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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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La crociata leghista del
Comune di Verona.
La risposta ferma di
Se Non Ora
Quando
«È come se avessi preso un
campo e dovessi farci crescere un bosco. Prima
bisogna ripulirlo dalle erbacce, ararlo,
seminare. Solo a quel punto si iniziano a vedere
le prime piantine».
Queste le parole del
sindaco di Verona, Federico Sboarina,
indipendente di centro destra vicino alla Lega,
a distanza di un anno dal proprio insediamento.
E in effetti, in questo
campo così poeticamente descritto, qualcosa
comincia a crescere.
Ma non sono piantine,
piuttosto cataste di legna molto simili a quelle
utilizzate ai tempi di Torquemada per mettere al
rogo le donne accusate di stregoneria.
Tra la notte del 4 e del 5
ottobre u.s. infatti, il Consiglio
Comunale veronese ha votato (12 favorevoli, 6
contrari) una mozione della Lega che ci riporta
indietro, inesorabilmente, verso tempi davvero
bui che definire medievali non è esagerato.
Questa mozione infatti,
avvalendosi di fonti e riferimenti tutti
dell’area cattolico integralista vicinissima, se
non coincidente, alle teorie del movimento pro
vita, proclama ufficialmente “Verona città a
favore della vita” e si schiera apertamente
contro la legge 194; propone quindi
“rimedi” in opposizione alla Interruzione
Volontaria di Gravidanza tutti centrati sul
finanziamento di associazioni private (progetto
Gemma e progetto Chiara) legate a doppio filo
con lo stesso movimento pro vita.
Tali associazioni agiscono
in tema di maternità con una ottica totalmente
slegata dai principi non solo della legge 194 ma
del diritto stesso di autodeterminazione delle
donne, principio che a partire dal 1978
i movimenti femministi insieme alla parte civile
della società hanno faticosamente radicato sia a
livello istituzionale che culturale.
Ma, appunto, Sboarina
e questo governo vogliono lavorare di ruspa,
stanno gia’ lavorando di ruspa e lo stanno
facendo attaccando indifferentemente i diritti
civili e costituzionali, per sradicare in
maniera profonda quanto faticosamente seminato
negli anni.
La mozione 434 dovrebbe
essere cancellata se non altro perché fondata
sulla totale assenza di evidenze scientifiche,
su riferimenti falsati, su dati statistici non
verificabili, su affermazioni assurde quali:
“è noto che talvolta basta
un piccolo aiuto economico o la possibilità di
un lavoro per restituire a una donna in
difficoltà la serenità necessaria per accogliere
il suo bambino”
“ manca all’appello una
popolazione di 6 milioni di bambini che
avrebbero impedito il sorgere dell’attuale crisi
demografica”
e ancora
“la donna sa che
quello era un bambino, il figlio al quale lei ha
impedito di venire al mondo” attaccando anche la
RU486 affermando che “con la diffusione della
pillola abortiva sono cresciuti gli aborti e si
diffonde la ‘cultura dello scarto’, abbandonando
la donna proprio quando avrebbe bisogno di
maggior aiuto”.
Dunque questa mozione:
utilizza fonti parziali,
dati falsati e un linguaggio assolutamente
fuorviante (si riferisce ad esempio agli
embrioni con il termine di ‘bambini’ contro ogni
evidenza scientifica e facendo balenare davanti
agli occhi una sorta di strage degli innocenti)
attacca le donne in prima
persona cercando di privarle della libertà
di scelta e di autodeterminazione
le tratta come mero
contenitore riproduttivo
ignora tutto ciò che
attorno alla questione ‘maternità’ si muove
considerando possibile superare le difficoltà di
una donna a gestire gravidanza, nascita e
mantenimento di un figlio unicamente con una
elemosina di qualche mese, quella che dalle
associazioni che dovrebbero ricevere i “congrui
finanziamenti” del comune veronese viene
definita “adozione a vicinanza”.
Di più, considera le donne
stesse come individui incapaci di decidere
per sé, di comprendere e scegliere il proprio
futuro. Tutto, in questa mozione, ci parla di
una visione della società in cui le donne
andrebbero riportate al ruolo sottomesso di
decenni fa, secoli fa, annichilite da un sistema
patriarcale che, evidentemente, è duro a morire.
Siamo consapevoli, lo siamo
da tempo, che la legge 194, una legge che parla
di maternità in tutti i suoi aspetti, debba
vedere una maggiore e più corretta applicazione.
La donna deve poter
diventare madre senza dover decidere come spesso
accade tra figli e lavoro.
Il welfare deve quindi
essere pensato e migliorato in ragione di
questo.
La donna deve poter
accedere al lavoro per conquistare quella
autonomia economica che, sola, le può garantire
la possibilità di portare avanti una famiglia
anche in assenza di partner.
La donna deve poter
decidere se essere madre o meno, senza
sviluppare alcun senso di colpa se la propria
visione di sé è quella di una donna priva di
figli.
Le donne, le ragazze devono
poter accedere a tutte le informazioni volte
alla cura di sé e del proprio corpo ivi incluse
quelle che riguardano l’educazione sessuale e la
contraccezione. E quest’ultima deve poter essere
gratuita su tutto il territorio nazionale.
Le strutture sanitarie
devono assolutamente garantire le cure alle
donne, ivi compresa la somministrazione di
RU486, pillola del giorno dopo e IVG, in modo
regolare ed efficiente; l’obiezione di coscienza
deve essere regolamentata e limitata.
I luoghi di cura, gli
ospedali, le cliniche devono essere mantenuti
laici e liberi dalla offensiva presenza dei
gruppi di preghiera che si radunano nei giorni
dedicati alle IVG negli spazi antistanti gli
ospedali, gruppi che si ergono a giudici delle
nostre scelte implorando un perdono divino del
quale non abbiamo bisogno.
In questo momento siamo
assolutamente vicine e solidali con le donne di
Verona, tutte, e con le donne del PD che,
pugnalate alle spalle da una capogruppo non
degna di questo ruolo, avendo sottoscritto
anch’essa una mozione che disattende
completamente la posizione del PD sulla legge
194, si stanno battendo perché vengano comunque
garantite alle donne libertà di scelta e di
disporre di sé così come previsto da una legge
dello stato.
Siamo vicine e
solidali anche con le donne di NON UNA DI MENO
presenti in aula, protagoniste della battaglia
per l’applicazione della legge 194, sgomberate e
allontanate dall’aula mentre cercavano di
bloccare le votazioni.
Per il rispetto della vita,
una vita dignitosa per tutti, donne e nascituri,
difendiamo e applichiamo la legge 194.
SENONORAQUANDO? 8 ottobre
2018
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