Ici santissima e l’iniquità di Monti
L’indignazione
degli italiani per i privilegi vaticani è andata crescendo negli
ultimi tempi e dalla rete internet è approdata finalmente su
televisioni e carta stampata, dove in questi giorni abbiamo
anche appreso come i privilegi della Chiesa curiale sono
contestati dagli stessi credenti che, in particolare
sull’esenzione vaticana dall’ICI per gli immobili adibiti ad
attività commerciali, considerano intollerabile ricorrere ad
espedienti per assimilarli a luoghi di culto. Nel dettaglio, il
popolo cattolico si distribuisce in una maggioranza che vorrebbe
che la Chiesa pagasse l’ICI sempre e comunque, e una minoranza
divisa in due gruppi: uno più consistente che ne ammette
l’esenzione totale, ed uno più esiguo per le sole attività
religiose.
Insomma
il giudizio che la giustizia (anche fiscale) può essere di
questo mondo prevale.
E gli italiani se l’aspettavano dal
Governo Monti. Gli avevano dato fiducia, consapevoli di
dover fare sacrifici, ma sperando in una equità che segnasse
davvero la discontinuità con amoralità e scambi simoniaci
dell’era berlusconiana.
Sembra
che così non sia. Restando
alla questione Chiesa cattolica e ICI, mettere le mani in tasca
agli alberghi santissimi resta un tabù.
«Avete
pensato ad estendere il pagamento dell’Ici anche alla Chiesa
Cattolica?» ha chiesto in conferenza stampa un giornalista
straniero al Presidente del Consiglio. «È una questione che non
ci siamo posti», ha risposto secco il prof. Monti. Nessuna
spiegazione a seguire. Un silenzio eloquente.
Insomma
la Chiesa non si tocca. Resta una zona franca, nonostante
accampi proprietà e rendite miliardarie.
Lo
Stato continuerà quindi, anche se sull’orlo default, ad
elargirle da fedele vassallo formidabili regalìe. Surrogati
delle decime medievali che oggi si chiamano 8‰, franchigie da
imposte e tasse d’ogni sorta. Comprese le bollette per luce,
gas, acqua, fognature, ecc.
Tutta questa manna miliardaria di
provvidenza statale la si giustifica con carità della Chiesa ai
poveri.
Ma
forse allora sarebbe cosa buona e giusta chiederci: - È più
utile alla collettività erogare miliardi ad una Chiesa dai
costosissimi apparati che si occupa tra le altre cose anche di
carità, o piuttosto non sarebbe il caso di creare le condizioni
per eliminare la povertà? Magari evitando di incrementarla con
manovre governative che pesano sui ceti medio-bassi…, sulle
donne e sui giovani?
Maria Mantello
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