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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Spagna e aborto, la controriforma di Rajoy Dopo la promettente stagione di Zapatero nel campo dei diritti, il governo spagnolo di Rajoy ha modificato la legge sull’aborto del 2010 negando alle donne spagnole la libera autodeterminazione sul proprio corpo e sulla propria vita.
La nuova legge infatti consente di abortire solamente nei casi stupro e quando è in pericolo la salute psicofisica della donna; ma ossequiente verso le prescrizioni della Chiesa e prono all’ideologia dei movimenti cattolici integralisti, ha cancellato il diritto della donna di decidere se abortire o no qualora il feto sia malformato: coerenza infatti vuole che chi addita Gesù crocefisso come modello ideale di vita, si limiti poi a guardare con compassione l’angoscia della madre e le sofferenze del figlio, destinato ad una morte prematura e a vivere più all’ospedale che a casa propria. Di più. Trasformata in un “ ente” puramente biologico, in un contenitore della “Vita Sacra” che ci viene da Dio, la donna viene deresponsabilizzata come una minore: colei che chiede di abortire deve sottoporsi ad una commissione medica cui spetta il compito di valutare, in caso di stupro, se la violenza subita ha così gravemente sconvolto il suo equilibrio da giustificare l’interruzione di gravidanza. E se un medico pietoso interviene? Se viene scoperto il tribunale gli infligge tre anni di carcere. È prevedibile dunque che il “Partito della Vita”, vittorioso dopo tutto il clamore con cui ha portato avanti la sua campagna in questi anni, costringerà le donne spagnole, se ricche, a recarsi all’estero, se povere, a sottoporsi ai rischi dell’aborto clandestino. La Spagna torna al suo passato, ad una visione etica dello Stato tipica delle dittature o dei regimi dove una democrazia ammalata vede al comando potenti oligarchie, complici degli interessi mondani della Chiesa. Stefania Friggeri
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