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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Erdogan in Italia. Pecunia non olet!
Parevano malevole le accuse rivolte ad Erdogan di avere organizzato lui stesso il fallito golpe del 2016 che gli ha permesso, con l’ostracismo e il carcere, di stringere definitivamente la Turchia in un regime dittatoriale. Ma forse quelle insinuazioni non erano calunniose e di certo rispecchiavano bene il clima che ormai ammorbava il paese e la determinazione del suo leader di ripulire la Turchia di ogni elemento che non fosse ossequiente al suo verbo. A migliaia furono imprigionati e, allo scopo di intimidire il regime non ci si fece scrupolo, di fronte al mondo, di incarcerare persino gli attivisti di Amnesty che denunciavano le nefandezze consumate nel paese. Ebbene, domenica 4 febbraio l’autocrate è arrivato in Italia e, dopo essere stato ricevuto con tutti gli onori dalle più alte cariche dello stato, ha incontrato gli esponenti dell’imprenditoria italiana che ambiscono consolidare la cooperazione economica fra Italia e Turchia, salita attualmente alla cifra di 20 miliardi. I rapporti riguardano non solo l’industria fatturiera e il gasdotto TAP, ma anche l’apparato militare e di difesa turco che richiede l’acquisizione delle più moderne tecnologie per fare saldo il regime totalitario e continuare la guerra in medio-oriente. Poiché oggi le nostre armi, pesanti e sofisticate, bombardano i curdi, sorge una domanda: finito il fascismo, non avremmo dovuto trasformare il tipo di produzione delle fabbriche di arma? Quale immagine ha dato di sé l’Italia i cui rappresentati hanno stretto le mani di Erdogan, sporche di sangue?
Stefania Friggeri
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