NUCCIO ORDINE, UNA
APPASSIONATA E COINVOLGENTE DIFESA DEL LICEO CLASSICO
di Alvaro Belardinelli
«Veramente il calo delle iscrizioni del Liceo
Classico è frutto della sua inadeguatezza ai tempi? O la
causa del calo non è forse da ricercarsi nel degrado
progressivo del valore della cultura? Degrado dovuto semmai
all’idea nefasta che la cultura, per esistere, debba
“servire”». Con queste parole si è aperta l’appassionata
“arringa” del Prof. Nuccio Ordine (ordinario di Letteratura
italiana, Università della Calabria), nel “processo” al
Liceo Classico svoltosi lo scorso 11 aprile davanti a un
folto pubblico di Docenti e Presidi.
L’iniziativa, organizzata nell’ambito del
ciclo di convegni “Classici dentro” (in collaborazione tra
Ufficio Scolastico Regionale del Lazio e ANISA), ha avuto
come teatro l’Aula Magna del glorioso Liceo romano “Ennio
Quirino Visconti”, il più antico di Roma, già sede del
gesuitico Collegio Romano, ove persino Galileo Galilei
discusse le proprie idee con i dotti del suo tempo.
La “corte” era costituita da Luciano Benadusi (Università
“La Sapienza”, Direttore di Scuola Democratica), l’ex
ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer e
Giovanni Maria Flick (Presidente Emerito della Corte
Costituzionale). “Pubblico Ministero” il Prof. Claudio
Gentili (responsabile Education di Confindustria).
“Testimoni dell’accusa” Giorgio Allulli (esperto di sistemi
educativi), Alberto Felice De Toni (Rettore dell’Università
di Udine) ed Enzo Siviero (ordinario di Tecnica delle
Costruzioni, Università IUAV di Venezia). “Testimoni della
difesa” Innocenzo Cipolletta (economista, Presidente
dell’Università di Trento) e Massimo Guarascio (“La
Sapienza”, presidente di Ingegneria della Sicurezza).
Moderatore il giornalista Luca Telese.
Assente, perché non richiesta (come sempre in questo
strampalato Paese), la voce dei Docenti delle scuole; ossia
di quei professionisti della didattica sul cui lavoro la
Scuola si regge.
Secche e precise le accuse al Liceo Classico,
incriminato di “reati” gravissimi: chiusura alla società,
all’alternanza scuola/lavoro, all’economia, alla “realtà”
stessa; “grammaticismo” autoreferenziale; assenza di laboratori
linguistici; assenza di cultura delle “competenze”; estraneità
all’Europa. Denigrazioni tipiche di chi da decenni non mette
piede in un’aula scolastica, ed originate da ambienti
confindustrial-neoliberistici desiderosi di dare la spallata
finale a quelle poche istituzioni italiane che non si sono
ancora sottomesse alla logica del profitto.
Tiepide le argomentazioni della difesa.
Tranne l’arringa finale del Prof. Ordine, densa di impegno e di
passione civile. Una voce decisamente fuori dal coro, non
timorosa di passare per eretica rispetto al pensiero unico che
tenta di imporsi. «Nella nostra società è “utile” solo ciò che
genera soldi», ha affermato Ordine, spostando decisamente il
terreno dello scontro. «Il disprezzo per la cultura coinvolge
quindi anche il sapere scientifico. Eppure i grandi progressi
della scienza sono avvenuti solo grazie a liberi pensatori non
asserviti alla logica dell’utile. Ma questa logica oggi intacca
persino il lessico del mondo dell’istruzione.
«Il degrado è iniziato, infatti, col banalizzare i contenuti per
renderli più accessibili, mentre si chiamavano le nostre opere
d’arte “giacimenti”, paragonandole al petrolio. Eppure la loro
importanza prescinde dal profitto, che dev’essere mezzo, non
fine! Il Colosseo è importante per ben altri motivi che non il
profitto, pur potendo (certamente!) produrre profitto.
«Si dice che bisogna portare gli studenti nelle biblioteche,
anziché nei Licei: ma le biblioteche italiane sono in condizioni
vergognose, così come gli archivi di Stato e gli scavi
archeologici.
«Le mostre vengono valutate solo in base al numero di visitatori
paganti, senza stimarne l’impatto sui visitatori stessi.
Ministri e governatori italici pensano che “con la cultura non
si mangia”! Possiamo allora meravigliarci che cultura umanistica
e Licei siano in pericolo?
«I difetti del Liceo Classico sono gli stessi di tutta
l’istruzione italiana. Tutte le “riforme” degli ultimi anni sono
state guidate dall’ossessione di piegare l’istruzione alle
logiche aziendalistiche. È mai possibile, difatti, che i Presidi
si debbano chiamare “Dirigenti Scolastici”? che gli studenti
debbano fare i conti con “debiti” e “crediti”? che ogni gesto
debba esser tradotto in misura, e che se non lo si misura non è
valido?
«La crisi del Liceo Classico appare più marcata perché esso è
portatore dei valori disprezzati dall’homo oeconomicus oggi
imperante. Applicando le logiche aziendalistiche all’istruzione,
per esempio, dovremmo chiudere la cattedra universitaria di
sanscrito perché ha pochi studenti! E così dovremmo fare per
quella di greco! Cosa succederà fra cento anni, quando moriranno
gli ultimi conoscitori del sanscrito, del greco e del latino?
Avremo un’umanità smemorata, senza identità, incapace di capire
il passato!
«Si svalutano nello stesso modo anche le materie scientifiche:
lo dimostra il crollo delle iscrizioni a matematica e a fisica
teorica. Cultura scientifica e umanistica sono quindi minacciate
dal medesimo utilitarismo. Il Liceo Classico, che rivendica il
sapere (umanistico e scientifico) come valore in sé, soffre
ovviamente di più in un contesto così brutale. I genitori non vi
iscrivono più i figli, perché “la cultura non si mangia”. In
effetti la cultura in questo contesto sembra non servire, perché
non è servile e non educa al servilismo!
«Le scuole vengono così spinte a orientarsi verso la
professionalizzazione: dimenticando che, se rendiamo i giovani
capaci di capire, ragionare, criticare, essi saranno autonomi e
adatti a qualunque professionalità.
«In realtà per migliorare la trasmissione dei saperi è
importante puntare sulla passione dei Docenti: ma per ottenere
questa bisogna modificare il reclutamento. Basta, dunque, con i
concorsoni ogni dieci anni! Bisogna fare concorsi ogni anno,
come in Francia, dove al terzo tentativo fallito la possibilità
di fare l’insegnante viene preclusa (eliminando così l’esercito
di attempati precari in perenne attesa di stabilizzazione). La
valutazione è importante, certo: ma è giusto ed obiettivo
basarla sui quiz Invalsi? I quali trascurano l’educazione
letteraria, ad esclusivo vantaggio dell’educazione linguistica!
Quale quiz Invalsi valuta piuttosto l’educazione alla legalità e
al valore della giustizia, nel nostro Paese così condizionato
dalla mafia? Settanta miliardi all’anno costa la corruzione in
Italia secondo la Corte di Conti! Chi dovrà formare la nuova
classe dirigente che saprà resistere alla corruzione con la
propria forza morale? L’imprenditoria o la Scuola?
«Giusto, d’altronde, collegare imprenditoria e Scuola: a patto
però che il profitto resti un mezzo, e non diventi un fine.
Abbiamo invece imprenditori che derubano le casse pubbliche per
portare i soldi nei paradisi fiscali!
«Dobbiamo allora combattere tutti insieme, per difendere non
solo il Liceo Classico, ma l’intero sistema educativo nazionale.
Dobbiamo formare giovani capaci di amare il bene comune, e di
essere liberi: liberi però non di comprare senza limiti, ma di
pensare senza costrizioni, di uscire dal perimetro ristretto dei
propri interessi, di coltivare la bellezza, di considerare
fondamentale la solidarietà. Senza libertà, scuole, cultura,
difficilmente potremo rendere più umana l’umanità.»
Applausi continui hanno interrotto queste parole. Quello di
Ordine stato l’intervento più acclamato. La “sentenza” finale
non ha potuto non tenerne conto: il Liceo Classico (per il quale
qualcuno aveva sarcasticamente ipotizzato “l’affidamento ai
servizi sociali”) è stato “assolto”, ma “non a formula piena”
(anche se la “corte popolare”, costituita dal pubblico, ha
unanimemente alzato la mano in favore dell’assoluzione). Questa
la decisione dei giurati. Bontà loro. Una soluzione di
compromesso, all’italiana: adottata forse per non contraddire
troppo l’ottantaduenne Luigi Berlinguer, pioniere
dell’aziendalizzazione delle scuole e latore della più
accentuata ostilità verso il Liceo Classico?