TESTAMENTO BIOLOGICO
Appello di Maria Antonietta Farina Coscioni
“Il loro progetto: trasformare il ddl in clava
elettorale” È questione più di ore, che di giorni. La legge sul fine
vita, che sostanzialmente nega la possibilità di esprimersi con un
testamento biologico, già approvata dal Senato, sarà usata dal
centrodestra come una clava in campagna elettorale: nella speranza
di acquisire il sostegno, sempre più flebile, della comunità dei
credenti cattolici e della gerarchia vaticana. I prodromi già si
sono manifestati: il devoto ministro del Lavoro Sacconi auspica «il
più tempestivo esame del Ddl Calabrò»; e con lui la non meno devota
sottosegretaria Roccella e vari esponenti della maggioranza.
Qualche giorno fa la richiesta del centrodestra di calendarizzare
immediatamente per l’Aula la legge sulle dichiarazioni anticipata di
trattamento è stata respinta, ma solo per il ritardo con il quale a
Montecitorio è stata licenziata la legge sulla prescrizione breve,
dopo tre settimane di serrato ostruzionismo dell’opposizione. Entro
il 30 aprile dovrà essere approvato il Documento
economico-finanziario e ai primi di maggio sarà la volta del
testamento biologico.
È evidente che lo vogliono esibire prima del voto; e in ciò si
registra significativa convergenza tra maggioranza di centrodestra e
Udc: il partito di Casini ha già fatto sapere che chiederà
l’inversione dell’ordine del giorno e sarà spalleggiato da PdL e
Lega.
Vogliono arrivare all’approvazione del Ddl Calabrò prima che si
sviluppi nel Paese un dibattito e una riflessione su una legge che
se fosse conosciuta dalla pubblica opinione nei suoi termini e nelle
sue pratiche conseguenze, inevitabilmente provocherebbe una
massiccia reazione di rivolta. Come ha detto Benedetto Della Vedova,
che ha lanciato l’allarme a nome del Fli: «Vogliono fare campagna
elettorale sulla pelle dei malati e delle famiglie».
Il Ddl Calabrò, se sarà approvato, sarà la pietra tombale della
libertà e dell’autodeterminazione del cittadino. Occorre fare di
tutto per rallentare l’iter legislativo e far crescere la resistenza
nel Paese. Per questo chiedo alle compagne e ai compagni del Pd: si
può rinunciare a sostenere, come già si è fatto al Senato,
l’incostituzionalità della legge che ci vogliono imporre? Possiamo
rinunciare a utilizzare tutte le pieghe che il regolamento della
Camera ci consente, come si è fatto per la “prescrizione breve”?
Grazie alle “invenzioni” di Roberto Giachetti e alla tenacia degli
altri parlamentari di opposizione abbiamo guadagnato preziosi spazi
informativi, perfino la televisione di Stato, obtorto collo, è stata
costretta a darne conto, sia pure in modo molto parziale. Io credo
che sia una lotta necessaria, opportuna, urgente.
Maria Antonietta Farina Coscioni (l’Unità 26.04.11)