Precari, posto fisso per sentenza
Il ministro Gelmini condannato dal giudice del lavoro di
Siena ad assumere una docente
Sono 94 mila i supplenti con contratto fino al 30
giugno, oltre 20 mila quelli che lavorano ogni anno fino
al 30 agosto. Per non parlare di bidelli e assistenti:
60 mila solo i precari impegnati a coprire i posti
vacanti nell'organico. È l'esercito degli aspiranti a un
posto fisso nella scuola, quelli che ci lavorano già da
anni e con contratti di lunga durata, quelli che a ogni
inizio anno animano le piazze della protesta.
Un giudice li farebbe assumere tutti in pianta stabile,
e gli farebbe dare dal ministro dell'istruzione pure il
risarcimento dei danni subiti per l'attesa. È il giudice
del lavoro del tribunale di Siena, Diego Cammarosano,
che ha decretato la trasformazione automatica del
contratto di una docente da tempo determinato a tempo
indeterminato. Il motivo? La docente aveva sforato il
tetto dei tre contratti reiterabili presso uno stesso
datore di lavoro. L'insegnante in questione infatti per
ben 6 volte di seguito era stata assunta a inizio anno e
poi licenziata alla fine delle lezioni.
Un comportamento vietato dalla legge nel settore privato
e che nel pubblico impiego è invece consentito, per
fronteggiare situazione emergenziali. Normalmente accade
che i contratti siano reiterati per decenni. Ma il
problema, ha ragionato il magistrato, è che la docente
lavorava con continuità perché il posto era sempre
vuoto, era un vuoto fisiologico e non eccezionale. E
nessun risarcimento avrebbe mai potuto ristorarla del
bene della mancata assunzione così come nessuna sanzione
potrebbe dissuadere il ministero dal reiterare il
comportamento illegittimo. Ecco perché Mariastella
Gelmini, ministro dell'istruzione, è stata condannata ad
assumere l'insegnante e a risarcirla per l'attesa. La
notizia della sentenza ha messo in subbuglio gli uffici
scolastici e sindacali locali. L'interpretazione offerta
dal magistrato chiude quella porta di eccezioni che
finora anche la Corte di giustizia europea aveva
concesso all'Italia. Se confermata in secondo grado, la
decisione aprirebbe nei conti pubblici una voragine
dalle dimensioni ciclopiche, visto che a lavorare ogni
anno con contratti di durata annuale sono 180 mila
persone. È vero che la sentenza ha effetti solo per i
ricorrenti, ma è facilmente pronosticabile che gli altri
interessati si rivolgeranno dal giudice per chiedere
analogo trattamento. Se tutti dovessero entrare,
l'organico della scuola salire da 1,2 milioni a 1,38
milioni. Al momento è una situazione solo teorica. È
prevedibile che il ministero si appellerà in giudizio,
questa volta con il coltello tra i denti per veder
rispettare quel divieto previsto dal collega
dell'economia, Giulio Tremonti con il decreto 134/2009:
«I contratti a tempo determinato stipulati per il
conferimento delle supplenze..., in quanto necessari per
garantire la costante erogazione del servizio scolastico
ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in
rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la
maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima
della immissione in ruolo».
Divieti che secondo il giudice sono facilmente
disapplicabili a vantaggio delle più garantiste
previsioni della direttiva 1990/70 CE e delle varie
pronunce in materia della Corte di giustizia. Con buona
pace delle ragioni di cassa dello stato italiano.
Alessandra Ricciardi (italiaoggi.it)