IMU e CHIESA Lo strano modo di
applicare il rigore
Il governo ignora il Consiglio
di Stato e fa il contrario di
quanto chiesto dalla Ue
Avevamo parlato di
bluff scoperto. Ma ora è un
piano ordito e consumato.
Sembrava incredibile e
irriguardoso sospettarlo invece
il governo lo ha fatto. Contro
un doppio parere del Consiglio
di Stato.Contro la Commissione
Europea e contro una legge che
il Parlamento aveva finalmente
approvato, ha emesso un
regolamento che può comportare
un’esenzione totale dell’Imu
alla Chiesa e comunque un gran
caos applicativo buono per far
passare in cavalleria il
versamento 2012 e magari anche
il 2013. Il rigore economico si
scioglie come neve al sole se a
chiedere sono le gerarchie
cattoliche. La credibilità
europea può pure andare in
cantina se a pretendere favori è
quel mondo ben visibile che
proprio alla convention per il
Monti bis della settimana scorsa
non ha lesinato partecipazione
entusiasta.
Fosse anche solo per questo, per
evitare quest’immediato
accostamento, l’esecutivo del
professore avrebbe dovuto
pensarci dieci volte prima di
mandare in Gazzetta Ufficiale un
testo che fa l’esatto contrario
di quel che ci ha chiesto
l’Europa, la cui prevedibile ira
sanzionatoria gli alti uffici di
Monti evidentemente confidano di
tacitare o più semplicemente
rinviare a dopo le elezioni.
L’immagine è dirompente: come il
più classico dei governi
politici in vista delle urne,
attento a curare le sue più
pretenziose clientele. Ma anche
se l’Europa chiudesse due occhi,
quel che è avvenuto è
profondamente ingiusto per gli
italiani. Per le imprese e le
famiglie che l’Imu la stanno
pagando sino all’ultimo euro,
per gli esodati beffati, per i
malati di Sla costretti a
mortificanti esibizioni, per i
Comuni che boccheggiano, per il
paese intero insomma che può
sopportare la stretta di cinghia
fino all’ultimo buco ma non che
gli si sbatta in faccia un così
monumentale disuguaglianza
all’insegna di una patente
ipocrisia.
Perché di questo si tratta. Qui
nessuno discute lo straordinario
serbatoio di solidarietà e
servizi che viene dal mondo
cattolico e dagli enti no
profit. Il punto è un altro. Le
norme europee ma anche i nostri
fondamentali principi
costituzionali ci dicono che se
un ente svolge attività benefica
in un determinato immobile è
senz’altro possibile esentarlo
dalla relativa imposta. Ma se
invece svolge attività economica
che produce ricavi, lì deve
pagare l’Imu come chiunque
altro. Pretenderne l’esenzione
solo perché i ricavi andrebbero
(in teoria) in un complessivo
gruppo che fa anche beneficenza
vuol dire abusare del buon senso
prima ancora della legge. Perché
a quel punto la beneficenza non
la fanno loro ma noi cittadini e
le nostre pubbliche casse. Io
offro e tu paghi, non va bene al
bar; e va ancora peggio nei
rapporti che formano il
contratto sociale di una
comunità, di uno Stato.
Questo dice l’Europa quando
giustamente evidenzia che non
basta che un’attività non
produca profitti e dividendi per
potersi dire “non economica” e
quindi giustificare l’esenzione.
Ed è questo che il Consiglio di
Stato ha per ben due volte
intimato al Governo di
garantire.
Invano. Il Governo avrebbe
dovuto almeno dichiarare
lealmente il proprio dissenso
dal parere dei giudici e
spiegarne le ragioni se mai ve
ne fossero di ostensibili.
Invece dichiara di adeguarsi ma
poi volutamente lo elude e
contraddice nei punti
essenziali; sostanzialmente
rieditando la circolare Tremonti
che aveva dato luogo all’avvio
della procedura di infrazione
europea.
Gravissima è pure la ferita nei
rapporti istituzionali.
Finalmente le camere approvano
una legge che prevede
uguaglianza sull’Imu. L’Europa
apprezza e ferma la procedura
sanzionatoria. Ma il Governo che
fa? Si auto attribuisce con un
codicillo una delega per ridare
alla Chiesa il regalo indebito
che le Camere finalmente avevano
tolto. Ora quel decreto legge è
all’esame del Senato per la
conversione. Se ci fosse un
rigurgito di dignità dei partiti
dovrebbero loro far saltare il
codicillo invalidando con esso
le norme regolamentari che
recano l’incredibile ampia
esenzione e che l’esecutivo si è
affrettato a mandare in Gazzetta
volendo all’evidenza far leva
sul fatto compiuto. Sogniamo ad
occhi aperti un finale
inaspettato. I partiti spreconi
e clientelari che in un
rigurgito di dignità tirano le
orecchie al governo del rigore
pescato su uno scivolone di
spreco e disuguaglianza.
Ovviamente non avverrà.
GIANLUIGI PELLEGRINO (la
Repubblica, 25 nov. 2012, pp. 1,
11)