di amore
criminale! È altra violenza che si aggiunge a
quella di maschi che considerano la donna loro
proprietà ... fino a ucciderla! Una persona
proprietà di qualcuno. È schiavismo». E un altro
del suo gruppo aggiunge: «Bisogna sradicare la
subcultura maschilista che in Italia è ancora
molto forte!». Questi ragazzi sono la nuova
avanguardia culturale della svolta progressista
di questo nostro Paese. La cosa straordinaria di
questa grande manifestazione è proprio il
caparbio impegno di questi giovani che sanno
come stanno le cose e vogliono cambiare lo stato
delle cose. Questi ragazzi
dimostrano che la breccia della consapevolezza
si è fatta strada. Ed è quella del diritto alla
libertà e all’autodeterminazione, contro
l’inganno che fa del genere una gabbia
identitaria per ripristinare gerarchie sessiste:
dalla famiglia alla società. Una questione che
riguarda donne e uomini insieme. Anche su
Micromega
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=26264
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