Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

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In nome del figlio

 

Arriva finalmente lo stato unico per i figli e la "responsabilità genitoriale" spazza via i residui della patria potestas.
 
di Maria Mantello

 
Ci sono voluti molti anni per liberarsi dei residui del codice fascista, che nonostante il nuovo diritto di famiglia (1975) continuano a veicolare evocando i fantasmi della famiglia patriarcale.

Qualche giorno fa però, rispetto alla condizione dell’esser figlio, ogni distinzione tra legittimi, naturali, adottivi è stata definitivamente superata e con essa il concetto di potestà genitoriale a vantaggio di quello di responsabilità genitoriale.

«E figlie so’ figlie e so’ tutt’eguale!». Diceva con pacificato dolore e saggio orgoglio Filumena Marturano nella celeberrima commedia di Eduardo di Filippo.

Parole di fuoco, che facevano arrossire di vergogna anche il più ostinato perbenismo borghese dominato dall’idolatria del figlio stirpe sangue razza … , che dava il sigillo della legittimità ai nati all’interno del matrimonio e bollava con lo stigma di “illegittimo” chi al di fuori di quel vincolo fosse venuto al mondo.

Eduardo de Filippo, che denunciava con “scandaloso” realismo la crisi della famiglia tradizionale, con la sua Filumena rompeva il tabù dell’essere figlio “in nome del padre”, e denunciava la crudeltà della discriminazione tra figli e figliastri.

Ma la famiglia dell’in nome del padre, ha continuato a veicolare fino ai giorni nostri.

E vale appena ricordare, a proposito di figliastri, come zelanti burocrati abbiano continuato – anche dopo l’introduzione del nuovo diritto di famiglia (1975) – a incasellare nei certificati anagrafici i figli della madre che convolava a nuove nozze nella categoria di “figliastri”.

I figli più figli restavano nella nuova famiglia quelli che il nuovo marito già aveva, e a cui eventualmente si sarebbero aggiunti i nuovi nati. Insomma la continuità della stirpe del padre! In nome del padre! Attraverso il letto del padre, legittimava l’esser figli e basta. Senza aggettivi!

Solo a partire dal 1996 l’ignobile appellativo di figliastro veniva eliminato per intervento del Viminale che richiamava i Comuni all’obbligo di registrazione dei nuclei familiari a qualunque titolo esistenti, e quindi come «un insieme di persone le quali possono, o meno, essere unite da vincoli di coniugio e di parentela, la cui caratteristica rilevante è costituita dalla coabitazione all’interno di una stessa unità immobiliare»; pertanto dovevano scomparire «dagli stati di famiglia anagrafici le indicazioni relative alle relazioni di parentela».

Un segnale importante! Un atto di civiltà. Ma molto tempo è dovuto passare ancora per superare l’orrenda distinzione tra figli legittimi e illegittimi.

È solo del 10 dicembre 2012, infatti, la legge delega n. 219 che affida al Governo il compito di abolire ogni distinzione nell’essere figli. Pertanto, “legittimi”, “naturali”, “adottivi” vanno assimilati in un eguale stato giuridico.

Il Governo ha finalmente reso esecutivo tutto questo col decreto in materia di filiazione il 13 dicembre 2013.

«E figlie so’ figlie e so’ tutt’eguale!». E questo basta. Così anche la “potestà” genitoriale lascia il passo alla “responsabilità” genitoriale. Se la prima subordinava infatti il diritto del figlio a quello del genitore, la seconda fa della famiglia il nucleo fondante dell’affettività, perché se figli si nasce, genitori si diventa e non certo esclusivamente per aver generato un figlio.

 

pubblicato anche su MicroMega.net  

 

 


 

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