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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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La scuola sciopera perché non è
serva di Maria Mantello
Martedì 5 maggio la scuola
statale alza la testa più compatta che mai perché
non è serva. Perché non ci sta ad essere
privatizzata. Perché continua la sua
resistenza attiva contro i quiz Invalsi, funzionali
alla destrutturazione cognitiva richiesta nel
fast food del mercatismo globale. Perché tenacemente insiste ad avere l’ambizione di educare alla critica, come Costituzione comanda: scuola di democrazia, di educazione alla libertà per l’emancipazione individuale e sociale. Una scuola assai scomoda per chi
sogna “pezzi” obbedienti, funzionali ai padroni
della stasi sociale, a cui la unidirezionale tratta
governativa Berlusconi-Monti-Renzi, meglio di
un treno italicum, tira dritto verso il
funerale della scuola statale. Lo sciopero l’Invalsi e la (non)
“buona scuola” A maggio nelle scuole anche l’Invalsi cerca di piantare i suoi crisantemi: i suoi contestatissimi quiz funzionali ad ingabbiare su nozioni minimali le teste dei ragazzi; perché tutto diventi un twitter-spot, che in un gioco illusionista qualcuno continua a chiamare “buona scuola”! E se viene fischiato, come è accaduto a Bologna domenica 3 maggio cerca di far passare la sua ostinazione per missione epocale: «Abbiamo il compito di cambiare l’Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo». Non mollare, mai! Era il motto di un’era non certo foriera di democrazia. Intanto, a Bologna, per garantire l’ordine pubblico, alla polizia si ordina di reprimere a manganellate un gruppo di cittadini – contestatori del “premier”. Sono a volto scoperto e non armati... Ma non son mica black bloc! Quindi - stavolta - si può fare! A maggio – dicevamo – si ripete
il rito coatto dei test Invalsi. E in
concomitanza delle batterie di indovinelli, da anni
lo sciopero è l’arma più efficace per decretarne il
sicuro affossamento. Il 5 maggio ci sarebbero dovuti
essere quelli delle elementari. Ma c’è lo sciopero.
Sciopero generale della scuola statale. Perfino i sindacati più
buonisti alla fine hanno dovuto prendere atto che il
governo (amico?), tra un occhiolino a Confindustria
e uno al Cupolone, non fa proprio gli interessi
della scuola della repubblica, quella che non a caso Sciopero generale, che
botta! Stavolta il quizzone salta davvero! Frenetiche le consultazioni per
trovare un paravento. Ed ecco pronto l’ente Invalsi
a far slittare la prova di due giorni. Ma non è
attività antisindacale? Al mercato dell’Invalsi L’Invalsi, ente di diritto
pubblico per la valutazione e la formazione, mezzo
eccellente per addomesticare libertà d’insegnamento
e d’apprendimento. Restringendo col sistema
dei quiz la preoccupazione sul risultato - a cui per
altro sono legate carriere docenti e finanziamenti
delle scuole - conterrà infatti sempre più
l’orizzonte della coscienza critica che si nutre di
pensiero problematico – riflessivo. Imbarazzante ed
inutile per la massima flessibilità imposta dalla
rigida legge del guadagno turbocapitalista. Ecco quindi che proprio
l’Invalsi sarà il cavallo di Troia per realizzare
quella sistematica fluidificazione cognitiva che
impedirà ogni consapevolezza critica per
riconoscere e contrastare la pauperizzazione umana
e sociale di cui si sarà artefici e vittime. Questo spiega il crescente potere
che si sta dando alla istituzione Invalsi, che sarà
il perno dell’intero sistema formativo. E che già quest’anno entrerà con
una sua truppa selezionata a presidiare le classi
durante lo svolgimento delle sue prove quiz di
questo maggio. Mai si era arrivati prima a
tanta defezione dello Stato. Una vera e propria occupazione
delle scuole da parte di un ente terzo, con
esautoramento di ruoli e funzioni istituzionali di
Presidi, Docenti, e Personale della scuola tutto,
ridotto a meri esecutori! Un guizzo di dignità potrebbe... Ma poiché le prove Invalsi,
che non a caso i collegi dei docenti respingono,
sono estranee alla programmazione
pedagogico-didattica, cosa accadrebbe se il docente
continuasse a suo diritto a far lezione? E se si
rifiutasse di far entrare nella sua classe gli
appaltatori del quiz nella veste di “osservatori
esterni”? Sono passati pochi giorni
dal 25 aprile e mi piace ricordare un episodio che
riguarda il prof. Pilo Albertelli, Mazziniano,
Azionista, Partigiano di Giustizia e Libertà,
Martire delle Ardeatine. Quando gli sgherri della
repubblica sociale agli ordini delle SS si
presentarono al liceo romano che ora porta il suo
nome, il professore calmo disse loro: «Signori devo
prima finire la mia lezione, è un mio diritto». E quei signori aspettarono
che il coraggioso professore di filosofia terminasse
la sua lezione su Kant! Oggi è un’altra storia,
certamente! Siamo in democrazia! Speriamo allora che quando si
sentono le avvisaglie di certi soprusi lesivi della
libertà d’insegnamento e di apprendimento, sigillo
sacro della nostra Costituzione, essi restino
soltanto una buffa commedia.
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