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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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IL VIAGGIO DEL PARTIGIANO ANDREA
“Sono stato partigiano con mio fratello.
Poi sono diventato partigiano di Gesù.
‘Partigiano’ vuol dire scegliere da che parte stare.
E Gesù sta dalla parte degli ultimi, mai del potere”.
Era
così, Andrea Gallo. Figura d’eccezione, non solo nella Chiesa
cattolica, ma nell’intera società italiana. Un cittadino,
anzitutto, come dovrebbe essere ogni cittadino degno di questo
nome: attento ai diritti di tutti, ed in particolare a quelli
dei più sfortunati e dei perseguitati; senza escludere
omosessuali e tossicodipendenti. Un cristiano, che si sforzava
di esser tale non solo a parole, di tradurre la teoria in
azione, anche e soprattutto quando questa coerenza infastidiva
le gerarchie ecclesiastiche. Un Uomo, a tutto tondo, che non
considerava nulla e nessuno indegno della sua cura e della sua
attenzione. Non ha fatto carriera. Forse proprio
perché era così. Non è diventato importante nelle scale
gerarchiche vaticane: gli mancavano, evidentemente, alcuni
requisiti fondamentali. Ad esempio, non considerava la povertà
un bene, ma un’ingiustizia da abbattere, un gigante Golia contro
cui scagliare un colpo mortale con la sola arma che aveva: la
schiettezza. E contro le ingiustizie prendeva posizione. Anche
quando ciò comportava lo schierarsi apertamente in favore di
idee libertarie, poco gradite ai suoi superiori (dotati di
narici molto sensibili all’odore di sovversione). Non si curava,
insomma, di piacere ai potenti. Preferiva piuttosto sentirsi in
pace con la propria coscienza. Amava i giovani, Andrea. Nel suo quart’ultimo libro (Non uccidete il futuro dei giovani, Milano, Dalai, 2011), leggiamo queste parole: “Giovani, vi siete svegliati, ora non fatevi riaddormentare o ingannare! (…) Sì, svegliatevi ancor più, protestate, organizzatevi, ribellatevi”. Un cristiano militante, un “partigiano del Vangelo” e della Costituzione (da lui considerata parimenti importante), che non predicava agli ultimi di restare ultimi per ottenere il Paradiso (non lo predicava nemmeno Gesù, del resto). Credeva nella lotta nonviolenta, come Gandhi, Capitini, Simone Weil, Martin Luther King: quella lotta che non può essere evitata, perché il compito di ogni essere umano è quello di combattere per difendere i deboli; non di convincerli alla rassegnazione e alla disperazione. “La miseria è illegale”, proclamava. Andrea Gallo ci ha insegnato e dimostrato che il nostro pensiero può essere libero (e tradursi in libertà di azione) anche se occupiamo nella società un posto che sembra contraddire a priori la nostra libertà interiore. E questo è un insegnamento valido per tutti: credenti e non, cattolici e diversamente cristiani. Era laico, pur essendo un prete, Andrea. Libertario, malgrado l’ostilità più volte manifestatagli da prelati potenti. Sincero, in una società sempre più gretta, meschina ed ipocrita. Andrea Gallo è vivo. Il suo esempio non è soggetto al comune destino di morte. Come un piccolo seme, dal cui silenzioso lavoro quotidiano nasce un grande albero ombroso, protettivo per tutti e carico di fiori, frutti e semi di vita nuova, in un ciclo senza fine. Alvaro Belardinelli223 Maggio 2013Roma, 23 maggio 2013
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