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Precarizzazione avanza- Dal 1 gennaio entra il vigore la legge
del 2010 sul "collegato lavoro"
L’ultimo regalo dell’anno che sta per chiudersi è l’entrata in
vigore del “Collegato lavoro” (Legge 04.11.2010 n° 183 , G.U.
09.11.2010) che renderà più difficile contestare i contratti di
lavoro non standard.
Il regalo - che certamente non sarà così gradito ai giovani
precari e a quanti non più giovani subiscono forme flessibili di
lavoro - in verità è stato confezionato due anni fa dal Governo
Berlusconi e dal suo Ministro del Lavoro Sacconi con
l’approvazione appunto del cosiddetto “Collegato lavoro”, che
per la parte riguardante la qualificazione del rapporto di
lavoro, era stato prorogato di un anno.
Dal 1.1.2012 il “Collegato lavoro” entrerà dunque pienamente in
vigore e per contestare un contratto atipico (collaboratori a
progetto, collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori
somministrati, finte partite Iva, finti associati in
partecipazione) sarà molto più difficile, quasi una corsa ad
ostacoli.
Il lavoratore o la lavoratrice avrà infatti solo 60 giorni di
tempo (oggi il termine è sino a 5 anni) per chiedere la
trasformazione del rapporto di lavoro da precario a stabile. In
pratica la qualificazione del rapporto di lavoro e la scadenza
del termine per i contratti a tempo determinato vengono
parificati, per quanto riguarda i termini di impugnazione, ai 60
giorni previsti anche per l’impugnazione del licenziamento.
Immaginate cosa può succedere, ad esempio, ad un lavoratore
somministrato che spesso si vede reiterare la somministrazione
di mese in mese, anche per 5 anni. Questo lavoratore potrà
impugnare solo l’ultimo contratto, perché per tutti gli altri
precedenti rapporti di lavoro, saranno decaduti i termini.
Inoltre, la conciliazione presso la Direzione provinciale del
Lavoro, resa volontaria dal Collegato lavoro, è difficilmente
praticabile poiché sempre la stessa legge abbrevia moltissimo i
tempi di presentazione del ricorso.
In altri termini il legislatore per risolvere l’alto contenzioso
nei tribunali, decide di scoraggiare il più possibile le cause !
Il collegato lavoro prevede anche il cosiddetto “arbitrato
irrituale”, un giudizio a pagamento da parte di un collegio
arbitrale che richiede il pagamento anticipato di circa il 4%
del valore presunto della causa. Inoltre è previsto anche un
ulteriore bollo (circa 230 euro) sulle cause di lavoro.
Una giustizia privata a pagamento non sostenibile per la maggior
parte dei lavoratori !
Affrontare la riforma del mercato del lavoro centrando
l’attenzione solo sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori,
senza affrontare temi importanti e pratici come la riduzione
delle molteplici forme di flessibilità, il recupero
dell’evasione contributiva e fiscale dei contratti non genuini,
e il diritto di difesa dei lavoratori oggi fortemente
pregiudicato, non può essere un approccio positivo.
Così come non è accettabile che la principale azienda
automobilistica italiana si faccia contratti “ad aziendam” ed
escluda i sindacati che non sono d’accordo! Solo nelle dittature
chi non è d’accordo è messo fuori!
Claudio Argilli (segretario atipici Nidil/Cgil Modena)
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