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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Menù classista a scuola, accade a Pomezia
Quelli che pagano di più hanno anche il dolce, gli altri bambini no. Una vergognosa discriminazione Nella scuola elementare di una volta il grembiulino era d'obbligo, uguale per tutti. Nessuna griffe, anche se all'epoca non ne esistevano di accessibili, almeno per la classe media. Oggi i bambini viaggiano con tatuato in fronte lo scaglione reddituale, rigorosamente extra tasse, della propria famiglia, stimabile nei costosissimi accessori messi a loro disposizione dai genitori. Insomma, non è certo l'accesso in mensa ad un menù "povero" o "ricco" a creare una discriminazione che c'è e che rimane ben visibile. Tuttavia la scuola pubblica dovrebbe perlomeno tendere ad un concetto di pari opportunità, che inizia proprio sul livellamento delle condizioni di partenza. Questo non vuole dire imporre l'omologazione dei bambini verso la sobrietà dei consumi esibiti - a rischio pure di infrazione da parte dell'authority alla concorrenza -, ma perlomeno evitare che ulteriori differenziazioni nel servizio pubblico erogato accentuino, anzichè limitare, le disuguaglianze di ceto nell'interazione tra bambini. Per questo motivo, piuttosto che premiare solo i più benestanti con il dolcetto quotidiano, sarebbe meglio garantire a tutti un solo dessert settimanale. Meno calorie, ma per tutti: ne godrebbe non solo l'etica, ma anche l'estetica di sagome infantili spesso deformate da una diffusa precoce obesità.
Marco Lombardi
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