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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Ho fatto un sogno, Il PDL molla Silvio
di Maria
Mantello
Abbiamo fatto un sogno, il summit di Arcore del 24 agosto non è andato come ci hanno raccontato: grido di guerra di Berlusconi e chiamata alle armi degli obbedienti parlamentari al seguito sintetizzato dal comunicato di Alfano: «La decadenza di Berlusconi da senatore è impensabile… Il Popolo della Libertà è come sempre unito, compatto e deciso a fianco del suo presidente Silvio Berlusconi, a cui è molto legato da indissolubili vincoli di affetto e di condivisione politica … Tutti insieme rivolgeremo alle massime istituzioni della Repubblica, al primo ministro Letta e ai partiti che compongono la maggioranza parole chiare per garantire il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale dei milioni di elettori che hanno scelto Silvio Berlusconi…».
Nel nostro sogno, al contrario, i Pdl hanno presentato a Berlusconi questa lettera: Caro Presidente, stavolta sei stato condannato. Frode fiscale. Sentenza passata in giudicato. Neppure il salvagente della prescrizione che ti avevamo confezionato ogni volta su misura ha funzionato. La sentenza è definitiva e la legge è uguale per tutti. Dovremo votare la tua decadenza se non ti dimetti tu prima. L’art. 66 della Costituzione parla chiaro: “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”. E di fronte ad un terzo grado di giudizio c’è poco da discutere. Pregiudicato con sentenza passata in giudicato. Incompatibilità di fatto. È un dato. Anche se non ci fosse la legge Severino! E poi non ti scordare del procedimento di corruzione per induzione alla prostituzione minorile che pende su di te. C’è già la sentenza di primo grado: 7 anni di carcere (uno in più rispetto alla richiesta della pubblica accusa) e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Perpetua capisci? E non parliamo delle altre che arriveranno per i voti comprati. Per quanto possiamo recitare con te la sceneggiata che c’è un complotto della magistratura contro di te? Per asservirla abbiamo portato mille attacchi alla Costituzione, ma contro ogni sua manomissione gli italiani insorgono… lo sai. Che dire, il nostro è stato un bel gioco di squadra. Siamo stati sempre al tuo fianco: tua la mente e l’amplificazione, nostra l’esecuzione. Poi ha cominciato a non funzionare più. Consensi elettorali sempre minori, e adesso la tua fine politica. Che brutta fine! Noi abbiamo cercato di aiutarti anche in questo frangente. Tutto agosto abbiamo cercato di amplificare quanto ci imbeccavi. Non abbiamo saltato un giorno per farti stare a galla: la grazia, la cancellazione della condanna, la commutazione della pena in ammenda, la minaccia di portare alla Corte Costituzionale la legge Severino in un’impresa da azzeccagarbugli. Sempre per rimandare all’infinito la votazione della tua decadenza da senatore, proprio oggi qualcuno ha sparato questa: poiché la questione della condanna di Berlusconi sarà portata alla Corte Europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo, si dovrà aspettare il giudizio dell’UE per votare la decadenza di Berlusconi dai pubblici uffici. Caro Presidente, è stato un bel gioco di squadra, ma adesso il salvagente si è rotto… E pure noi ci siamo rotti. È venuto a nausea anche a noi questo agosto da incubo che abbiamo regalato agli italiani: per etere (ad ogni telegiornale) per terra (manifesti) per mare (aerei sfreccianti sulle spiagge con striscioni Forza Silvio). Siamo pure tornati dalle vacanze per fare numero a Via del Plebiscito. Da una piazza a una via angusta, ma l’effetto di quei cartelli “spontanei” tutti uguali forza Silvio, non te li abbiamo fatti mancare… Del resto dobbiamo tutto a te. Ci chiamano perfino onorevoli. Ci hai candidato perché ci hai prescelti. Ti siamo piaciuti subito, una bella scorta sempre ai tuoi ordini. E noi ti abbiamo sempre obbedito, fedelmente. Non per rinfacciarti una fedeltà che era nostro dovere, ma ricordati che abbiamo anche votato che credevamo che tu credevi davvero che Ruby credeva di essere la nipote di Mubarak. Ogni volta ci siamo messi in bocca le parole che ci dicevi di ripetere, facendo anche figuracce incredibili quando ci cambiavano la domanda prevista. È vero, tra noi c’è pure chi sa fare solo questo. Ma pazienza, è il gruppo che fa la forza. Forza Silvio! E messo sempre in coppia a Forza Italia, nel cervello di tanti ingenui l’assimilazione è fatta, e credono che quello che fai non è per te ma per l’Italia. Un bel gioco di squadra! Ma adesso il giocattolo si è rotto. Vedi, siamo stati presi da un guizzo di non-so-che, c’è chi lo chiama dignità. Non chiederci come è potuto accadere, non sappiamo neppure noi ben spiegarcelo. Forse a forza di ripetere e cantare, meno-male-che-Silvio-c’è, ci siamo resi conto che non era proprio l’inno alla gioia, ma piuttosto un canto da requiem. Continuiamo a ripetere pubblicamente che senza di te crolla l’Italia, che per questo devi rimanere, “per il bene dell’Italia”, l’interdizione dai pubblici uffici te la devono togliere, sei innocente perché sei stato eletto. Ma la dissociazione con quell’avvertimento di non-so-che (dignità?) ci turba. Forse stai pensando che quella della dignità è una scusa, e che vogliamo sopravvivere alla tua fine. Ma dovresti essere contento che abbiamo imparato la tua lezione migliore: scendere in campo per sé. Non ce ne volere, se oggi la canzone che ti vogliamo cantare è “Fatti più in là”. (26 agosto 2013)
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