Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

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Torino

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A scuola di intimidazione e di bavaglio

di Maria Mantello*

Dopo le esternazioni sul modello scuola che dovrebbe essere ridotta a cinghia di trasmissione di inculcamenti familisti, dopo i tentativi di epurare i libri di testo non simpatici al Partito della libertà, ecco adesso l’attacco diretto alla libertà d’insegnamento e d’apprendimento. È del deputato Fabio Garagnani (Pdl) che vorrebbe inserire nel Testo unico sulla scuola un articoletto che così suona: «il docente dovrà astenersi in ogni caso da qualunque atto di propaganda politica o ideologica nell’esercizio delle attività di insegnamento».

Evitiamo i riferimenti allo Statuto dei diritti dei lavoratori, che tutela la libertà di pensiero e di espressione del lavoratore (e il docente anche lo è) sul posto di lavoro. Tralasciamo pure di ricordare che informare dei risultati dei propri studi e ricerche gli studenti e dibatterne con loro è per un insegnante un dovere irrinunciabile, visto che la finalità della scuola di un paese democratico è la formazione del cittadino libero e aperto alle diverse e plurali visioni del mondo.

Pertanto, passiamo ad analizzare il testo di Garagnani, provando a specificarne i significati dei termini: il docente (colui che fa sapere) dovrà astenersi (trattenersi da, tenersi lontano da) in ogni caso da qualunque (sempre e comunque) atto (azione, gesto, segno) di propaganda (diffusione, ricerca di condivisione) politica (capacità di governarsi nel privato e nel collettivo) o ideologica (vedere concettualmente, ragionando per pensieri e sui pensieri), nell’esercizio (pratica) delle attività (azioni, procedimenti) di insegnamento (seminare, porre segni, far crescere).

Allora, se chi fa sapere e deve aiutare gli studenti a costruire sapere analitico-critico si deve tenere lontano da ogni esercizio di diffusione del sapere, sarà inibito il suo compito specifico. Ed è chiaro che chi vuole mettere mani al Testo unico sulla scuola usando strumentalmente le parole ideologia e politica, sta infangando il delicatissimo e fondamentale lavoro dei docenti. Vuole intimorirli per tarpare libertà di pensiero e di ricerca, perché vuole inculcatori e non educatori.

Vale appena ricordare che proprio Garagnani, tifoso dei finanziamenti alle scuole cattoliche, è stato il primo firmatario di una Risoluzione (7-00076) per la «Salvaguardia della tradizione culturale e spirituale legata al Cristianesimo nelle politiche scolastiche», approvata il 22 gennaio 2009, che così recita: «sia reso esplicitamente obbligatorio nelle indicazioni nazionali il preciso riferimento alla nostra tradizione culturale e spirituale che si riconnette esplicitamente al Cristianesimo». Insomma, altro che libertà e coscienza critica, ma catechismo per tutti (dogmatismo ideologico? )

Ma tornando alla proposta Garagnani di riforma del testo Unico per la scuola, più utile per infinite gag comiche con insegnanti spiati finanche nei gesti, nell’abbigliamento, nei toni di voce; ma che è un mina vagante per intimidire e screditare. Perché infine si scoraggi un insegnamento-apprendimento che sviluppa teste pensanti. E forse è proprio questo che della scuola disturba l’attuale compagine governativa e il ministro dell’Istruzione Gelmini, che non a caso ha imposto i test Invalsi anche alle superiori. Sequela di quiz tarati su omologazioni al pensiero minimale, e che sinistramente evocano modelli di catechistico apprendimento.

E non può essere solo un caso, se la proposta Garagnani (n°4312), depositata alla Camera il 27 aprile, sia arrivata alla ribalta proprio a ridosso della somministrazione (10-13 maggio) dei quizzoni Invalsi. Contestati e boicottati da docenti, studenti e genitori in tutta Italia. Perché la scuola pubblica statale è una cosa seria, valutazioni comprese. Perché questa scuola statale continua ad essere amata e scelta. Perché grazie alla professionalità dei lavoratori della conoscenza continua ad essere il punto di riferimento resistente della formazione democratica, laica e quindi plurale. Per questo dà fastidio e la si sta anemizzando a vantaggio delle scuole confessionali: in sempre più ignominiosi scambi simoniaci. Facili lavacri di coscienze per chi nomina dio invano ed è fuori luogo (questo il significato letterale di metastasi) nella democrazia. E al confronto dialettico, alla costruzione democratica preferisce folle osannanti, a cui non predica più dal balcone di Piazza Venezia, ma dalla piazza mediatica di cui è azionista di maggioranza.

(* MicroMega 16 maggio 2011)




 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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