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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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ISTAT, i paradossi del
lavoro
A
leggere l'ultimo rapporto dell'ISTAT sul mercato
del lavoro*, non pare ci sia molto da sorridere,
considerando peraltro che negli ultimi tempi le
stime dell'Istituto nazionale di statistica si
rivelano spesso ottimistiche rispetto ai dati
consuntivi del Ministero del lavoro e dell'INPS.
L'aumento del numero di occupati c'è, ma non è
così significativo (appena un più 0,3 per cento)
da compensare il peggioramento qualitativo
dell'offerta correlata. Si tratta infatti di
rapporti contrattuali quasi esclusivamente a
termine, in ben oltre otto casi su dieci,
destinati sempre meno a trasformarsi in forme a
tempo indeterminato, per un numero di ore
lavorate che su base annua diminuisce dello 0,7
per cento. Gli italiani trovano una nuova
occupazione con una leggerissima maggiore
facilità, ma per periodi più brevi e soprattutto
con buste paga più basse. In parole povere la
torta è rimasta grossomodo la stessa, si sono
solo assottigliate le fette, in una concezione
mercantilista del concetto delle trentacinque
ore: si lavora di meno e si è pagati di meno. E'
la legge del menga, prendere o lasciare e molti
lasciano, visto che il numero di inattivi,
specie tra i giovani, ci vede primeggiare in
Europa. Prendiamolo come una sorta di flessione
ammortizzatrice in uscita dalla crisi, destinata
cioè a rimbalzare verso l'alto in quella che si
auspica sia una più che prossima ripresa, anche
se il crollo dei lavoratori autonomi, che sono
da sempre l'ossatura del nostro sistema
produttivo, non augura certo bel tempo
all'orizzonte.
di Marco Lombardi * https://www.istat.it/it/
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