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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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l’Espresso accende i riflettori
sull’immenso tesoro vaticano VATICANO, UN TESORO DA 10 MILIARDI
Investimenti in immobili, azioni, oro e valute. Dall'Apsa
allo Ior, ecco tutti gli affari della holding pontificia.
Per la quale si è scatenata un'altra guerra di potere. di Emiliano Fittipaldi, da
L'Espresso
«Non accumulate per voi tesori sulla
terra, dove tarme e ruggine consumano e dove ladri
scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in
cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non
scassinano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là
sarà anche il tuo cuore», ammonisce Gesù nel vangelo secondo
Matteo. Da duemila anni, sostengono gli
anticlericali, Santa Romana Chiesa ha sempre interpretato la
parabola a modo suo: infischiandosene altamente. Se il
denaro è lo sterco del diavolo, in Vaticano sembra valere
invece il detto "pecunia non olet": lingotti e monete d'oro,
banconote di ogni valuta, proprietà immobiliari sterminate
sono state ammucchiate nei secoli da preti, vescovi e
cardinali, e la ricchezza ha assunto proporzioni bibliche. Se è quasi impossibile quantificarla con
esattezza, "l'Espresso" ha letto una mole significativa di
documenti top secret e può oggi fare luce per la prima volta
su una parte importante del tesoro di Dio e sulla guerra
interna che si sta combattendo per metterci le mani. Spulciando una relazione segreta della
Cosea, la dissolta Commissione referente sull'organizzazione
della struttura economica del Vaticano, si scopre, per
esempio, che «le varie istituzioni vaticane gestiscono i
propri asset e quelli di terzi a un valore dichiarato
di 9-10 miliardi di euro, di cui 8-9 miliardi in titoli, e
uno di immobiliare». Leggendo il
bilancio mai pubblicato dell'Apsa
(l'ente che amministra il patrimonio della sede apostolica)
e alcune note confidenziali firmate dal neo presidente dello
Ior Jean Battiste de Franssu, si capisce che parte
importante del tesoro è nascosto proprio all'Apsa, che a
differenza dello Ior non ha mai reso noti i suoi conti.
Dopo che uno dei suoi contabili,
monsignor Nunzio Scarano, è stato arrestato per riciclaggio,
corruzione e truffa, il Santo Padre ha deciso di mettere il
naso anche lì. Infine, "l'Espresso" ha trovato anche
spese e ricavi di decine di enti pubblicati nel 2013 (vedi
grafico a pag. 31): dalla Segreteria di Stato alle
nunziature estere, passando per Radio Vaticana e il
Governatorato. Leggendo questi i bilanci è evidente che le
spese della curia (case, segretari, viaggi, sicurezza,
rappresentanza) sono ancora senza controllo. TRA CASE E CHIESA La caccia al tesoro inizia da Place
Vendôme, nel centro di Parigi. A pochi metri dall'Hotel
Ritz, a rue de Rome, una società francese controllata
dall'Apsa possiede alcuni tra i più prestigiosi immobili
della zona. La Sopridex Sa ha avuto inquilini famosi (come
François Mitterrand) e oggi ha attività iscritte a bilancio
che arrivano a 46,8 milioni di euro. Il personale comprende
«un direttore, tre dipendenti, addetti alle pulizie», e la
bellezza di «16 portieri». Ma l'Apsa
controlla anche dieci società svizzere
(tra cui la misteriosa Diversa Sa, l'Immobiliere Sur
Collonge e l'Immobiliere Florimont) che, insieme alla
Profima Sa, gestiscono proprietà e terreni nella
confederazione elvetica e in mezza Europa. Tutte insieme
valgono 18 milioni. «Va ricordato che storicamente il
bilancio dell'Apsa sottostima, per questioni fiscali, i
valori dei palazzi di sua proprietà», spiega una qualificata
fonte dell'istituto che ha sede nel Palazzo Apostolico.
«Inoltre quelle svizzere sono società non consolidate: in
pancia potrebbero avere molto più di quanto dichiarato». Se è noto che la
società Profima è stata aperta a Losanna nel 1926 e che fu
utilizzata da papa Pio XI per nascondere all'estero parte
dei "risarcimenti" che la Chiesa ottenne grazie ai Patti
Lateranensi stipulati con il regime fascista, la holding
Diversa è praticamente sconosciuta.
Fondata a Lugano nell'agosto del 1942,
mentre si combatteva da Stalingrado ad El Alamein, risulta
oggi presieduta da Gilles Crettol. Un avvocato svizzero che
gestisce gli interessi del papa Oltralpe: il suo nome spunta
quasi in tutte le altre società elvetiche. Fino a qualche
tempo fa il referente italiano era invece Paolo Mennini, ex
numero uno della sezione "straordinaria" dell'Apsa (quella
che comprende investimenti e titoli, la sezione "ordinaria"
si occupa degli immobili). In seguito allo scandalo Scarano
e a una due diligence sui conti operata dalla McKinsey, gli
uomini di papa Francesco hanno deciso di farlo fuori: da
qualche settimana al suo posto, nei cda delle società
svizzere, è così comparso Franco Dalla Sega, presidente
della bazoliana Mittel e manager di fiducia del nuovo boss
delle finanze vaticane, il cardinale George Pell. L'ORO DI DIO Ma il Vaticano possiede società
immobiliari anche in Inghilterra (la British Grolux
Investments Ltd, fondata nel 1933, gestisce oggi a Londra
attività per la bellezza di 38,8 milioni di euro inclusi
negozi di lusso in New Bond Street) e, ovviamente, in
Italia: oltre allo sterminato forziere di Propaganda Fide
(ribattezzata Congregazione per l'evangelizzazione dei
popoli, ha un patrimonio stimato, al netto della crisi
immobiliare, di circa 7 miliardi), l'Apsa controlla pure le
società Sirea e Leonina, che a bilancio valgono oltre 16
milioni. Tra affitti a privati e locazioni commerciali tutte
le sigle che fanno capo all'Apsa hanno ricavato nel 2011
circa 23,5 milioni di euro. Il bilancio
finale dell'Apsa è impressionante.
Case e appartamenti sparsi in Europa
nel 2013 hanno toccato il valore complessivo di 342 milioni,
ma quello del portafoglio investimenti in euro ha superato
la bellezza di 475 milioni, a cui bisogna aggiungere titoli
per 137 milioni di dollari, 33 milioni di sterline e 17
milioni di franchi svizzeri. Un tesoro che vale complessivamente più
di un miliardo, e che oggi gestiscono in tre: Dalla Sega,
nominato super consulente lo scorso aprile; monsignor
Domenico Calcagno, il presidente dell'Apsa assai malvisto da
Pell, e il segretario monsignor Luigi Mistò. «Se gli immobili dell'Apsa valgono più
di quanto riportato in bilancio, anche sull'oro ci sono
molte cose che non tornano». Già: leggendo i dati riservati
del 2013 si scopre che l'Apsa detiene metalli preziosi per
«30,8 milioni di euro una voce che corrisponde a Qualcuno, però, sospetta che parte
importante delle riserve auree del Vaticano (alcune stime
interne della segreteria di Stato da prendere con le molle
parlano di un controvalore di 140 miliardi di euro, il
doppio di quanto conservato dalla Banca d'Italia) sia
conservata nei forzieri svizzeri e in Inghilterra. «La stima
mi sembra eccessiva», chiosa ancore il dirigente Apsa:
«Anche perché parte cospicua del nostro metallo giallo è
stato venduto tra gli anni Novanta e l'inzio del nuovo
secolo dal cardinale venezuelano Rosalio Castillo Lara, ex
presidente dell'amministrazione».
RANGER
SENZA SCRUPOLI Oltre all'oro dell'Apsa il Vaticano
controlla anche il patrimonio dello Ior, valutato 6 miliardi
tondi tondi. Non stupisce che sul gruzzolo, dopo l'arrivo
del nuovo pontefice, si sia scatenata una battaglia
(l'ennesima) per la gestione. Francesco ha
innanzitutto spazzato via gli uomini di Tarcisio Bertone
che dal 2007 guidavano lo Ior e, attraverso Calcagno, la
cassaforte dell'Apsa. Troppi gli scandali della decadente
"lobby italiana": a parte le scorribande di Scarano e le
vicende di Bertone (i casi Carige e Lux Vide promettono
sviluppi), le inchieste per riciclaggio hanno fatto saltare
il direttore dello Ior Paolo Cipriani, il suo vice Massimo
Tulli e il tesoriere della banca, mentre presto la
prefettura degli Affari economici guidata da Giuseppe
Versaldi, amico intimo di Bertone, potrebbe essere
soppressa. Arrivato sotto il cupolone, in effetti,
l'ex campione di football australiano ha mostrato subito di
che pasta è fatto. Qualche giorno fa ha silurato il
presidente dello Ior Ernst von Freyberg (il cerchio magico
del papa non lo considerava abbastanza affidabile), e ha
rottamato le vecchie strutture di governance. Pell non si fida di nessuno, e ha così
accentrato nei suoi uffici tutti i poteri esecutivi: se la
segreteria di Stato è stata pesantemente ridimensionata (il
successore di Bertone, Pietro Parolin, si occuperà
prevalentemente di diplomazia), lo Ior e l'Apsa sono stati
commissariati. Le loro funzioni saranno profondamente
riformate, e la loro autonomia limitata. L'australiano ha l'appoggio silenzioso
del papa, e finora nessuno ha osato sfidarlo apertamente. Ma
sono in tanti a considerarlo troppo ambizioso: se Parolin ha
sotterrato l'ascia di guerra solo perché Francesco lo ha
ammesso nel C9, il gruppo ristretto di cardinali che devono
aiutarlo nella guida della Chiesa, il presidente del
Governatorato Giuseppe Bertello sta tentando in tutti i modi
di bloccarne l'ascesa. Gli screditati e famelici porporati
italiani ipotizzano cordate per salvare il salvabile, ma
possono far poco. Tra i nuovi potenti solo Oscar Rodriguez
Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del C9
e il cardinale Santos Abril y Castelló, appena nominato
presidente della commissione cardinalizia dello Ior, hanno
provato a limitare il raggio d'azione di Pell. Per ora senza
successo. Anche in Australia sono in molti,
soprattutto tra i progressisti, a non vedere di buon occhio
la scalata del loro concittadino. Famoso per le sue posizioni ultra
conservatrici e le sue sparate pubbliche sull'Islam («È una
religione guerresca per natura, il Corano è costellato di
invocazioni alla violenza», ha detto) è stato scagionato nel
2002 dall'accusa di aver abusato di un ragazzino di 12 anni
durante un campo estivo per chierichetti, mentre nel 2008
un'altra presunta vittima di abusi ha incolpato Pell di aver
coperto un sacerdote. Lo scorso marzo
il cardinale, infine, è stato chiamato a testimoniare di
fronte alla Commissione nazionale d'inchiesta sugli abusi
contro i minori istituita dal governo di Camberra,
in merito a una causa che un altro ex chierichetto, John
Ellis, aveva fatto alla Chiesa e allo stesso Pell in seguito
a violenze sessuali avvenute tra il 1974 e il 1979. Nel 2007 i legali del prelato avevano
ammesso gli abusi sul ragazzino, ma avevano convinto la
Corte d'appello che «la Chiesa non esiste come entità
legale». Una decisione che ha permesso alla Santa Sede di
risparmiare milioni in risarcimenti. Pell ha chiesto scusa,
ma in molti sono restati sconcertati per la sua promozione,
e hanno malignato di "un paracadute" offerto da Bergoglio. ARRIVANO I MALTESI Nella giungla vaticana il ranger
venuto da Sydney non si muove da solo. Il capo segue i
consigli di tre fidati consiglieri: il neo presidente dello
Ior, Jean Battiste de Franssu; il tycoon maltese Joseph
Zahra (entrambi membri del Consiglio dell'Economia, l'altro
neonato ufficio economico guidato da Reinhard Marx); e
l'amico Danny Casay, manager che ha gestito con lui la
diocesi di Sydney. Sono loro gli esponenti di punta che gli
sconfitti, i vecchi cardinali di curia, chiamano la banda
dei maltesi. A fine giugno un'inchiesta de
"l'Espresso" aveva segnalato il rischio di qualche conflitto
di interessi tra i nuovi custodi dei business di San Pietro.
L'unico membro italiano chiamato a far parte del Consiglio
dell'Economia si chiama Francesco Vermiglio e ha fondato con
l'amico Zahra (patron del colosso finanziario Misco Malta)
la Misco Advisory Ltd, una joint venture per invogliare i
nostri connazionali a investire nell'isola fino a pochi anni
fa vero paradiso fiscale. A marzo 2014, inoltre, il figlio
di de Franssu, Luis Victor, è stato assunto dalla
Promontory, società Usa che da un anno sta spulciando i
conti dello Ior. Ma il numero uno dell'Ior pare abbia buoni
rapporti anche con alcuni giovani consulenti della Mckinsey
che hanno lavorato sui bilanci dell'Apsa. Tra loro c'era
pure Filippo Sciorilli Borrelli. Classe 1981, è un figlio
d'arte: suo padre Ivo è infatti tra gli azionisti di
maggioranza di Banca Arner, l'istituto svizzero che ha tra i
suoi (pochi) correntisti Silvio Berlusconi. «Non c'è nessuna
lobby maltese», ha ribattuto Pell, indignato. Sarà. Di certo sono proprio i finanzieri
de Franssu e Zahra - titolari di società di investimento -
ad aver ideato i nuovi assetti e le nuove strategie per
gestire gli affari. Come risulta da un documento riservato
del 6 marzo e da loro firmato, la coppia aveva ipotizzato
uno schema (pubblicato a pag. 28) che rispecchia in gran
parte quello annunciato da Pell in una conferenza stampa
qualche giorno fa: potere assoluto della Segreteria
dell'Economia, Apsa trasformata in Banca centrale, nascita
di un nuovo Vatican Asset Management (Vam) per gestire
titoli e obbligazioni. TANTO PAGA FRANCESCO Nelle mire di
Pell c'è anche un altro patrimonio della Santa Sede: i musei
vaticani, tra i più visitati e redditizi al mondo: nel Analizzando i bilanci degli altri enti,
però, il buon risultato dei musei sembra una mosca bianca. A
causa delle spese della Curia romana (costata l'anno scorso
77,9 milioni!) l'Apsa ha chiuso il suo bilancio in perdita
di 48,4 milioni. Solo il contributo della Segreteria di
Stato, ha permesso alla fine un piccolo utile fittizio. Se l'Obolo di San Pietro grazie alla
beneficenza dei fedeli nel da L’Espresso, 17 luglio 2014
correlato: Lingotti in Vaticano, di Carlo Anibaldi
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