Legge 40 - illogica e
inumana
La bocciatura da Strasburgo
Mettere
al mondo un figlio sano, se è
possibile, non è solo un diritto, ma
un dovere! Potrebbe essere il
suggerimento per una campagna di
“pubblicità progresso”.
Una cosa di tale buon senso che, se
qualcuno dicesse il contrario,
verrebbe considerato fuori di testa.
E fuori di testa deve essere apparsa
questa volta ai giudici di
Strasburgo la legge 40/2004, di cui
attaccano l’impianto ideologico,
che, equiparando l’embrione al
bambino, lascia -se il feto è malato
- come unica soluzione l’aborto, con
tutta l’angoscia e la sofferenza che
esso comporta, soprattutto per la
madre.
Questa è la strada che ha dovuto
prendere una coppia romana (Rosetta
Costa et Walter Pavan), portatrice
di fibrosi cistica, ma che essendo
fertile si vedeva sbarrato l’accesso
alla fecondazione in vitro. Così la
coppia si è rivolta alla Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo, che
le ha dato ragione, e ha condannato
lo Stato italiano anche a risarcirla
con15.000 euro per danni morali, e
con altri 2.500 per le spese
processuali.
Comunicato Corte Europea