Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

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Sei licenziamenti in tronco effetto della legge Fornero



La riforma Fornero è ormai una legge dello Stato, dunque perché non applicarla? Qualche imprenditore ci ha soltanto pensato, qualcun altro invece non ha perso tempo. E il licenziamento "per motivi economici" ha fatto il suo esordio in Piemonte. A farne le spese sono stati sei lavoratori in tutto, tre di Moncalieri e tre dell'Astigiano. Tutti iscritti, oggi o in passato, alla FiomCgil.

Venerdì alla Lagor di Cerro Tanaro, stabilimento con 100 dipendenti circa che producono trasformatori, i tre operai hanno ricevuto la lettera d'addio dell'azienda attorno alle 12: "Due per motivi oggettivi e uno perché inidoneo al turno notturno", racconta Giuseppe Morabito, segretario della Fiom astigiana. Che attacca: "In casi come questi solitamente si apriva una procedura per riduzione del personale che consentiva di ottenere due anni di mobilità. Invece queste persone, oltre a subire il danno causato dal non avere più un lavoro, riceveranno soltanto otto mesi di sussidio di disoccupazione. Insomma, oltre il danno, la beffa". Comunque, annuncia Morabito, "impugneremo i licenziamenti e dimostreremo davanti al giudice che i motivi non sussistono. Ma i lavoratori rischiano di vedersi riconosciuto soltanto l'indennizzo e non il reintegro in azienda".

Alla Model Master, azienda moncalierese di design con 150 addetti, è successa la stessa cosa: due tesserati Fiom e un ex iscritto sono stati mandati via per "motivi economici". "Pensiamo che sia un modo per colpire il nostro sindacato", dice Edi Lazzi, funzionario della sigla della Cgil. E racconta: "Prima delle vacanze ci avevano proposto di adottare il contratto Fiat, ma abbiamo rifiutato. E al rientro sono arrivate le lettere di licenziamento". Anche in questo caso sarà battaglia legale: "Pensiamo ci sia stata una discriminazione nei confronti di questi lavoratori. In più le aziende in questo modo fanno vedere che licenziare è più semplice, così scatta un effetto psicologico su chi il posto ce l'ha ancora", sottolinea Lazzi.

"Un altro caso analogo è avvenuto con un dipendente di una piccola azienda di Savonera", aggiunge il segretario della FiomCgil Torino, Federico Bellono. E poi commenta: "Si è tanto discusso della manomissione dell'articolo 18 come se si trattasse di una questione di principio. In realtà oggi le aziende hanno maggiori possibilità di licenziare e nella crisi vediamo i primi effetti pratici della riforma. I primi casi emersi sono tutte ragioni in più per non disdegnare alcuna iniziativa che punti a ripristinare nel suo assetto originario l'articolo 18 come strumento di tutela contro i licenziamenti illegittimi".



Stefano Parola (laRepubblica.it - Torino, 9 sett.2012)





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