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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Inneggia all’Isis, Il tribunale
lo avvia (poco laicamente) a un corso di educazione
islamica
di Maria Mantello
Un personaggio «di elevata pericolosità sociale in termini di commissione di atti di terrorismo». Così il sostituto procuratore aveva definito il trentacinquenne cittadino italiano di origine albanese che in provincia di Bari inneggiava all’Isis. Le prove del suo fanatismo propagandato anche sui social network sono state raccolte dalla Digos della Questura di Bari: sue foto in costume Isis con tanto di mitra in pugno, video giochi per assassini seriali in stile jihadista, filmati per esaltare le atrocità compiute dai miliziani del califfato nero, incitamenti a moltiplicare il terrorismo islamico in Occidente, ... e tanto altro ancora. Quindi passaporto ritirato, niente internet e cellulare, e stretta sorveglianza speciale per altri due anni. Disposizioni che rientrano nella prevenzione del terrorismo e che non riguardano solo questo signore. Prassi insomma! Ma su questo caso c’è del nuovo:
la sperimentazione della “de-radicalizzazione”,
attraverso un percorso educativo... Leggevo la notizia e pensavo: Bene! Un corso sui valori laici democratici sanciti dalla nostra Costituzione. Ma così non è stato, visto che la Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Bari ha deciso - concorde l’interessato - di fargli frequentare un corso sui valori dell’Islam: «All’uomo potrà essere d’ausilio, oltre l’astensione dalle attività di comunicazione telefoniche ed informatiche che possono formare oggetto di specifica inibizione, l’avvio di un percorso di studio dei valori della religione islamica che consenta di acquisire elementi di conoscenza che gli consentano di comprenderne gli insegnamenti senza confonderli con il fondamentalismo religioso e la propaganda islamista; si tratta di un processo di de-radicalizzazione». L’insegnamento sarà affidato ad un’adeguata guida spirituale da concordare con le comunità islamiche. Tralasciando le difficoltà di selezione del maestro di “giusta” interpretazione coranica, desta inquietudine che istituzioni dello stato democratico pensino che la pacifica e civile convivenza democratica possa poggiare su un libro sacro che comunque ha in sé il carattere dogmatico della legge eterna, ancorata come è ad una assoluto divino, al di là del tempo e dello spazio storico. La separazione tra Stato e Chiese, allora resta ancora fondamentale, anche contro i fanatismi di chi inneggia alla guerra santa.
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