“Se l'è andata a cercare”.
Questa l'ignobile dichiarazione
fatta da Giulio Andreotti sulla
figura e l'assassinio di Giorgio
Ambrosoli ad opera di killers
inviati da quel Michele Sindona,
che il senatore a vita ben
conosceva e frequentava.
Conobbi, da giovane, Giorgio
Ambrosoli, soci entrambi del
Circolo della Critica di Via
Nerino 8, sede storica dei
liberali di sinistra in una
Milano molto più civile, laica e
libera di quella di oggi, e non
ne ho mai avuto l'impressione di
uno che “se le andasse a
cercare”; piuttosto, quella di
una persona convinta che vi sono
battaglie ed impegni che vanno
condotte perché è giusto,
piuttosto che conveniente,
condurle.
In quanto al
senatore a vita, occorre
osservare che il suo cinismo è
perfettamente conforme ai
“valori” dell'Italia di oggi,
per i quali nella nostra
politica vanno condotte
unicamente le battaglie e gli
impegni dai quali ci si attende
un tornaconto; per nostra
fortuna, il livello di
presuntuosa imbecillità, a
destra così come al centro ed a
sinistra, è tale che spesso si
sbagliano i calcoli.
Ed occorre osservare come queste
parole siano in linea con la
tradizione compromissoria e
trasformista di quella DC di cui
il senatore a vita, precursore
di quella fogna cui è ridotto
oggi il nostro Paese, è stato
uno dei principali artefici, e
che i “centristi” di oggi
vorrebbero veder riemergere
dalle macerie di un bipolarismo
distrutto dal combinato disposto
del berlusconismo e
dell'incapacità del PD ad
affrontare, appunto, le
battaglie giuste anche se non
convenienti.
Gim Cassano (gim.cassano@tiscali.it),
09-09-2010