Barletta, ore 12, morte di lavoro nero
Barletta, ore 12 di un estivo lunedì d'inizio ottobre. Crolla una
palazzina in cui aveva sede un maglificio abusivo e muoiono cinque
ragazze, una, quattordicenne, è la figlia del titolare. Quante
analogie con quella mattina di gennaio, a Roma, quando la pressione
di un centinaio di aspiranti segretarie, accorse per un annuncio di
lavoro, schiantò a terra una rampa di scale trascinando con sé il
carico umano. Era il 1951 e da quelle vicenda, che causò una morte e
settanta feriti, nacque un'inchiesta giornalistica, un film di
successo (Roma ore 11) ed una pièce teatrale che è ancora in
programma. Sessant'anni fa si scelse di non dimenticare.
Era un'Italia diversa, che lottava per uscire dalla fame, ma che
aveva ancora tanta dignità e, soprattutto, la speranza nel domani.
L'esigenza di un immediato rilancio economico, che avrebbe portato
al boom del decennio successivo, non impedì la denuncia, il dolore,
la rabbia. Si capiva forse che la rotta dello sviluppo non avrebbe
condotto il paese verso un reale progresso. “La cuccagna”, come
sceneggiò dieci anni più tardi Luciano Salce, ci avrebbe condannato
ad un sonoro scivolone.
Oggi, che il paese si affloscia ancorché a pancia piena (ma presto
anch'essa svanirà, contestualmente ai patrimoni risparmiati dai
nostri padri), si sceglie l'oblio. La disfida delle non
responsabilità, ormai circoscritta alla periferia di Barletta,
poiché la notizia è presto scivolata in quinta o sesta posizione
nelle scalette dei principali media nazionali, di eroico ha ben
poco. Presunte crepe da pittura che si rivelano crepacci mortali,
tecnici e funzionari che fiutano la truffa sulla forza
dell'esperienza, un imprenditore sconosciuto ad INPS, INAIL e fisco,
operaie “a nero” che lavorano stabilmente dalle otto alle
quattordici ore al giorno, con tredicesima pagata, ma nessuna
tutela, nessun diritto se non quello di ringraziare il benefattore
che permette loro di campare.
Eppure gli ingredienti per una fiction ci sarebbero tutti, o almeno
per un piccolo plastico in seconda serata, ospiti ingegneri,
architetti, economisti ed assistenti sociali. Invece, il nulla. Nel
1951 la parabola economica era appena avviata e le coscienze non
tacquero. Oggi la parabola è in caduta libera ed il futuro appare
così oscuro che ci manca l'aria per denunciare. Rimane solo il fiato
per la disperazione dei parenti delle vittime. The end.
Marco Lombardi