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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Arabia Saudita, le donne sfidano la
teocrazia mettendosi al volante
di Maria Mantello A promuovere l’iniziativa è
l'associazione "Women2Drive" allo scopo di far cadere il divieto
di guida per le donne. Le attiviste saudite si sono date
appuntamento al volante dal 26 ottobre (October 26 driving) e
invitano tutte le altre a fare altrettanto anche nei giorni
seguenti.
Vanno incontro all’arresto, lo sanno.
Ma la loro rivoluzione non si arresta. E passa anche per l’acceleratore di
un’automobile premuto da una donna che sfida la stasi di un
ordine sociale edificato sulla sottomissione delle donne. Un gesto rivoluzionario per i
progressisti arabi; sovversivo per gli integralisti islamici. Era il 1990 e
c’era la guerra del Golfo, quando per la prima volta alcune
donne saudite cominciarono a scorazzare in automobile imitando
le soldatesse americane. Uno shock per le massime autorità
religiose che portò il Grand Mufti a lanciare una
fatwa contro le
donne arabe. Seguirono persecuzioni e arresti, e il divieto
della guida alle donne è da allora diventato una sorta di
lucchetto simbolico per tenere le donne nella gabbia di eterne
minori. Quella gabbia che del resto indossano avvolte nel
niqāb che le copre da capo a piedi lasciando una sola fessura
per gli occhi. Nel contesto delle primavere arabe tra
le donne, c’è chi ha pensato di scegliere ancora l’automobile
per sfidare il regime. L’automobile, simbolo della libertà di
movimento, della scelta della propria strada da percorre
autonomamente... del tracciato da dare alla propria
personale esistenza, senza dover sottostare -dalla nascita alla
morte- alla volontà del tutore maschio di turno: padre,
fratello, marito, figlio. La rivoluzione della guida è stata così
rilanciata nel maggio del 2011 da una coraggiosa trentenne
saudita, Manal al-Sharif, che si è fatta riprendere al volante
sulla strada di Al Khobar. La sua scorribanda le costò una
settimana di carcere, ma quel filmato ha fatto il giro del
mondo, ed è stata la base per indire l’October 26 driving. Un affronto per le gerarchie islamiche
che adesso, oltre a minacciare di arresto anche gli uomini che
non controllano che le donne rispettino il divieto, sono
arrivati a lanciare proclami conditi di pseudo scientificità
sulla inferiorità delle donne, incapaci di autonomia e destinate
solo a mettere al mondo figli. Una funzione questa, che sarebbe
messa a repentaglio quando si guida un’automobile, perché ne
deriverebbe - udite, udite - un danno alle ovaie. Sarebbero questi oppressori maschilisti
da incriminare per abuso di potere, reiterata violenza e
incitamento all’odio di genere. Sarebbero da isolare e
sottoporre a cura psichiatrica. In gabbia dovrebbero andarci
loro. Ma in un mondo rovesciato, in nome di dio, costoro ci
mandano le loro vittime.
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