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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Marino, sotto attacco
perché onesto e laico di Francesco Luna
Perché sparano tutti contro
il sindaco di Roma? Come mai da qualche mese a
questa parte lo sport preferito di intere
bande di editorialisti e twittaroli è prendere a
pallate incatenate Ignazio Marino? Come mai a queste
masse agitate ha fornito una sponda, assestando lui
stesso fendenti micidiali, persino il
“misericordioso” papa Francesco? Se provi a chiedere
a qualcuno dei vessatori quotidiani di Marino, siano
essi editorialisti o gestori di potenti siti
internet, ti rispondono che la colpa è del sindaco, che non
sa comunicare. Il che è abbastanza prevedibile: ogni
aggressore giustifica le proprie azioni
accusando la vittima: è lei che le botte “se le va a
cercare”. Oppure indicano un cassonetto pieno
o un autobus in ritardo e dicono: “Vedi? Marino se
ne deve andare”. In realtà i motivi
dell’aggressione quotidiana contro Marino sono
altri. Il motivo principale, quello che muove le grandi
masse urlanti, è che picchiare Marino è facile.
Marino è un “soft target”, uno che si può massacrare
tranquillamente. Marino è la cuccagna dei vigliacchi
da scrivania: lo possono sbertucciare sui
giornali senza paura, perché nessuno telefonerà il
giorno dopo per minacciare il loro editore.
Anzi: saranno in molti a brandire i loro editoriali
come scimitarre per chiedere la rimozione del
sindaco. E i cittadini di Twitter, che dei giornali
leggono solo i titoli, si uniscono volentieri al
pestaggio, così, perché lo fanno tutti. Il secondo motivo per cui
Marino si può picchiare è che si è fatto molti
nemici. E ai vigliacchi piace far parte del branco, specie
se del branco fanno parte personaggi non
particolarmente belli a vedersi. Chi detesta Marino è per
esempio l’ex sindaco Gianni Alemanno, quello che gli
ha lasciato in eredità una città sull’orlo
del collasso, quello che rimpinzò l’Atac, l’azienda
comunale dei trasporti, di parenti e amici,
portandola quasi alla bancarotta. Fra chi vorrebbe
cacciare Marino ci sono poi i Casamonica, quelli del
funerale coatto che ha sputtanato la città davanti
al mondo, per colpa di gravi omissioni da parte
delle forze dell’ordine, che sapevano e non fecero
nulla. Le forze dell’ordine, sia detto per
inciso, fanno capo al prefetto Franco Gabrielli, è
lui il responsabile del disastro dei Casamonica, come
ha del resto ammesso lui stesso. Ma Gabrielli non si
tocca: lui i protettori ce li ha. A proposito di “mondo di
mezzo”, Marino è certamente visto come il fumo negli
occhi dai mafiosi di Mafia Capitale. Da
quando c’è lui, per i criminali gli affari vanno a
rotoli. Non riescono più a piazzare nessuno dei
loro in Campidoglio, non riescono a condizionare gli
appalti, hanno grosse difficoltà ad entrare
nelle stanze dei dirigenti comunali, come facevano
un tempo, e a far capire chi è che comanda.
Insomma: non comandano più e quelli sono personaggi
con i quali è meglio non scherzare. Infatti
a Marino, che aveva cominciato a fare il sindaco
girando in bicicletta, da molti mesi è stata
assegnata dal Ministero dell’Interno una scorta. Fra gli altri nemici di
Marino ci sono alcune fra le famiglie più potenti di
Roma, come la famiglia Tredicine, quella
che gestisce gli orribili camion bar che Marino ha
fatto sgomberare dal Colosseo e da altre fra le
più belle attrazioni turistiche di Roma. Mettersi
contro questi signori, fra l’altro ampiamente
rappresentati in Campidoglio, è un gesto di grande
coraggio, che nessuno fra i predecessori di Marino aveva
mai compiuto, a cominciare dai due recenti sindaci
più famosi e acclamati: Veltroni e
Rutelli. Adesso il Colosseo lo si può finalmente
ammirare in tutto il suo splendore, non più impallato
dai camion bar. Una gioia da assaporare magari dopo
una passeggiata sull’ultimo tratto di via dei
Fori Imperiali, restituita finalmente sempre di più
al traffico pedonale (altra coraggiosa iniziativa
che ha mandato su tutte le furie i commercianti e i
residenti, molto potenti, della zona).
L’elenco dei nemici di Marino potrebbe continuare a
lungo: Ci sono le potenti famiglie
di Ostia che avevano cementificato abusivamente il
lungomare e che si sono trovate una mattina le
ruspe mandate da Marino a restituire la spiaggia ai
romani. O coloro che lucravano sulla discarica di
Malagrotta, un orribile monumento all’inquinamento e
al degrado, che Marino, dopo anni di sindaci
indecisi, ha chiuso, raddoppiando allo stesso tempo
la raccolta differenziata. O le potenti
ditte abusive che infestavano la città con enormi
cartelloni pubblicitari. Marino ha persino messo mano
agli affitti degli alloggi comunali, rimettendo in
discussione casi di gente che pagava poche decine
di euro al mese per appartamenti in pieno centro e
mettendo in vendita ben 600 appartamenti.
E ha deciso di far lavorare di più i macchinisti
della metro, costringendoli a “strisciare”
il badge a inizio e fine turno, come nei paesi
civili. Contro Marino c’è poi
ovviamente il PD romano, infiltrato da personaggi
inquietanti e contigui alle opache pratiche del
malaffare di Mafia Capitale e dunque sciolto da
Matteo Renzi e commissariato con Matteo
Orfini. Con la vittoria di Marino, i potentati del
PD romano si erano già messi il tovagliolo ed erano
pronti a sedersi a tavola. Ma il sindaco li ha
sbattuti fuori, forte del mandato popolare diretto. Chi
sperava di fare l’assessore si è dovuto accontentare
di un seggio in consiglio comunale, chi
sognava la poltrona di amministratore di una
municipalizzata è rimasto a casa. Qualcun altro, nel
frattempo, è finito in galera. Tutte persone con
amicizie molto in alto, tutte persone che gliel’hanno
giurata. Fra i nemici più illustri di
Marino c’è poi lui, il più potente di tutti: Matteo
Renzi. Il presidente del Consiglio non ama Marino,
e non capiamo perché. Il sindaco di Roma è in realtà
il più renziano dei primi cittadini. Da
quando è stato eletto ha preso le sue decisioni
senza guardare in faccia nessuno, ha sbaragliato i
centri di potere, ha avviato politiche di lungo
termine, ha preso decisioni impopolari. Ha “cambiato
verso” e ne sta raccogliendo i frutti, se è vero che
solo la scorsa settimana Fitch ha detto che
finalmente, dopo tre anni, i conti di Roma stanno
tornando in ordine. Ma a Renzi Marino non piace, e questo
facilita ovviamente il compito dei picchiatori
mediatici. Se l’imperatore mostra il pollice verso, i
leoni (che in realtà sono conigli) possono partire
all’attacco. E
veniamo all’ultimo dei nemici che Marino si è fatto,
che poi è il più grosso: il Vaticano. E qui il piccolo sindaco di
Roma si è messo contro un gigante contro il quale
nessuno aveva mai osato mettersi. Come malvisto dalla Curia per la
sua storia, passata e presente. Da politico, Marino
si batté con coraggio a favore del referendum sulla
procreazione medicalmente assistita eterologa. Pochi
se lo ricordano, ma quella di Marino e altri
fu una battaglia di civiltà osteggiata con forza dal
Vaticano e purtroppo persa per il non
raggiungimento del quorum al referendum del 2005. Ma
non finisce qui. Poco dopo il suo insediamento, Marino istituì il registro
comunale per le unioni civili, accogliendo anche
coppie dello stesso sesso, proprio mentre si
concludeva in Vaticano il sinodo sulla famiglia.
Un’iniziativa simbolica, che provocò anche aspri
contrasti con l’attuale ministro dell’Interno,
Alfano, ma che fu uno dei pochissimi riconoscimenti
della dignità delle coppie gay. Non contento, Marino ha poi
nel giugno scorso apertamente patrocinato il Gay
Pride a Roma. Va ricordato in proposito
che, nel 2000, l’allora sindaco Rutelli patrocinò
dapprima il Gay Pride, ma fu costretto poco prima
della giornata a ritirare il patrocinio. Marino non
solo non ha ritirato il patrocinio, ma si è persino
messo in testa al corteo, il 13 giugno scorso. E
vedere quella fascia tricolore sfilare a pochi
metri dal Cupolone insieme alle bandiere arcobaleno
deve aver provocato più di un travaso di bile
nelle segrete stanze del Vaticano e più di una
preoccupazione per la “cattolicità” dell’imminente
Giubileo. Si arriva così alla trasferta
di Filadelfia. I fatti sono noti: in giugno il
sindaco di Filadelfia, Michael Nutter, e
l’arcivescovo, Charles Chaput, volano a Roma per
preparare la visita del Papa di settembre. Vogliono capire
dagli esperti comunali come organizzarsi. Marino li
riceve e Nutter lo invita a Filadelfia per una
serie di iniziative in concomitanza con la visita
del Papa. Marino annuncia la trasferta,
specificando che i costi non saranno a carico
dell’Amministrazione capitolina e che l’invito viene dal suo
collega sindaco. Pochi giorni fa, come annunciato,
Marino vola prima a New York, poi a Filadelfia,
dove partecipa a diverse riunioni ed eventi, fra cui
la messa del Papa in occasione del World Meeting
of Families. E siamo al redde
rationem. Durante il viaggio di ritorno
del Papa, a nome dei giornalisti italiani al
seguito, il giornalista di SkyNews24, Stefano Maria
Paci, gli rivolge una domanda molto scorretta.
Eccola: “Ci tolga una curiosità. Il
sindaco Marino, sindaco di Roma, città del Giubileo,
ha dichiarato che è venuto all’incontro
conviviale delle famiglie, alla messa, perché è
stato invitato da lei. Ci dice com’è andata?”. Notate come
il giornalista inserisca nella sua domanda al Papa
una vera e propria menzogna, quando afferma: “Il
sindaco Marino ha dichiarato che è stato invitato da
lei”. Mai, in nessuna occasione,
Marino ha detto di essere stato invitato dal Papa.
Anzi: ha sempre specificato che l’invito a
Filadelfia gli era stato rivolto dal sindaco di
quella città. E’ abbastanza incredibile che giornalisti
professionisti compiano una scorrettezza simile, fra
l’altro rivolgendosi ad una delle persone più
influenti della Terra. Il Papa non può ovviamente
sapere cosa abbia detto o non detto Marino, ma non
sembra dispiaciuto dalla domanda. Ecco cosa
risponde: “Io non ho invitato il
sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli
organizzatori e neanche loro lo hanno invitato. Chiaro? È venuto…
lui si professa cattolico: è venuto spontaneamente” Il colpo è micidiale e
l’effetto politico che ne segue devastante. I siti
internet (a parte mettono in rete solo la
risposta del Papa, non la domanda, facendo credere
surrettiziamente che la precisazione sia
un’iniziativa di Bergoglio. Il video del Pontefice in
aereo col microfono che dileggia Marino, in un colpo
solo, fa contenti: i Casamonica, Gianni Alemanno,
Matteo Salvini, Giorgia Meloni, la famiglia
Tredicine, la lobby dei commercianti dei Fori
Imperiali, il PD romano commissariato e ciò che
resta di Mafia Capitale. Si stappa lo champagne.
Partono i tweet e partono le paginate sui siti, ma
soprattutto si mettono in moto le tastiere dei
picchiatori. Il Papa tiene fermo Marino e loro
possono pestarlo a sangue: dài ché ci divertiamo. Si impaginano
i pezzi dei vari Merlo, Tucci, per non parlare di
Giordano e Tramontano. E’ una festa: la
character assassination impazza. Tutti a scrivere
che il Papa smentisce e sbugiarda Marino, quando è
ovvio che il Papa non ha smentito nulla, perché
Marino mai aveva detto di aver ricevuto inviti
dal Papa. La replica di Marino viene nascosta in
poche righe, nessuno la vede. La gogna è scattata,
chi vuole può avvicinarsi a scagliare la sua pedata. Pochissimi scelgono di
ragionare con la propria testa. Fra questi, Massimo
Gramellini, sulla Stampa, e Francesco Oggiano, su
Vanity Fair. Intervengono per ristabilire la verità
opinionisti noti come Stefano Menichini e Chiara
Geloni. Ma le loro voci, per quanto forti, sono
surclassate dalle grida sguaiate dei pecoroni da
tastiera. Il colpo è assestato,
oltretevere qualcuno forse sta brindando. O forse
no, sta di fatto che il Papa è ormai ufficialmente collocato
fra quanti vogliono togliere di mezzo il sindaco di
Roma. Resisterà Marino, sindaco da
poco più di due anni, all’attacco concentrico dei
suoi tanti nemici, con l’appoggio di fatto di
chi a Roma regna da una ventina di secoli? Non lo
so. So che questo sindaco è stato eletto con il
60% dei voti dei romani, che hanno diritto di vedere
rispettato il proprio voto. So anche che Marino ha
difetti, come tutti, ma nonostante la stampa e la tv
facciano finta di non vedere, sta portando
avanti riforme coraggiose e provvedimenti importanti
e che la città, lasciata dalla destra in
condizioni drammatiche, sta migliorando. Marino è un argine fragile
all’arroganza e alla protervia di chi, da varie
angolazioni, vorrebbe tornare a decidere cosa deve
e non deve essere fatto a Roma, infischiandosene dei
romani e di quello che essi stessi hanno
scelto. Per questo Marino ha il dovere di resistere e andare avanti, se ce la fa. E chi se la sente ha il dovere di difenderlo.
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