Strage piazza della
Loggia: “Annullare assoluzioni”
"Verrebbe meno la mia
coscienza di cittadino se non chiedessi alla
Corte di colmare, con gli strumenti che ha a
disposizione, le lacune di una sentenza che
non può essere accettata”. Il procuratore
generale della Cassazione Vito D’Ambrosio
chiede un nuovo processo per i tre imputati
della strage di piazza Della Loggia a
Brescia, pur “consapevole” che in caso di
accoglimento delle richieste il tempo si
allungherà ulteriormente. Il magistrato
chiede di annullare la sentenza di
assoluzione per Carlo Maria Maggi, Maurizio
Tramonte e Delfo Zorzi, i tre ex estremisti
di destra, per la strage del 28 maggio 1974.
Contro l’assoluzione erano stati presentati
i ricorsi dalla procura generale di Brescia
e dalle parti civili (nella foto la lettura
della sentenza del 16 novembre 2010)
Il Pg ha anche chiesto di rinviare al
giudice civile la posizione del generale dei
carabinieri Francesco Delfino, per il quale
è confermata l’assoluzione dato che la
Procura generale non ha presentato
ricorso. “La posizione del generale Delfino
riassume e condensa la pagina più amara” per
Ambrosio che rimarca “il ruolo
irrevocabilmente negativo di un uomo
dell’apparato dello Stato, che è il motivo
per cui ci troviamo ancora in un’aula di
tribunale” e la ricostruzione dei fatti “non
è affidata agli storici”.
D’Ambrosio ha chiesto l’invio degli atti al
giudice civile competente perché anche se la
posizione penale di Delfino, che all’epoca
era comandante del nucleo investigativo dei
Carabinieri e per questo primo ad indagare
sulla strage, non può essere rivalutata dato
che la procura generale di Brescia non ha
promosso appello nei suoi confronti, valuti
gli interessi dell’unica parte civile che ha
avanzato ricorso contro di lui. Il pg ha
contestato le risultanze del processo
davanti alla Corte d’Assise d’Appello di
Brescia che ha assolto Delfino, assieme agli
altri tre imputati: “È certo che non
emergono prove! Questo è un processo
indiziario. Siamo a valutare indizi non
prove!”. Ha quindi ricordato che uno degli
imputati del primo processo per la strage,
Angelino Papa, “fu convinto da Delfino ad
accusarsi della strage”.
“È stato Maggi
l’ideatore e il mandante della strage di
piazza Della Loggia – sostiene il Pg nella
sua requisitoria sottolineando come sia
riportata agli atti - la sua volontà
eversiva di compiere attentati e
stragi”. Secondo il Pg è anche “necessaria
una revisione della posizione di Maurizio
Tramonte”, un uomo vicino ai servizi che ha
fornito elementi dell’indagine. È invece
“defilata in questo processo”, la posizione
dell’ex estremista di destra Delfo Zorzi”.
“Dovrebbe essere la
storia ormai a occuparsi della stragi di
Piazza della Loggia, invece siamo ancora qui
a cercare i colpevoli. I mandanti, dato che
gli autori materiali sembrerebbero essere
stati individuati in due persone decedute”,
ha esordito il pg D’Ambrosio sottolineando
come ci siano voluti “40 anni per arrivare
alla fine di un processo del quale la
memoria collettiva potrebbe essersi
dimenticata, se non si trattasse di fatti
che hanno inciso sulla nostra
storia”. D’Ambrosio ha spiegato come l’esito
dei primi due gradi siano sentenze “solo
formalmente conformi”, perché “molto
divergenti sul piano delle motivazioni su
punti non secondari. Il che rende molto
difficile la valutazione del materiale
probatorio”.
Il processo ha
prodotto “900.000 mila pagine: probabilmente
il più corposo con il maxi-processo alla
mafia”, di cui lo stesso pg ha rappresentato
l’accusa. “Nonostante questo siamo di fronte
– ha sottolineato – ad un processo che non è
riuscito a sciogliere la dolorosa cortina
fumogena dei depistaggi da parte di persone
appartenenti al corpo dello Stato”. Un
processo che, se la corte accogliesse le sue
richieste, non arriverebbe alla fine nemmeno
ora, che sono passati 40 anni dalla strage:
“Un tempo allucinante”.