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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Predatori d’infanzia e smantellamento dello Stato sociale di Maria Mantello
Abitano una trentina di famiglie
nell’isolato 3 del Parco Verde di Caivano dove si è
consumato l’assassinio della piccola Fortuna
Loffredo (Chicca). Un anno prima, un altro bimbetto
era “volato” giù allo stesso modo da quel palazzo,
schiantandosi sull’asfalto... Stesso orco? Stesse
dinamiche? I magistrati stanno indagando. Il Parco Verde di Caivano: dove i
camorristi gestiscono spaccio e prostituzione, dove
ci sono bambini abusati e gli adulti cercano di
farsi gli affari propri in reti di inquietanti
connivenze e omertà. Storiacce di brutalità e
soprusi. Gli adulti tacciono e danno la consegna del
silenzio ai piccoli, in una banalità del male che
arriva a far dire: Stai zitta che poi passa!
Queste le parole di certe mamme e nonne di fronte
alla sofferenza delle loro figlie e nipoti. Poi
passa... è cosa normale. Banalità del male. Chicca si è però ribellata alla
logica dell’abuso, e dopo due anni dalla sua morte
si sta facendo strada la verità, grazie soprattutto
alla sua coraggiosa amica del cuore che ha rotto la
consegna del “segreto” e del “silenzio”, dando una
svolta alle indagini e portando all’arresto del
presunto assassino. Lo ha potuto fare quando si è
sentita protetta, fuori dall’inferno del Parco
Verde, in una “casa famiglia” dove è stata
inserita per proteggerla da quella originaria, dove
veniva abusata questa ragazzina che adesso ha
11 anni. E con lei le sue sorelline. Tirava calci al suo carnefice
Chicca, quel martedì 24 giugno 2014. Si opponeva con
tutte le sue forze alla violenza... e l’orco la fa
“volare” dall’ultimo piano del palazzo. Si parla di
incidente all’inizio, come per il piccolo Antonio
l’anno prima. Nessuno parla, nessuno ha visto,
nessuno ha sentito. Un regno di reticenze e
complicità radicate, se è vero - come sembrerebbe
dalle indagini - che perfino il medico a cui la
mamma della piccola Fortuna avrebbe raccontato delle
irritazioni ai genitali e delle fitte di dolore alla
pancia di sua figlia, non avrebbe sospettato nulla
sulle effettive cause di quei malori. C’è voluta l’autopsia per
evidenziare i lunghi ripetuti selvaggi abusi, da far
invidia al miglior prontuario di un De Sade. Bambini che non vengono liberati
dagli orchi, ingabbiati nel muro di silenzio che
perpetua la catena del loro martirio. Lo raccontano
i loro disegni, anche quelli di Chicca, che
tracciava su quei fogli grate alle finestre e alle
porte. Ogni particolare, ogni sfumatura assume
adesso un altro significato. Una situazione di degrado quella
del Parco Verde che genera abbrutimento e violenza,
come in tanti altri casi. Ce lo siamo sentito
ripetere in questi giorni, come fosse una fatalità
con cui giustificare l’esistenza di zone franche,
dove i clan malavitosi spadroneggiano anche in
connivenze politiche di voti di scambio. Eppure, l’Italia sulla tutela dei
minori, contro la violenza sui minori, ha una
legislazione d’avanguardia, che però oggi trova
sempre maggiori difficoltà di applicazione per la
riduzione crescente di investimenti sociali che
colpiscono anche le strutture statali specializzate
per la protezione e l’assistenza dei bambini. Come
quella dove l’amica del cuore di Chicca ha potuto
parlare, raccontare agli psicologi. E adesso dice di
sentirsi felice, per averlo fatto. Una legislazione avanzata quella
italiana, che si innesta su normative internazionali
fondamentali: la “Convenzione Onu dei diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza” del 20 novembre
1989; la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla
protezione dei bambini contro l’abuso e lo
sfruttamento sessuale” del 12 luglio 2007 -
conosciuta come “Convenzione di Lanzarote”, dal
luogo dove il 25 ottobre 2007 venne aperta alla
firma, che l’Italia vi appose il 7 novembre 2007 -. Ma il tutto si arenò ben presto
sulla strada dello smantellamento dei servizi
sociali, tanto che nel 2009 (al governo c’era
Berlusconi) la commissione ONU ci bacchettava per
non aver strutturato un efficace “sistema
nazionale”. Un vuoto istituzionale, che riguardava
in particolare le Regioni meridionali. E le cose non
sono certo migliorate con i successivi governi,
anche essi bacchettati ancora per inadempienze
dall’ONU. Abbiamo sentito in questi
giorni sul caso di Caivano vibranti dichiarazioni di
condanna governativa, con promesse di lotta alla
“pedofilia” e alle sue reti criminose...
Ma senza l’effettivo decollo di
quei Protocolli d’intesa del 2007, sarà davvero
difficile che questo accada. E, spenti i riflettori della
cronaca nera, c’è il rischio che vinca quella
consegna del silenzio che raccomandavano anche la
mamma e la nonna della coraggiosa amica del cuore
della piccola Chicca. La camorra ringrazia! E anche il
voto di scambio?
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