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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Famiglie gay. L’indegna guerra dei reazionari ai figli
di Maria Mantello
Che in Italia esistessero da molti anni diverse forme di famiglia, lo Stato ne aveva preso atto da tempo, se non altro per i problemi di registrazione anagrafica. Di qui la necessità di sostituire le obsolete norme del 1958 con il D.P.R. 223 / 1989, che all’art. 4 precisa: «agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune». Notare la dicitura “vincoli affettivi”, che è alla base di tutte le istanze di riconoscimento giuridico delle famiglie omosessuali.
Famiglia/Famiglie
Dal 1996 - per intervento del Ministero degli interni che emanava le circolari applicative – questo Decreto è diventato vincolante per i Comuni, che ad esso hanno dovuto adeguare i certificati che rilasciavano, garantendo altresì la riservatezza personale, che implicava «la eliminazione dagli stati di famiglia anagrafici delle indicazioni relative alle relazioni di parentela, affinità o convivenza». Scompariva così anche quell’indecente sigillo patriarcale, che connotava come “figliasti” i figli della donna che convolava a nuove nozze, i cui bambini venivano inglobati nella famiglia del nuovo padre. Era un certificato, ma la rivoluzione di far scomparire la distinzione tra “figli” e “figliastri” cominciava. Iniziava con quelle carte bollate un atto di civiltà, che almeno salvaguardava il diritto alla dignità personale nella quotidianità: quando presentavi il banale certificato di famiglia e ti sentivi addosso il risolino o la commiserazione malcelati di chi lo riceveva.
Pari diritti per i figli delle famiglie gay
Per eliminare ogni differenza nello status di figli, a qualunque titolo tali, si è dovuta aspettare la legge 219/2012, che cassava le distinzioni dei codici e codicilli tra “legittimi”, “naturali”, “adottivi”. Allora, perché si vuole negare la stessa parità ai figli delle coppie gay? Non è discriminatorio e razzista interdire al compagno o alla compagna del genitore biologico di queste coppie la possibilità di adottare quel bambino? Il legislatore di una liberal-democrazia non dovrebbe aver nulla da eccepire su questo, perché dovrebbe preoccuparsi di applicare l’art. 3 della nostra Costituzione, che fa del binomio dignità e uguaglianza il manifesto programmatico della democrazia, e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli, compresi quelli di discriminazione sessuale.
La legge sulle adozioni c’è già
Per le adozioni, la legge italiana è molto rigida e i giudici tutelari non mancano certo di serietà! Allora, perché pregiudizialmente si deve negare proprio ad una coppia gay il diritto alla genitorialità, soprattutto quando si è già genitori di fatto? O vogliamo che per questi ragazzini ritornino odiose discriminazioni? Come si fa a dire, che un bambino per legge venga strappato alla sua famiglia di genitori gay che l’hanno cresciuto e accudito, prospettando per lui un futuro di affidi e, in caso di mancata adozione, un istituto per bambini senza genitori? Una crudeltà inaudita e perversa, che addirittura diviene accanimento di perbenisti in crociata omofoba permanente, che non si fanno scrupolo di usare questi figli come capro espiatorio per ribadire tutti i pregiudizi anti-gay, ignorando, o facendo finta di ignorare, che l’omosessualità non è una “malattia” da cui essere redenti, ma una «variante naturale del comportamento umano», «una caratteristica della personalità», come ogni manuale scientifico spiega.
Colpevoli pregiudizi e ipocrisie
Essere gay non è contro natura, e neppure le relazioni omosessuali lo sono. Allora basta con l’ipocrisia del “si fa ma non si dice”! Basta con la cattiveria di volere per gli omosessuali un inferno di clandestinità! Una vita di espiante castità! Qui, lo strano, il pericoloso, non è l’omosessuale che mette su famiglia (vivaddio si dovrebbe dire!), ma certi moralisti, che vorrebbero “rieducarli” a diventare etero.
Le leggi sono l’espressione di un’evoluzione sociale. E chi le vorrebbe inchiodare alla croce della sua gabbia fideista è pericoloso per la stessa pacifica convivenza democratica. Condanniamo giustamente la sharia. Guardiamo con terrore all’avanzata dell’Isis. Possiamo non preoccuparci che il fideismo cieco e arrogante di casa nostra ci riporti al medioevo?
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