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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Un funerale fastosissimo quello
per Vittorio Casamonica di etnia sinti, elemento di spicco
dell’omonimo clan che controlla tutta una serie di attività
illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti
nell'area sud est della capitale. Il funerale del padrino Vittorio è
stato celebrato il 20 agosto a Roma nella chiesa di S.
Giovanni Bosco al Tuscolano, le cui porte nel 2006 furono
chiuse al funerale di Piergiorgio Welby, a cui Vittorio Casamonica, “Il Re di
Roma” - come recitava la gigantografia appesa all’ingresso
dell’edificio sacro di prima mattina – è stato invece
onorato e benedetto in questa chiesa dal parroco in
persona, Giancarlo Mattei. S. Giovanni Bosco, la imponete
chiesa a due passi da Cinecittà, che vide (guarda le
coincidenze!) la celebrazione nel 1990 delle esequie di
Enrico De Pedis, Renatino, il boss della banda della
Magliana seppellito poi con tutti onori nella basilica di s.
Apollinare vicino piazza Navona. La banda della Magliana, collegata
anche al terrorismo fascista della strategia della tensione,
i cui protagonisti hanno galleggiato indisturbati fino ad
oggi in quel “mondo di mezzo” scoperchiato dal sindaco
Ignazio Marino. Ebbene, proprio all’ombra della
banda della Magliana iniziò il radicamento malavitoso dei
Casamonica a Roma, la cui compattezza di famiglia-clan
consentì di conquistare il controllo delle periferie dal
Tuscolano alla Romanina all’Anagnina … Il funerale di Vittorio Casamonica
si è svolto nell’ostentazione di ricchezza e potere. Strade bloccate per ore dai vigili
al Tuscolano per il corteo funebre. Una lussuosissima
carrozza nera con intarsi oro trainata da tre pariglie di
cavalli irlandesi a trasportare la bara fin al sagrato … e
Rolls Royce da califfo per il trasbordo alla sepoltura.
Petali di rosa piovono da un elicottero. La banda musicale
che suona passi della colonna sonora del film “Il padrino”… Tutto è
inno al “Re di Roma”, che altre gigantografie incoronano a
dominio del Colosseo e del Cupolone... "Hai conquistato Roma, ora
conquisterai il paradiso", recita un altro manifesto con il
boss vestito di bianco come un papa, il girocollo-camicia
chiuso da un crocifisso in bella vista... Mi viene in mente il libello “Iulius
exclusus e coelis” di Erasmo da Rottardam, dove papa
Giulio II dopo la sua morte vuole entrare a tutti i costi in
Paradiso, e a s. Pietro che gli sbarra il passo, dice di
farsi da parte, perché comunque il regno dei cieli lo
conquisterà con i suoi armati. Un pamphlet contro il papa, che
Erasmo scriveva per denunciare l’arroganza di una chiesa di
potere, e per chiamare le coscienze cristiane a una presa di
posizione per la riforma della Chiesa. Una riforma che oggi, anche sulle connivenze tra mafia e clero, sembra dover fare ancora molta strada. Non basta infatti che il papa scomunichi i mafiosi, se poi lascia correre sugli inchini ai boss nel Meridione, o che un parroco come quello di don Bosco, continui a dire che quel funerale al “padrino” Casamonica lo rifarebbe, perché il defunto era un cattolico praticante e questo per lui basta e avanza!
[1] «In
merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per
il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di
Roma precisa di non aver potuto concedere tali
esequie perché, a differenza dai casi di suicidio
nei quali si presume la mancanza delle condizioni di
piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in
quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la
volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria
vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica
(vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn.
2276-2283; 2324-2325)».
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