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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Bersani, è ora di Zagrebelsky e Rodotà...
Zagrebelsky e Rodotà due nomi di altissimo livello per cultura, dignità, rigore morale. Due intellettuali della politica con le mani pulite e dal parlare onesto chiaro e netto. Uno, Rodotà, Bersani se l’è già fatto soffiare da Grillo. L’altro è ancora tutto da giocare. Bersani, con l’allenza Pd - Sel, aveva impresso una svolta di cambiamento per andare oltre quell’appendicite centrista, ormai in peritonite, che in questi anni ha bloccato il riformismo progressista, ovvero di sinistra. Una parola che fa venire l’orticaria solo a caste e lobby. Bersani ha vinto le primarie, ma non è riuscito a ottenere in Parlamento quella maggioranza che pure i sondaggi facevano prevedere. Lo scontento e la ribellione per il sistema partitico ha avuto la meglio e i vantaggi li ha raccolti il Movimento 5 stelle che su quell’erosione ha continuato a lavorare, favorito anche da quella fronda centrista del Pd che strizzava l’occhio al Pdl pur di tornare a galla.
Mai con Berlusconi! Ripeteva Bersani. Mai all’inciucio! «Quando incontrerò Berlusconi gli dirò: ti conosco mascherina!». Ma poi, sotto l’attacco concentrico dei niet dei grillini e di Renzi, è andato in stato confusionale, proponendo di fatto per il Quirinale il candidato di Berlusconi: Franco Marini, ex sindacalista Cisl, ex democristiano vicino a Cl, ex Ministro del lavoro nel VII governo Andreotti, ex presidente del partito popolare, ex presidente del Senato... Uomo d’apparato e centrista di ferro. Moderato e cattolico doc quanto basta per poter rassicurare da svolte progressiste vere. Quelle che al contrario il nome di Rodotà garantisce. Ma questo nome Bersani se l’è fatto soffiare da Grillo, offrendo così ai 5stelle un’inaspettata sponda di risalita dopo la delusione di quanti, che pur avendoli votati, adesso tornavano sui loro passi, accusandoli di immobilismo e sottomissione al loro capo popolo padrone Grillo.
Bersani, consegnatosi con l’inciucio per il Quirinale a Berlusconi, non più “giaguaro da smacchiare” ma a cui lisciare il pelo forse anche in vista di future alleanze governative, pensava forse di tenere a bada Renzi. Ma tradendo quell’impegno di svolta a sinistra, che gli aveva consentito di vincere le primarie contro l’avversario Renzi, adesso si trova in un doppio inciucio: con Berlusconi e con il Rottamatore, che con Berlusconi da tempo si intende. Tutti ricorderanno quando, il 6 dicembre 2010, il Sindaco di Firenze si era recato in visita nella “tana” del Caimano ad Arcore. “Mi somiglia” avrebbe detto Berlusconi a cui il generoso Renzi qualche tempo prima avrebbe assicurato anche alcuni camion compattatori per togliere la mondezza da Napoli.
Poi Renzi aveva perso le primarie su Bersani. Il segnale della base era stato chiaro: più sinistra contro le derive liberiste di cui anche il renziano programma era infarcito! A Bersani si guardava per la svolta dopo le elezioni e si apprezzava la ricerca di un’intesa con i 5stelle, da cui però veniva umiliato finanche con quella famosa diretta televisiva impostagli da Grillo. Un sonoro schiaffo in faccia.
Un blocco politico insopportabile. Intanto Napolitano guadagnava tempo sul governo, mentre arrivava l’elezione del Presidente della Repubblica. E ancora Bersani: Mai inciuci, mai accordi col Pdl.
E diceva di avere il suo asso nella manica. Una sorpresa. Ci si aspettava una replica dell’intelligente mossa che aveva portato all’elezione dei presidenti di Camera e Senato.
Adesso farà il nome di Rodotà, o di Zagrebelsky. Nel Pd c’era chi, anche contro Prodi, ci avrebbe giurato.
Poi la sorpresa (proprio bella!) l’abbiamo vista il 17 sera al Capranica. Ritirato Prodi (non piace a Berlusconi) ecco il nome da ratificare: Marini. Già per altro bruciato alle prime votazioni per il Quirinale e prima ancora da tanta parte del Pd e da Sel, nonché dalla contestazione della base fuori dal teatro, e ancora davanti a Montecitorio -mentre dentro il Palazzo si vota- per chiedere che il presidente della Repubblica sia Rodotà.
Una protesta pacifica, ma ferma. “Non vi votiamo più, attenti” era la scritta di tanti cartelli. Qualcuno strappa la tessera del partito, c’è anche chi la brucia.
In cerca di altri futuri consensi elettorali, in mezzo a loro qualche grillino. Ognuno fa il proprio gioco, soprattutto se chi ha in mano le carte vincenti gliele regala, e magari riesce anche in un sol colpo: a far apparire come croupier Berlusconi; a ridar forza ad una Lega dispersa; a ridar fiato al bocciato Monti; a tradire i suoi elettori, a spaccare il partito. Per essere scaricato poi da tutti, restando con la carta bruciata in mano di Marini, che alla telefonata di Bersani che gli ha chiesto se volesse ritirarsi, sembra aver opposto un netto rifiuto. Bersani si è incartato da solo nel filo spinato.
Le cesoie per tagliarlo, per uscirne fuori con dignità, nell’interesse del Paese, del partito e di lui stesso, però forse le avrebbe: appoggiare Rodotà al terzo scrutinio, e se l’impresa di eleggerlo presidente della Repubblica non riesce, tirare fuori dal cappello la vera sorpresa: Gustavo Zagrebelsky. Poi faccia un passo indietro e proponga come Presidente del Consiglio Stefano Rodotà.
I grillini, a questo punto come farebbero a dire no?
La fortuna storica tornerebbe nelle mani di Bersani, per continuare ad essere il segretario del partito. Con buona pace di centristi e di rottamatori di convenienza.
Machiavelli, in famoso passo del Principe a proposito della fortuna scrive: «assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s’adirano, allagano i piani, ruinano gli alberi, e gli edifizii, levano da questa parte terreno, pongono da quell’altre: ciascuno fugge dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, senza potervi in alcuna parte obstare. E benché sieno così fatti, non resta però che li uomini, quando son tempi quieti, non si potessino fare provvedimenti e con ripari ed argini». L’alluvione è vicina, ma forse ancora la si può fermare. Diversamente, -cito ancora Machiavelli-: «la Italia, che è la sedia di queste variazioni e quella che ha dato loro il moto, vedrete essere una campagna sanza argini e sanza alcuno riparo».
Maria Mantello
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