Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

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Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

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Torino

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Corte Costituzionale: la rappresentanza sindacale non è vincolata alla sottoscrizione del CCN

Anche i sindacati che non sottoscrivono il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro hanno il diritto di partecipare alle trattative e agli accordi. E' quanto sancisce il pronunciamento del 3 luglio 2013 della Corte Costituzionale, che su ricorso della Fiom, ha  dichiarato superato l’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori che subordina la rappresentatività sindacale alla firma del CCNL. Questo  importante pronunciamento della Consulta rende adesso improrogabile una legge che stabilisca criteri certi per misurare l’effettiva rappresentatività delle diverse organizzazioni sindacali nella prospettiva di una democrazia costituzionale sui posti di lavoro.

Maurizio Landini, segretario generale della Fiom esprime viva soddisfazione perchè,"la Costituzione rientra in fabbrica. E' una vittoria di tutti i lavoratori. Non ci sono più alibi: il governo convochi immediatamente un tavolo con la Fiat e tutte le organizzazioni sindacali per garantire l'occupazione e un futuro industriale".

Nicola Nicolosi, Segretario confederale Cgil e Coordinatore nazionale dell'Area Lavoro Società Cgil, parla di storica sentenza, sottolinea come "la lotta della Cgil e della Fiom non è stata vana: la Consulta fornisce importantissime indicazioni a chi ogni giorno conduce la battaglia sui grandi temi della maggiore rappresentatività e della democrazia sindacale. Gli inaccettabili assunti dell'amministratore delegato Fiat Marchionne e di chi pensa che soltanto i firmatari dei contratti possano sedersi al tavolo delle trattative incontrano sulla loro strada un brusco stop. Siamo di fronte - ha aggiunto - ad una sentenza che riporta un po' di ordine nella nozione che sta alla base dell'articolo 19 e costringe finalmente il sistema delle imprese a fare i conti non soltanto con le istanze di rappresentanza del mondo del lavoro, ma persino con quei principi di democrazia violati spesso e volentieri in troppe fabbriche italiane". 

E Pietro Simonetti del Cseres afferma che “la storica sentenza della Corte Costituzionale ripristina anche a Melfi l’agibilità democratica di tutte le organizzazioni sindacali a partire dalla Fiom”. Finalmente,  “la Costituzione rientra nelle Fabbriche Fiat dopo le manovre di Marchionne tese a limitare i diritti dei lavoratori e a mettere in un angolo chi non approvava le scelte inerenti alle relazioni sindacali e, più in generale, alle politiche industriali seguite negli ultimi anni dalla casa torinese. .... Tocca ora al Governo e alle Regioni ricostruire il confronto sul futuro della Fiat in Italia e nel Mezzogiorno, e alle organizzazioni sindacali tessere politiche unitarie a tutela del lavoro e dello sviluppo”.

 

rappresentati tutti! Era ora!

di Alvaro Belardinelli

 

Una decisione storica scuote le certezze di chi da decenni monopolizza la rappresentanza dei lavoratori. La notizia è di mercoledì 3 luglio: la Corte Costituzionale dichiara illegittima l’esclusione dei sindacati non firmatari di contratto dalle Rappresentanze Sindacali.

La legge 20 maggio 1970, n. 300 (cosiddetto ‘Statuto dei lavoratori’), come tutti sanno, è stata una grandissima conquista per il mondo del lavoro. In particolare, l’articolo 19 mirava (quarantatré anni or sono) a tutelare i lavoratori dal rischio che la controparte padronale potesse far eleggere nelle Rappresentanze Sindacali Aziendali esponenti di sindacati “gialli”, ossia compiacenti con il datore di lavoro stesso. Ecco perché l’articolo 19 recita testualmente: “Rappresentanze sindacali aziendali possono essere costituite ad iniziativa dei lavoratori in ogni unità produttiva, nell'ambito: a) delle associazioni aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale; b) delle associazioni sindacali, non affiliate alle predette confederazioni, che siano firmatarie di contratti collettivi nazionali o provinciali di lavoro applicati nell'unità produttiva.”

Purtroppo negli ultimi venticinque anni la lettera b) di questo articolo è stata usata per escludere (dalle contrattazioni, dalla rappresentanza e persino dai diritti sindacali più elementari) non i sindacati gialli di cui sopra, ma i più combattivi sindacati di base (come Unicobas Scuola, Cobas, Usb, Usi e molti altri che qui per motivi di spazio non citeremo), lasciando che a rappresentare i lavoratori fossero soltanto i sindacati maggiori e chiunque altro firmasse contratti collettivi di lavoro. Contratti che forse non a caso, in quest’ultimo quarto di secolo, sono andati sempre più somigliando a capestri per chi lavora, anziché a quadri di riferimento che ne precisino i doveri e ne tutelino i diritti. Forse non a caso, visto l’uso che dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori è stato fatto. Basti pensare che nella Scuola Statale i sindacati non firmatari di contratto non possono nemmeno indire assemblee in orario di servizio: un’autentica vergogna per uno Stato che voglia continuare a definirsi democratico.

Ebbene, la Corte Costituzionale, su istanza dei giudici dei tribunali di Modena, Torino e Vercelli, ha finalmente dichiarato incostituzionale proprio la lettera b) dell’articolo 19, in seguito al ricorso degli operai Fiom esclusi dalle RSA perché non firmatari del contratto FIAT. Viene così finalmente rigettato il principio secondo cui, se non firmi il contratto gradito al padrone e ai sindacati “malleabili”, sei fuori dalla storia.

È una vittoria importantissima per tutti i lavoratori dipendenti. Una svolta verso la democrazia sindacale, che dovremo tutti saper difendere dai prossimi attacchi di chi certo non può gradirla. Una presa di posizione giuridica che potrebbe avere conseguenze molto interessanti per la vita di noi tutti.

Per esempio, ne potrebbe derivare come logica conseguenza l’illegittimità costituzionale del recente accordo

(del 31 maggio 2013, vedi ) tra Confindustria, CGIL, CISL, UIL e UGL sulla rappresentanza nel settore privato (estensibile in futuro anche al pubblico impiego). In base a questo accordo si statuisce in sostanza che il diritto alla rappresentanza appartiene addirittura solo a quanti anticipatamente dicano di sì all’accordo stesso. Di conseguenza, in base a questa intesa potranno prendere parte alla valutazione quantitativa della rappresentanza e alle elezioni delle RSU solo i sindacati che accettino deroghe peggiorative ai contratti e flessibilità; e specialmente quei sindacati che si impegnino a non scioperare, anche se dissentono dall’accordo raggiunto a maggioranza da altre organizzazioni sindacali.

La recente sentenza della Consulta dice inequivocabilmente che tutto ciò deve finire. Vedremo se i (pre)potenti di questo nostro amato e sventurato Paese riusciranno a passare la notizia sotto silenzio e a prendere le loro contromisure. Dipenderà, in gran parte, dalla capacità degli Italiani di comprendere la posta in gioco.

 
Alvaro Belardinelli

 

 


 

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